È partito il 19 novembre da Firenze il tour italiano di Howe Gelb e soci: sono tornati i Giant Sand, pionieri del Desert Folk Rock, in un’umida domenica autunnale, serata difficile per tirar fuori dalle tane le persone. E così, al Viper Theatre eravamo soltanto in una sessantina scarsa di persone, che in un locale molto grande sembrano ancora meno.
La band di Tucson, guidata dal chitarrista e frontman di sempre Howe Gelb, ha alle spalle più di trent’anni di Rock alternativo, rileggendo le radici e le tradizioni della musica americana con un approccio non convenzionale. In attività da quasi 40 anni, i Giant Sand hanno all’attivo oltre 20 album che raccontano la loro evoluzione musicale.
In tour con Gelb troviamo il batterista della formazione originale, Tommy Larkins, Nick Augustine al basso 6 corde, già collaboratore di Rainer Ptacek, chitarrista dei Giant Sand scomparso prematuramente. Ospite è Talula Gelb, la figlia di Gelb.
La situazione è stata molto intima, si diceva, sia a causa della ristretta presenza di pubblico, che dell’atmosfera davvero lo-fi dello show. Poco più di un’ora di musica in tutto, davvero poco, visto che non c’erano opener; questo mi irrita sempre un po’ quando c’è un biglietto da pagare è doveroso che ci sia una certa quantità di musica da ascoltare in cambio, lo trovo irrispettoso da parte degli artisti verso il pubblico suonare il minimo sindacale.
Poche chiacchiere, e questo è sempre un bene, ma soprattutto quando il live è brevissimo, Gelb ringrazia il musicista fiorentino che gli ha prestato l’attrezzatura – great gear, than you Max – e si dice sempre contento quando suona davanti a sole 50 persone. Per il resto non c’è alcuna interazione, neanche visiva, per fortuna qualche sguardo verso di noi e anche qualche sorriso ci arrivano da Larkins e Augustine.
La serata è divisa in due set, tra brani propri e qualche cover. Nella prima parte i tre musicisti sono soli, mentre nella seconda entra in scena Talula, la figlia di Gelb, una all-american-girl, bionda, altissima, dall’aspetto comunissimo, niente pretese di star system, è vestita come si potrebbe andare a un colloquio di lavoro, con anellini e orecchini d’oro, un po’ da ragazza di provincia, via. Timidissima, tiene una mano sul microfono e una dietro la schiena, non guarda mai, ma proprio mai, la platea, spesso ci volge le spalle, e quando non canta si va a nascondere dietro gli amplificatori. La sua voce è molto bella però, molto country, e infatti questo secondo set si addolcisce nelle trame musicali. I suoi sono interventi che si alternano con la voce principale, che resta quella di Gelb.
Il concerto si conclude in men che non si dica, i musicisti lasciano il palco salutando a mala pena, e non ci sarà alcun encore. Nonostante la caratura della band e della proposta musicale, si è rivelata una serata decisamente triste. Peccato.
Dopo Firenze, il tour italiano proseguirà il 23 novembre a Parma (Auditorium del Carmine), il 24 novembre a Bergamo (Druso) e il 25 novembre a Torino (Spazio 211)
Articolo e foto di Francesca Cecconi