Ha fatto tappa a Castel Goffredo (MN) il tour italiano di Ida Nielsen & The Funkbots, nell’ambito della rassegna “Sunday November Music”, manifestazione voluta e promossa dall’Associazione J. Pastorius e da For Freedom Music by Mario Chiesa. Il 17 novembre alle 17.30 Nielsen ha salutato l’Italia dal teatro San Luigi, con un concerto nel quale ha sfoderato tutto il suo talento, senza sconti e senza riduzioni. Un concerto vero, fisico, perché il basso di Ida Nielsen ha fatto breccia nel corpo di molti seduti ad ascoltarla, e che ha onorato un progetto musicale che sta mettendo in contatto giovani talenti con i grandi professionisti della musica nazionale e internazionale. Ida Nielsen, dunque, ha suonato per un pubblico di appassionati, ma anche e soprattutto per i giovani, musicisti e musiciste, che animano il progetto della Pastorius.
Un’ora e mezza di musica tirata, con un qualità sonora eccelsa per una location piccola come quella del San Luigi. Non solo, il trio ha sfoderato un suono meno ritoccato e ricercato, e dunque più genuino e grezzo, capace di arrivare in modo più diretto allo spettatore.
In scaletta una selezione di canzoni che ha visto anche brani dall’ultimo album, e cioè “More Sauce, Please!”, lavoro del 2023 a trazione funky e rap (dimensione che però a Castel Goffredo non ha trovato spazio), con brani carichi di energia e groove. Con lei sul palco i suoi The Funkbots, Patrick Dorcean alla batteria e Oliver Engqvist alla chitarra. Un trio rodato, che in Italia, nel mese di novembre, ha strappato applausi in tutti i contesti nei quali ha suonato, dal raffinato festival Jazz di Milano ai club fino ai piccoli teatri, come quello di Castel Goffredo.
Ida Nielsen, in questa esibizione genuina e sincera, non ha fatto mancare niente e nulla al pubblico che ha assistito a questo spettacolo, segno di una grande professionalità e, allo stesso tempo, di un’umiltà che solo i grandi artisti sanno mettere in campo. La bassista, infatti, ha lavorato con Prince, e dal 2016, con il suo terzo album, si è costruita una sua carriera che ne fa uno dei punti di riferimento della musica funky attuale. Con questo passato alle spalle facile aspettarsi atteggiamenti da diva che, invece, a Castel Goffredo sono stati messi da parte per incontrare un pubblico che ha saputo apprezzare musica, canzoni, assoli di basso, dialoghi e fraseggi con i vari componenti della band.
Basso e batteria, infatti, hanno regalato grandi emozioni, con commistioni che hanno saputo coinvolgere anche i più silenziosi in sala. “Ninja” e “More People Live You” sono stati alcuni degli esempi di questo dialogo musicale fra le parti, il tutto rafforzato da una perfetta sintonia fra i tre elementi del gruppo, qua e là sporcata da un suono non raffinato. Ida Nielsen ha saputo valorizzare al massimo la sua band, nessun elemento dei tre emergeva come predominante, e anche il suo basso non è mai apparso alla ricerca di gloria e di piedistalli. Tutti e tre gli strumenti hanno lavorato in assoluta armonia. Uno spettacolo che stato un pieno di energia vitale, dove il messaggio iniziale di Ida Nielsen è stato rispettato alla lettera: sono contenta di essere qua, e vi regalerò un pomeriggio funky. Così è stato, e il pubblico di provincia, non sempre abituato a questa proposta musicale, se non nelle sale da ballo di un tempo, ha saputo far suo il ritmo proposto ed elaborato dalla bassista.
Il concerto ha spaziato pescando sia dall’ultimo lavoro che da alcuni degli album del passato. Quello che emerso è che questa musica e questi suoni, figli di un basso pizzicato tanto quanto accarezzato dalla Nostra, ha saputo generare un coinvolgimento completo di anima e corpo. E proprio quest’ultimo è stato quello più soddisfatto, e ha tratto maggior beneficio da una proposta musicale fisica e carnale allo stesso tempo. Nel finale “Go Play with Urself” e “1999”, brani con i quali ha ricordato la collaborazione con Price, hanno regalato degli assoli di basso fra i più intesi della serata. Anche l’esecuzione di “Scream” non ha mancato di coinvolgere il pubblico, nonostante sia un brano che ha proiettato tutti e tutte in un mondo sonoro decisamente diverso da quanto si era sentito fino a quel momento. Nielsen, infatti, si è spostata alla tastiera per dar vita a una ballad che non è stato nulla di simile a quanto si era ascoltato fino a quel momento.
Nessuna concessione poi, in questa data, al Rap e al Free Style, come invece è stato in altre occasioni. Qui a Castel Goffredo il mood è stato classico, e generato tutto dall’energia del basso di Nielsen e da quel suono ben calibrato, ma in parte grezzo e genuino che solo una location così contenuta poteva generare. Il tempo è corso via veloce, e il gioiello che Nielsen ha creato davanti ai nostri occhi e alle nostre orecchie, si è esaurito in circa 90 minuti, tuti suonati e senza nessuna pausa. Chi ha avuto la fortuna di esserci, insomma, ha assistito a un piccolo miracolo di provincia, che ha dimostrato come certe realtà vadano seguite, e prese seriamente in considerazione.
Le grandi platee regalano grandi emozioni, ma le piccole situazioni non sono da meno, e non vanno snobbate, perché in questi contesti anche i veri professionisti sanno regalare serate che resteranno, per sempre, nell’immaginario di molte persone.
Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana