Poi ci pensi, davvero, a quello che accade certe volte. Perché già ti ritieni fortunato quando, anni fa, hai avuto la possibilità di assistere alla prova tour dei Deep Purple a Sabbio Chiese (Bs), nel cortile dell’oratorio. Non è uno scherzo, ma la verità. Poi ricapita una fortuna simile, a metà degli anni 2000, e questa volta c’è una seconda leggenda, e cioè gli Emerson Like and Palmer (quelli veri, al completo) che si esibiscono nella prova tour in una delle piazze (la meno nota fra l’altro) del tuo paese, e cioè Castiglione delle Stiviere (Mn). Con Keith Emerson che, prima dello show, beveva un caffè al bancone del tuo circolo Arci. Ecco. Ci credi davvero, capite, di aver dato il massimo. Di più, o quanto meno eguagliare quanto già accaduto, è dura. Perché gli show dei big, ormai, sono solo in posti noti e in grandi città. Sempre, però, che i big, quelli veri, non quelli costruiti a tavolino, non decidano invece di mettere la musica davanti a tutto il resto. Capita. Raramente, ma capita. Ed è questa la storia che leggerete.
Perché poi la vita ti porta a Castel Goffredo, paese confinante con il tuo, e qui trovi una realtà musicale, l’associazione J. Pastorius, che collabora con la For Freedom Music del chitarrista Mario Chiesa, e all’improvviso ti trovi i grandi nomi della musica pop e rock in casa. Anzi, a poche centinaia di metri da casa. Concerti, clinic, settimane musicali, master ecc… Insomma, un panorama variegato di esperienze musicali da far invidia, vera, alle grandi città. Solo per capirci, da qui sono passati Corrado Rustici (che si portò Zucchero…), Claudio “Il Gallo” Golinelli, Alberto Rocchetti, Stef Burns, Will Hunt, Vince Pastano (la nostra recensione), Mauro Ottolini, Peter Vettese, Pete Rilay, Guthrie Govan, Jon Gomm e, a breve, ci sarà Lari Basilio. Insomma, non male la scuola di musica di paese no? Consiglio di seguirla sui social, le sorprese non mancheranno…
I grandi nomi della musica, insomma, sono passati e passano da un piccolo teatro che si trova, però, in uno dei comuni più ricchi d’Italia, con tante fabbriche, e ha quasi 15 mila abitanti, ma con un teatro da 120 posti circa. Magnifico, quando è pieno, ma limitato se serve ospitare concerti speciali. Come quello di sabato 18 febbraio.
Allora si uniscono le forze, si aggiunge un’altra associazione, Il Musicante di Soiano del Garda (Bs), dove in estate c’è un ottimo Festival Blues e dove lo scorso anno For Freedom Music ha ospitato Paul Gilbert (la nostra recensione), e poi si fanno interagire gli amici dell’Associazione Musicale e l’amministrazione comunale del paese accanto, che risponde al nome di Medole (Mn). Molto più piccolo di Castel Goffredo, anche per numero d’abitanti, ma con un teatro comunale che può ospitare oltre 300 persone. Leggenda vuole che qui, nel passato, suonarono i Procol Harum. In tempi più recenti invece, certificato dal video su YouTube, in questo teatro la Pausini vi ha girato alcune scene del clip “Se non te” del 2013. Poca roba, pochi secondi, ma la Laura nazionale è ben nota, e seguita, fuori dai nostri confini. Medole, dunque, ha fatto notizia, con il suo teatro, nella musica che conta.
E così ci si sposta, per riprendere il filo del discorso, nel comune accanto per sfruttare al meglio le possibilità di questo teatro comunale, ma non si cambia la formula vincente che fa delle esperienze, curate da Mario Chiesa, degli unicum: i giovani delle scuole di musica, infatti, hanno modo di interagire con i grandi professionisti delle sette note. Di solito, o aprono gli show, o suonano sul palco con gli stessi ospiti che, poi, eseguono il loro concerto con la loro scaletta. Insomma, un bel mix, e una bella esperienza, per tutti. Giovani. Musicisti. Pubblico.
Ad aprire la serata di sabato 18 febbraio è stato Laurelight, artista e cantante originario di Castel Goffredo, che vive e lavora fra l’Italia e Londra (vi consiglio il suo ultimo singolo “Peaceful”, merita davvero la nostra attenzione), poi, a seguire, come si diceva, ragazzi e ragazze delle due scuole e, infine, gli ospiti d’onore, e cioè – non l’ho ancora detto, incredibile ma vero – gli “Heroes and Monsters”.
