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God Is An Astronaut live Brescia

Non un concerto ma un’esperienza, grazie ai pionieri del Post/Space Rock

Agosto, mese di eventi musicali e grandi feste, come quella di Radio Onda d’Urto a Brescia, istituzione giunta ormai alla trentaduesima edizione e che vede serate di socialità libera, di inclusione, bancarelle di libri, prodotti etnici e autoproduzioni, enogastronomia e tutto quel che serve per passare le serate immersi nel divertimento, tutto a sostegno di questa emittente che dal 1985 trasmette senza pubblicità. Ovviamente, grande protagonista del mese è la musica su diversi palchi, ma è sempre il palco principale a dare il benvenuto già all’ingresso, con la sua immensa struttura che strizza l’occhio dall’alto e che mi dà una super carica al solo rivederlo dopo quasi un anno esatto.

Il pomeriggio del 16 agosto arrivo mentre gli headliner stanno eseguendo il soundcheck, già così è un’esperienza mesmerizzante: si sentono chiaramente dal parcheggio note suadenti, mai aggressive, oniriche, ma cosa mi aspetta in questa notte firmata Hellfire lo so bene. Con mia somma gioia l’attesa è rinfrescata da ombra e un vento leggero che rende tutto più digeribile; all’apertura la folla è già discreta, ma destinata ad aumentare in modo esponenziale col passare del tempo. Il grande palco principale è ancora deserto, spento, vuoto, una sorta di grandioso drago sonnecchiante che aspetta solo il suo pubblico e i suoi artisti per risvegliarsi e dare il suo meglio.

Svetlanas


Impaziente come sono, le ore sembrano non passare mai, ma il momento clou di calcare il grande pit arriva, leggermente in ritardo sulla tabella di marcia, con l’ingresso degli unici opener della serata, gli Svetlanas, italianissima formazione punk / hardcore che dal 2009 brucia palchi europei e non coi loro testi e presenza senza filtri, senza peli sulla lingua, quello che c’è da dire ve lo diranno senza ricami e senza indorare la pillola in nessun modo.

Svetlanas

Hardcore impetuoso, rabbioso e rigoroso il loro, le idee chiare e cristalline: non c’è posto per l’omofobia, il razzismo, il fascismo. L’immaginario li rimanda all’Unione Sovietica, per una divertente storia nata da un comunicato stampa scherzoso, in cui gli artisti dichiaravano di essere spie sovietiche ibernate e poi risvegliate. Peccato che ci abbiano creduto in tanti, e in tanti abbiano scritto sui giornali che davvero questi musicisti fossero stati surgelati e poi scongelati come sofficini in padella.

Svetlanas

Irriverenti e ribelli, la cosa sicura è che dalla Russia sono stati banditi a causa della copertina del disco “Naked Horse Rider” del 2015 e testi decisamente troppo espliciti per i sovietici. Qualche guaio di grosso calibro lo vivono anche negli Stati Uniti, del quale una ventata arriva anche nel Bel Paese anche se vissuta in maniera più ironica; questo però pesa moltissimo sulla salute mentale e quotidiana della spumeggiante frontwoman, che riceve quotidianamente minacce di morte fino all’intervento dell’amico C. J. Ramone, ultimo bassista dei Ramones, grazie al quale in poco tempo la situazione torna a essere vivibile.

Svetlanas

A piedi nudi, prepotentemente violenta e dal dito medio facile, la leader Olga canta i diritti umani con testi che nulla lasciano all’immaginazione, interagisce e parla ai suoi fan che nel frattempo danno inizio a un discreto pogo sottopalco, sollevando un gran polverone. Ce n’è per tutti, mighty Svetlanas loves to lose control. Parla, Olga, riferendosi a episodi personali e attuali: Stiamo vivendo un periodo orrendo, io l’avevo studiato a scuola, ne avevo sentito parlare, ma mai l’avevo vissuto prima, intendendo le guerre che imperversano nel mondo.Insofferenti a qualunque ingiustizia e discriminazione, anche da parte delle forze dell’ordine: Now you’ve earned the right to die, vi siete guadagnati il diritto di morire, and you can now spread the love: Svetlanas loves to spread love!

Svetlanas

Palla incandescente di energia senza limiti, Olga cavalca il palco da regina indiscussa, trascinandosi dietro anche il ventilatore, salta, si accuccia, sfodera dita medie a iosa, tutto nel nome della ribellione ai soprusi. Non mancano parole di affetto per i fan, la famiglia, che seminudi si scatenano in transenna: Suonare qua è sempre stato un sogno da quando ero ragazzina, eccoci anche grazie a voi, non siamo nessuno senza voi! Guarda ognuno negli occhi, dritto dritto, perché Tutto quello che voi pensate e sentite arriva a noi, e quello che pensiamo noi arriva a voi, ma non so se questo sia un bene …

Svetlanas

Selvaggia, Olga fa sentire il pubblico come se stesse per accadere loro qualcosa di veramente folle.Gli Svetlanas radono al suolo la notte bresciana con il loro hardcore anarchico fino all’ultimo minuto della loro esibizione, spingendo sempre più sull’acceleratore, che si tratti di convincere i fan a puntare il medio verso il cielo (ancora!) o di enfatizzare “This Song Is About My Fucking Life”: La mia vita è diventata anche un po’ la vostra, siete nella merda, famiglia!

God Is An Astronaut

Alla fine di questa esibizione a dir poco vigorosa, riprendiamo fiato mentre il palco viene preparato per le star della serata, un concerto esattamente opposto a quello a cui abbiamo appena assistito. Questo è il momento di un viaggio siderale con i God Is An Astronaut, trio strumentale post rock / space rock irlandese fondato nel 2002 dai gemelli Kinsella, Torsten alla chitarra e Niels al basso, accompagnati da Lloyd Hanney dietro la batteria.

God Is An Astronaut

I gemelli si occupano personalmente delle verifiche e del settaggio della loro strumentazione, essenziale per certi versi, ma sappiamo tutti che ai piedi di Torsten c’è una pedaliera a dir poco stratosferica, il paese dei balocchi per ogni chitarrista, purtroppo non visibile a causa dell’altezza del palco. I God Is An Astronaut da oltre vent’anni riescono a trascendere tutte le dimensioni conosciute e sconosciute lasciando i fan su un altro piano di realtà, e lo spazio antistante il palco è talmente gremito che non si vede più un pezzetto di terreno.

God Is An Astronaut

Sullo sfondo campeggia la copertina del loro nuovo album “Embers”, in uscita il 6 settembre 2024 per Napalm Records; al momento dell’ingresso degli artisti però, questo muterà in immagini di boschi spogli, silhouette di alberi a volte inquietanti, a volte rilassanti e oniriche, nel quale sembra di essere realmente immersi grazie all’abbondante fumo a simulare nebbie autunnali. Sotto al palco soffia decisa una corrente di aria fredda che giurerei prima non ci fosse, aggiungendo così, per lo meno per quel che mi riguarda, la percezione fisica di essere ovunque tranne che lì: in volo.

God Is An Astronaut

L’illuminazione gioca un ruolo fondamentale nel set complessivo ed è qui che si rivela forse il momento più bello della serata: la danza intessuta tra suono e visione. Per le band strumentali come loro, che non sono conosciute per particolari effetti pirotecnici nei loro live, è molto importante che questo equilibrio venga raggiunto e mantenuto costantemente; ancora una volta, come ogni volta, i God Is An Astronaut sono imbattibili in questo. Penso sia sacrosanto affermare che questi artisti siano davvero maestri di ciò che creano, sia nella loro arte che nello stile di musica che suonano. Dalle ceneri di questo mondo, ne costruiscono uno migliore.

God Is An Astronaut

Il livello di portata e dinamica che riescono a mettere insieme è davvero fenomenale, e trovarsi a più di due decenni di distanza dagli esordi continuando a creare nuove idee con ogni uscita, osando riscrivere in qualche modo la propria storia, è un vero colpo da maestro. Nella set list odierna possiamo ascoltare in anteprima alcuni brani del nuovo album; “Falling Leaves”, ci spiega Torsten, è dedicata al padre recentemente scomparso, raccontando anche la storia dell’accaduto, e lì dove ti aspetteresti un occhio lucido di commozione, o una voce tremula, ti ritrovi solo una rapida occhiata complice col gemello Niels. Ci pensa la musica a parlare, a esprimere stati di dolore, di rabbia, rammarico, un viaggio attraverso la breve fugacità dell’esistenza stessa.

God Is An Astronaut

Torsten esibisce le sue chitarre, uniche per suono e carattere, davanti all’asta del microfono dove esegue vocalizzi eterei, mesmerizzanti, alla luce fioca di alcune lucine da lettura che servono a illuminare il minimo indispensabile manico e dita. Niels, dal canto suo, è costantemente perso nel suo caleidoscopico mondo di suoni, di luci e sensazioni senza pelle, trincerato dietro i lunghi capelli quasi a sottolineare il distacco tra lui e questa dimensione; a differenza della prima volta in cui lo vidi a Torino (il nostro report) torna sporadicamente tra noi mostrandoci il viso, senza interagire in nessun modo col pubblico se non attraverso le note col quale esprime anche la più sottile vibrazione.

God Is An Astronaut

Non dimenticherò mai come, la prima volta, il basso di Niels abbia fatto fisicamente tremare i miei capelli sul braccio e il cuore nel petto. Anche del buon Lloyd dietro le pelli, testa bassa e occhio attento sui piatti, non conosceremo la voce, ma solo la potenza dei suoi bpm raffinati. Grandi applausi ed esclamazioni di soddisfazione quando la band attacca con uno dei suoi più grandi successi, “All Is Violent, All Is Bright”: Una delle migliori canzoni create da un essere umano, il motivo per cui ascolto musica, è la bellissima dichiarazione che raccolgo alle mie spalle. Di certo, questa traccia è una eloquente testimonianza di come la musica per i God Is An Astronaut non sia semplicemente una forma di intrattenimento; la catarsi si presenta in molte forme, ma la musica è forse la migliore forma di catarsi, ed è proprio così che ti fanno sentire questi abili musicisti.

God Is An Astronaut

Ai loro piedi succede di tutto, chi si abbraccia forte, chi si bacia, chi ha lo sguardo perso in chissà quali pensieri, chi tiene chiusi gli occhi e viaggia lontano da tutto il resto, chi li fissa con una lacrima che non si decide a scendere. Non si poga, non ci si spinge, questi artisti vanno ascoltati con cognizione di causa; sono elettricità viva, una sensazione sottopelle, sono il battito del cuore di fronte a un tramonto, sono il suono della pioggia, il bagliore delle stelle invernali. Sono un sentimento, più sentimenti, i God Is An Astronaut, e carezzano il cuore con la forza delle loro note, potenti eppure delicati come un petalo di rosa.

God Is An Astronaut

Non ha assolutamente senso, qui, discutere tracce specifiche, o fare confronti, poiché loro non sono tanto uno spettacolo, quanto un’esperienza. Pionieri nella loro arte, il fatto che due decenni dopo siano ancora più vibranti che mai ne è una vera testimonianza, il lavoro è decisamente fuori dal comune. La diversità è sempre stata, ed è tutt’ora, in cima alle competenze del nostro trio, e passare da un’atmosfera all’altra, una dimensione all’altra, è qualcosa difficile da catturare, vero, ma qui abbiamo i maestri assoluti.

God Is An Astronaut

Vera classe, di prima categoria. Alla fine di questo concerto, o viaggio interiore che dir si voglia, Torsten spende qualche minuto per ringraziare, anche se l’ovazione vera e propria dei fan non mi fa capire neanche una parola, vado a intuito. Impossibile schiodare il pubblico dalla transenna, tutti si aspettano un ritorno, si alzano cori di  Se non fate l’ultima noi non ce ne andiamo, siamo innamorati della leggerezza che ci è stata regalata a piene mani stasera e non ne siamo sazi, non basta mai; loro però sono già lontani.

God Is An Astronaut

God Is An Astronaut, ma per una notte lo siamo stati tutti, in un viaggio per l’Universo e ritorno, in una dimensione che non sarà più la stessa.

Articolo e foto di Simona Isonni

God Is An Astronaut


Set list God Is An Astronaut Brescia 16 agosto 2024

  1. Odyssey
  2. Echoes
  3. Falling Leaves
  4. All Is Violent, All Is Bright
  5. Apparition
  6. Seance Room
  7. Suicide By Star
  8. Frozen Twilight
  9. Oscillation
  10. Burial
  11. Embers
  12. From Dust To Beyond
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