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Incognito Live Firenze

Un sound impeccabile e compatto, fluido e tremendamente coinvolgente

Sul palco dell’Anfiteatro “Ernesto De Pascale” di Firenze il 19 luglio gli Incognito, band funk acid Jazz che più che un gruppo musicale sono un vero e proprio progetto vivente, grazie a Jean-Paul ‘Bluey’ Maunick, ideatore e motore di una delle esperienze musicali più importanti della musica inglese degli ultimi quaranta anni. Una band cangiante e mutevole di professionisti di altissimo livello, che ruotando intorno alle idee di Bluey oltre che sperimentare possibilità espressive inedite e che fondono elementi sonori di varia provenienza, è spesso protagonista di raccolte di fondi per progetti umanitari.

Incognito, formatasi nel 1976, ha fatto del mutamento l’essenza stessa della propria espressione musicale, utilizzando la personalità di Bluey Maunick, che ha collaborato con i più grandi artisti mondiali dei generi più disparati (George Benson, Stevie Wonder, Chaka Khan, Philip Bailey, Jocelyn Brown, George Duke, Al Jarreau, Marcus Miller, Paul Weller, Maxi Priest, e molti altri ancora), come motore e volano per un sound inconfondibile che si è consolidato in oltre trenta anni.

Ben quindici gli album prodotti su questo percorso temporale; basterà ricordare gli ultimi “Tomorrow’s New Dream” (2019), tipicamente Acid Jazz, e “In Search of Better Days” (2016) ma anche “Transatlantic R.P.M.” (2010) arricchito grazie alle performance di altri artisti come Chaka Khan e Mario Biondi.

Il live di Firenze ha fornito al pubblico sonorità compatte, ma fluide, a partire dal pezzo di ingresso, dove i dodici componenti della band, due dei quali italiani, hanno espresso da subito un sound impeccabile, preciso, ma non per questo meno coinvolgente.

Molti i pezzi famosi suonati, “Still a friend of mine”, “Labour of Love”, “Parisienne Girl”, “I see the sun”, mentre le luci accompagnavano in modo ben congegnato i pezzi stessi, utilizzando ritmicamente colori complementari, generando quindi nel pubblico vibrazioni visive oltre che musicali, così forti che sul finire dello spettacolo l’entusiasmo è divenuto talmente grande da far sì che molte persone si mettessero a ballare.

In “Colibrì” si è assistito a un’esplosione virtuosistica di altissimo livello; ogni musicista ha avuto il proprio spazio solista, con un vero e proprio duetto fra percussioni e batteria, dove il sapiente uso delle timbales da parte di João Caetano, con le loro sonorità metalliche, ha innescato un fitto dialogo musicale con la batteria magistralmente suonata da Francesco Mendolia, evocando i suoni dei Santana in “Toussaint L’Ouverture”.

Magistrali le esecuzioni del trombone suonato da Alistair White, talmente precise in alcuni assoli da non far credere che si trattasse di un trombone a coulisse, ma a pistoni, in alcuni pezzi suonato in una modalità volutamente “strappata” e grintosa.

Verso la fine l’esecuzione di “Shine”, con il ritmico ripetersi della frase “Shine, baby, shine” e le luci con colorazione gialla puntate direttamente sul pubblico ha stimolato ancor più le persone a ballare, scendendo dalle gradinate per invadere l’arena in un coinvolgimento pressoché totale.

Articolo di Sergio Bedessi, foto di Francesca Cecconi

Line up Incognito: Jean-Paul ‘Bluey’ Maunick, chitarra, voce / Natalie Duncan voce / Vanessa Haynes voce / Tony Momrelle  voce / Chicco Allotta keyboards / Francis Hylton basso / Francesco Mendolia batteria / João Caetano percussioni / Charlie Allen chitarra / Sid Gauld tromba / Alistair White trombone / Paul Booth sassofono, flauto

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