Si tratta della classica super-band, visti i nomi che ne fanno parte. Se fossimo nel mondo dei comics, si parlerebbe del classico super-crossover. Sul palco c’erano tre grandi celebri musicisti quali Todd Kerns (bassista di Slash), Stef Burns (chitarrista, da anni, di Vasco) e Will Hunt (batterista degli Evanecence) per l’unica tappa mantovana del loro “Italian Invasion Tour”. E se si considera che, in questo giro, nel Nord Italia hanno suonato tre volte su un totale di dieci date complessive, vale la pena parlare di evento nell’evento. Ed è per quello, infatti, che il pubblico è delle grandi occasioni, con persone che sono arrivate da ogni dove qui, ai piedi delle Colline Moreniche, in una notte umida, con nebbia e tanto freddo. Dentro, però, di freddo ce ne sarà poco.
Fin dall’inizio il concerto si scalda e parte, molto puntuale, alle 21.30. L’omaggio, infatti, che segna la direzione, e dà il via della serata, è agli AC/DC di Bon Scott, con l’ascolto integrale della versione originale di “Highway to Hell”. E già il pubblico, credetemi, fa la differenza, perché gli amanti del Rock, in teatro, ci stanno, e sono pure composti, ma soffrono. Si agitano. Si spostano e cercano qualsiasi occasione per alzarsi. Così ci si muove, si lanciano in aria le mani, con tanto di corna alla Angus, e si attende il via del concerto vero e proprio.
La scaletta ripropone, quasi nello stesso ordine, tutto l’album uscito da poco, e che porta come titolo il nome della band. Dieci brani duri, rock, ma con sfumature metal (senza eccedere), con punte di Hard Rock tosto e ben fatto (con pure qualche richiamo ai Led Zeppelin). Un suono così, insomma, da queste parti non passa con facilità. Non lo si sente spesso, se non nei concerti underground di giovani ancora arrabbiati con il mondo. Anzi, di fatto è quasi una novità anche per gli stessi organizzatori che, nel recente passato, hanno avuto Hunt, solista, con una band, e poi con un omaggio epico (davvero, non è una iperbole) ai Nirvana; Burns, sia da solo che con varie band, mentre Todd Kerns, cantante e bassista di Slash, è la prima volta che arriva qui, in queste terre. Allo stesso tempo un pubblico così ricco, attento e ben informato su fatti, non si vede spesso qui nel mantovano.
La serata, dunque, si apre come inizia anche il cd, e cioè con “Locked and Loaded”, pezzo che richiama per certi versi le strutture dell’Hard Rock dei Led Zeppelin, ma che nella sostanza è pura energia con tutto quello che serve: Burns che viaggia ai mille all’ora sulla tastiera, Hunt che si diletta in uno dei suoi tanti drumming (e per fortuna che aveva solo una grancassa), mentre Kerns sfodera una voce hard/heavy davvero bella, e trita bene il suo basso (ma sarà dei tre quello che, da questo punto di vista, risulterà più moderato). Tutto funziona alla meraviglia, insomma, e i tre sono anche ben consapevoli (e questo, sinceramente, li nobilita parecchio) che oltre al loro pubblico, in sala ci sono i ragazzi e le ragazze che stanno studiando per diventare musicisti, magari professionisti. Ed è giusto far vedere il meglio, sia di come si sta sul palco, sia di come si suona, e si conquista la platea.
Hunt e Burns, come tutti sanno, sono ben noti anche al grande pubblico perché girano nella band di Vasco. Anzi, Burns è da metà degli anni ’90 la prima chitarra di Vasco. Hunt ha messo la sua batteria in due tour. La testimonianza è il cofanetto “Live tutto in una notte” del 2016. Che meraviglia di suono ha avuto quel tour, merito anche di Hunt (nel cd non è finita, però, “Gli Spari Sopra” che apriva i concerti del 2015, con la sua intro di batteria, ma potete cercarla su YouTube, c’è il video ufficiale). Todd Kerns suona al fianco di Slash. Si, con il divino ricciolo dei Guns. Qui, però, è anima diafana e (poco) dannata della serata, con voce graffiata (sembra, per tornare all’inizio, il primo Brian Jonson). Terrà bene la scena da vedo leader, senza mai impomatarsi troppo. Bravo, davvero.
Il secondo brano in scaletta, “Let’s Ride It”, ricorda qualcosa … se non finissi, forse, impalato dai più, oserei direi i Queen, quelli di “Now I’m Here”, quanto meno per la struttura del giro di chitarra. Poi, pur se Kernes alza il tono, il mood resta come da Rock duro. La cosa belle fra le belle? Nessuna concessione al Pop, nessuno. Bravi, così si fa. Anche quando tocca a “Don’t Tell Me I’m Wrong”, un brano che è una ballata non troppo morbida. Kernes chiama i cellulari con le luci, e c’è pure chi, figlio di un’epoca che non esiste più, accende invece lo zippo. Comunque, neppure qua, in questo passaggio soft – rispetto al resto dello show – ci sono cedimenti ad altri generi che non siano compresi nella gamma fra Rock-Hard-Heavy.
I tre macinano musica, senza sosta. Spesso il teatro sembra non contenere tutta la batteria di Hunt. Non che i suoni non fossero buoni, anzi. È che la struttura non è abituata ai giri e ai drumming del batterista degli Evanescence. Quindi, se i giri di Stef, comunque sempre morbidi (ormai è davvero uno stile che si riconosce subito) anche se i suoni, qui, sono molto più duri di quelli ai quali siamo abituati, sono e restano tutto sommato riconoscibili, soprattutto per l’armoniosa pulizia formale della quale è capace il chitarrista statunitense. La voce di Kerns invece non smette tutta sera di graffiare. Mentre la batteria di Hunt, si diceva, colpisce duro. E in “Set Me Free”, il drumming non è solo sinonimo di potenza, ma anche naturale velocità d’esecuzione. Hunt, insomma, è un serio professionista, come d’altronde gli altri due sul palco, e sa bene come muoversi e come far battere sul petto dei fan le sue pelli e i suoi colpi.
Le cover, poi, sono un concerto nel concerto. E se la serata si apre, pur se non suonata dalla band, con gli AC/DC, lo show si chiude con tre cover che vedono in fila, per dire, Alice Cooper, Guns ’n Roses e, per il gran finale, Mötley Crüe con “Kick start my heart”. Nel mezzo c’è spazio per una bellissima esecuzione di “Paranoid” dei Black Sabbath… Anche se, ad essere onesti, è il brano che la band esegue addolcendo un poco la miscela esplosiva che è proprio di questo brano. Insomma, qui serviva tirarci dentro di brutto. Non tanto con la voce e con la batteria, quanto con la chitarra che, invece, resta a velocità costante. Marchio di fabbrica Burns che, forse, non ha nelle corde quella durezza. Non so, non sfonda come dovrebbe, pur se l’esecuzione è rispettosa del mito. Poco male, ci si sta lamentando comunque del brodo molto grasso, altro detto delle zone.
Ottimo, invece, il primo dittico, e cioè “You Got Another Comin” dei Judas Priest, eseguita in modo magistrale, ed “Everybody wants some” dei Van Hallen. Anche qui esecuzione da manuale con Burns che dimostra tutta la sua tecnica e poesia delle sei corde. Qui, prima di partire, c’è spazio per qualche battuta. La gag è la stessa per tutta la sera. Kerns dichiara di non conoscere l’italiano e Burns prova, quando vuole, a tradurre. Ma non servono parole, davvero. Tutta la serata vedrà i tre suonare, suonare, suonare. E si viaggia, come dicono in Emilia, senza tanti fronzoli, e ad altissima velocità. L’idea, complessiva, è che i tre si divertano. Parecchio. Allo stesso tempo sappiano divertire senza strafare, senza incitare e senza trascendere.
Il problema che, a questa velocità, lo show se ne vola via veloce. Troppo veloce. E i bis sanciscono la fine di uno live davvero ben costruito e ben calibrato nel celebrare, ed esaltare, il talento dei tre.
Articolo di Luca Cremonesi, foto di Simona Isonni
Set list Heroes and Monsters Medole 18 febbraio 2023
- Locked And Loaded
- Let’s Ride It
- Break Me (I’m Yours)
- Angels Never Sleep
- I Knew You Were Devil
- Blame
- You Got Another Comin
- Everybody Wants Some
- Set Me Free
- And You’ll Remain
- Don’t Tell me I’m Wrong
- Rock And Roll All Night
- Paranoid
- Raw Power
- School’s Out – Alice
- It’s So Easy – Guns
- Kick Start My Heart