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Infected Rain live Genova

Nel bill in apertura ai Carcass: Infected Rain, Sadist, Fulci, Node, Necroart, Slug Gore

Estate: quanti di voi sono in partenza, o già partiti, con destinazione qualche località marinara? Anche io mi metto su un affollatissimo treno, in anticipo di un giorno, per un evento targato Hellfire che si terrà all’Arena del Mare, nel Porto Antico di Genova il 6 luglio. La differenza tra me e gli altri vacanzieri? Nei loro bagagli trovate costumi da bagno, creme solari, abitini freschi per passeggiare la sera sul lungomare; nel mio trolley, invece, la solita e fida artiglieria da guerra di obiettivi e macchine fotografiche.

La sera stessa dopo il mio arrivo mi reco all’Arena del Mare per il mio solito giro di ricognizione: l’area è chiusa, ma la struttura del  palco spunta da sopra i cancelli e, ancora silenzioso e spento, sembra strizzarmi l’occhio in una promessa di una notte da ricordare. Saranno ben sette le band che si alterneranno sullo stage, una maratona in crescendo di adrenalina, energia, scream, growl, melodia, divertimento e tanta bellissima vita, tra le quali poi gli headliner porteranno nella storica città la loro altrettanto lunga storia di pionieri e fondatori di un genere tutt’ora seguitissimo e amato da fan di ogni generazione.

Arrivato il grande giorno, mi incammino col solito anticipo all’ingresso, che poi non era chiarissimo da trovare, dato che insieme ad altri fan ci troviamo nel luogo sbagliato e veniamo indirizzati dalla parte giusta; comprendo che questa sia la prima edizione e quindi molte cose vadano ancora aggiustate, ma sull’organizzazione degli ingressi, specialmente per chi è sul luogo per lavoro, c’è tanto da rivedere.

Slug Gore
Slug Gore

I fan già presenti vengono fatti spostare da una parte all’altra della strada più volte, tanto che qualcuno imita il muggito di una mucca, a perfetta rappresentazione di come ci si sente in quel momento. Tu prova a fare così a un concerto di Vasco Rossi, e si ritroverebbero con le transenne sfondate: questo il commento di alcuni presenti, mentre siamo ancora fermi in attesa di entrare e la prima band inizia ahimè a suonare: questo, e altri rallentamenti burocratici, mi fanno perdere la quasi totalità del concerto degli Slug Gore, arrivando in tempo ad ascoltare una manciata di minuti di chiusura e riuscendo a scattare loro un paio di foto al volo.

Slug Gore
Slug Gore

Peccato; avevo incontrato per la prima volta questa energica e giovane death / grind band  lo scorso anno (il nostro report a Cremona e a Firenze) e ne ero rimasta colpita per l’originalità e per la capacità di uscire dagli schemi, oltre per la vivace furia del loro live. Nati nel 2022 nel ravennate, hanno già collezionato vari concerti anche da headliner e il loro debut album ” They Slime! They Ooze! They Kill!” è uscito il 19 aprile 2024 per Time To Kill Records. Spero di essere più fortunata la prossima volta e di riuscire a celebrare la loro crescita professionale.

Necroart
Necroart

I ragazzi passano velocemente il testimone alla band successiva ovvero i Necroart, formazione melodic death metal di Cava Manara, nel Pavese. Attivi dal 1999 e con 5 full lenght nel curriculum, oltre a vari demo e singoli, spiccano tra i veterani della scena metal underground italiana.

Necroart

Questa band, che ha aperto a colossi quali Rotting Christ e Entombed, è sempre alla costante ricerca di un sound che porti il loro segno caratteristico tra Death, Doom e Black, e la loro set list è un percorso nella loro discografia, per la gioia dei fan riconoscibili dalla t-shirt e dalla vivacità in transenna. Atmosfere oscure e angoscianti, dai ritmi lenti, vocalità tra il sofferto e il disperato, melodie incentrate più sull’intensità e sul ragionamento che sulla velocità, sono alcune tra la caratteristiche tipiche di questo gruppo il cui stile sfugge a ogni etichetta.

Necroart

“Son Of Worms”, traccia del loro ultimo album  “The Highest Law”, è caratterizzata da un feroce e possente lavoro di batteria di Marco Blinda (ex Mortuary Drape) e dalla voce altrettanto rabbiosa del frontman Massimo Finotello che come uno sciamano si affida ai poteri dei teschi al collo e sull’asta del microfono, come in un rituale pagano, per poi passare a tastiere lugubri, a tratti epiche. Ci sono sonorità che scorrono più sotto pelle e portano ad ambientazioni goth, e che sono solo un tassello del puzzle nel suono altrimenti molto oscuro, e grezzo, del nostro quintetto.

Node

Al traguardo dei trent’anni di attività è invece il gruppo seguente, i Node, formazione thrash / death metal nata a Milano nel 1994, che ha visto innumerevoli cambi di line – up  e che celebra questo giro di boa con l’uscita del loro settimo album in studio, “Canto VII”, ispirato al settimo canto dell’Inferno della Divina Commedia e pubblicato il 19 aprile 2024 per Buil2kill Records/Audioglobe e dal quale ci vengono presentati vari brani in scaletta.

Node

Settimo album, settimo canto, sette le virtù e i vizi capitali, le note, le meraviglie del mondo, i colori dell’arcobaleno,  i sigilli dell’Apocalisse, e potrei andare avanti per molto: un numero eletto che porta energia, magia, e il Porto Antico diventa parte dei paesaggi spettrali  e infernali di questo storico cantico del Sommo Poeta e cantati dai Node.

Node

Gary D’Eramo, mastermind del gruppo, unico membro originale rimasto, è esplosivo e malefico dietro il suo basso, mentre il vocalist Dave Arri letteralmente rigurgita un’ira spaventosa, una natura malvagia e sanguinaria dei testi, densi di dolore furibondo causato dalla regressione generale, sia sociale che emotiva, che si vive nella nostra epoca.

Node

Opening track è “The Sacred Theater Of Nothingness”, incredibilmente dinamico nel suonato e nel cantato e tratto appunto dal loro ultimo lavoro; come nell’omonimo video, la band si presenta in abiti talari per celebrare il Sacro Teatro Del Nulla tra note ipnotiche di chitarra, giri di batteria tali da smuovere le acque del porto e la voce distorta di Dave. Ogni testo porta metafore e messaggi precisi e ricercati, i fan scapocciano sotto il sole genovese e si accalcano poi in transenna a stringere mani, elemosinare set list, plettri, bacchette, qualunque cosa e fanno i salti mortali per la compagnia del vocalist che, in un bagno di sudore, esclama Adesso posso bermi una birra! Anche due!

Fulci

La temperatura inizia a salire di molto e non solo a causa dell’estate. Amanti del cinema horror, è il vostro turno! Arrivano i Fulci a prendere possesso del palco, e ci porteranno a vivere in un film dell’orrore attraverso le loro musiche.

Fulci

I Fulci nascono a Caserta nel 2013, prendono il loro nome dalla grande passione per il regista horror Lucio Fulci  e lo omaggiano con gran parte delle loro canzoni; il loro Brutal Death Metal è conosciuto non solo nel Bel Paese, ma anche oltreoceano, avendo all’attivo ben tre tour da headliner negli Stati Uniti, mentre nel 2024 sempre negli USA condivideranno lo stage nientemeno che con i Suffocation, Morbid Angel, Mortiferum per dirne alcuni. Qui non si scherza mica, e lo capisci appena salgono sul palco a verificare strumenti e disposizioni.

Fulci

Questa band non si limita a copiare l’atmosfera compositiva dai film di Fulci, ma la prendono e incidono la propria firma nella carne viva con riverenza e gioia contorta. Si sa che le colonne sonore possono esaltare o distruggere un film, ma cosa succede se ci sono solo i suoni, strazianti e inquietanti, della colonna sonora e nessuna grafica, nessuna immagine? Gli ascoltatori vengono catapultati in un viaggio psicologico che farebbe sorridere Pinhead. Incarnando l’adorazione per questo genere di film, scavando in un pantano gorgogliante di cadaveri, sangue e viscere sparse, ci si rende conto che ascoltare i Fulci è un’esperienza tanto viscerale quanto guardare l’originale “Texas Chainsaw Massacre”. Ti aspetteresti di vedere zombie sanguinanti uscire dalle acque del porto e arrampicarsi sul palco o inseguirti per prenderti a morsi.

Fulci

Le loro tracce rispecchiano la natura grafica della realtà nella vita e nella morte, il riverbero surreale dell’aldilà, e la natura grottesca della decomposizione, il tutto accompagnato da video tratti da film di Fulci che abbassano di botto la temperatura dell’assolato pomeriggio. Insomma, se siete debolucci di stomaco vi consiglio di guardare i cartoni animati.

Fulci

Fiore Stravino, vocalist perfetto, modula la propria voce come uno strumento fatto e finito, creando particolari dinamiche che si fondono con la ritmica dei pezzi, andando avanti asfaltando qualunque cosa si metta sulla sua strada, abbinato al riff contagioso di Dome alla chitarra. Semplicemente fantastico quando alterna momenti di normalità ad attimi di possessione demoniaca, cantando e growlando mostrandoci il bianco degli occhi. Possiamo trovare qualche allacciamento ai primi Cannibal Corpse, Obituary, ma anche alle soundtrack dei film horror anni 80, percepisco un John Carpenter, anche i Goblin.

Fulci

Il tecnicismo è minimizzato, ma comunque impressionante; il synthwork è in gran parte decorativo, presentando un tocco di atmosfera gotica che funge da riscaldamento per l’imminente brutalità di suoni e testi. Il pubblico nel frattempo aumenta e si accalca alla transenna, verrebbe quasi da dire per guardare questo film horror in musica che i Fulci portano a Genova, mentre nel porto passano enormi navi dalle quali si affacciano passeggeri attirati dai suoni. Da amante dell’horror quale sono anch’io, sia in film che su libro (ma più da King), con la musica dei Fulci mi ritrovo catapultata in capitoli di libri letti tempo addietro, capitoli che parlano di terre sacre, cadaveri che resuscitano e camminano, antichi rituali tribali e non so se essere stupita o inquieta; sicuramente i Fulci sono maestri nel prendere le tue sensazioni e gettarle nell’abisso del terrore.

Sadist

Gioca in casa, invece, l’ultima band italiana di questo evento, ovvero i Sadist, che vedono radunati sottopalco tutti i metallari di Genova o quasi: come mi diceva un fan residente a pochi minuti dal Porto Antico, non succede praticamente mai un evento così puramente metal a Genova e nei dintorni, a meno che si sia disposti a spostarsi di svariati chilometri verso il confinante Piemonte.

Sadist

Amici e fan di vecchia data accolgono questo gruppo progressive death metal nato proprio a Genova nel 1991 come in un ritorno a casa, in ogni senso, con infinite esclamazioni di affetto ricambiate dagli artisti. Più di trent’anni di esperienza, in cui hanno calcato i palchi dei festival più rinomati come il Wacken, Gods of Metal, Hellfest e altri, aperto nientemeno che a colossi come Pantera, Iron Maiden, Megadeth, Slayer e molti altri ancora; nove album di grande successo all’attivo, mentre il decimo è in fase di lavorazione e vedrà la luce nell’autunno 2024.

Sadist

La scaletta è un vero e proprio viaggio nel tempo, accentuato dalla presenza sul palco del batterista originale Oinos Gato che ci riporta indietro di trent’anni. Sempre acclamati a gran voce brani storici come “Accabadora” del 2022, di ispirazione thrash e inserti dal gusto orientale; “Tribe”, del 1996, tratto dall’omonimo album ormai quasi impossibile da trovare, fa saltare in un’esplosione di vita tutto il pubblico presente, un brano nato per far saltare anche i pesci nel mare, e dedicata chiaramente a quella che il vocalist Trevor chiama la sua tribù del metallo; i suoi fan, i suoi amici sono la sua vita a cui non manca mai di ricordare quanto affetto provi per loro.

I fan, manco a dirlo, ricambiano il sentimento e lo esternano pogando, urlando, saltandosi addosso. Tra l’altro, vedere eseguire certi brani che hanno fatto la storia mentre passa una nave da crociera grande quanto una città non ha prezzo. Se ne accorge Trevor, osserva i passeggeri incuriositi e poi li percula: Facciamogli sentire chi siamo, noi siamo il Metal, perché questo è sano e puro, non come certe cazzate! Fanculo!

Sadist

Ed ecco di nuovo le mani al cielo, i salti al ritmo di un viaggio sonoro fuori dal tempo, in una sapiente sovrapposizione di armonie e dinamiche di un Prog Death raffinato e perfetto. Siamo dei vecchietti, ma andremo avanti fino alla fine dei nostri giorni, sorride Trevor sornione al microfono, mentre osserva la sua tribù sudare anche l’acqua del battesimo mentre si scatena, urla e festeggia i loro beniamini che per una sera suonano nella loro città d’origine, mentre una leggera brezza porta il profumo di salsedine tutto intorno e finalmente inizia a calare un po’ di buio attorno al palco.

Sadist

Inutile dire come gli artisti vengano presi d’assalto appena scesi dal palco, c’è chi si aggrappa addosso, chi tira i vestiti, i più lontani urlano per reclamare d’attenzione.

Infected Rain

Nel frattempo, il palco viene preparato per la band successiva, e dai colleghi di pit che già conoscono chi sta per arrivare mi arrivano calorosi auguri: Buon divertimento, questi non stanno fermi neanche mezzo secondo. Arrivano dalla Moldavia gli Infected Rain, band metalcore / melodic death metal / nu metal in pista dal 2008 e famosa per la presenza scenica della frontwoman Lena Scissorhands, compositrice dei testi e dalla voce estremamente potente e penetrante.

Infected Rain

Svariati singoli, un album live e sei in studio, l’ultimo dei quali “Time” è uscito per Napalm Records il 9 febbraio 2024 e del quale troviamo quasi tutte le tracce nella ricca scaletta di stasera. Mentre le luci si spengono, lasciando il palco in una soffusa atmosfera cremisi, dal pubblico si leva un ruggito di attesa e di eccitazione.

Infected Rain

Una alla volta, le sagome degli artisti si materializzano sulle note di “A Second Or A Thousand Years” tratta appunto da “Time”, mentre  Lena si unisce per ultima al resto della band ringhiando subito le prime note di “The Realm Of Chaos”, brano del 2022, collezionando espressioni di sorpresa tra il pubblico, persone che chiaramente non hanno familiarità con la sua presenza forte, creatura mitologica a metà tra una dea e Medusa, e il suo variegato range vocale, che spazia da scream gutturali al soprano operistico in un batter d’occhio, passando da tutti i punti intermedi con la semplicità di chi lo fa giusto per non annoiarsi.

Infected Rain

In the reality obscure / Are we the fishermen? / Are we the lure?  Fin dalle primissime note, gli Infected Rain non lesinano sull’energia che sanno sprigionare e la riversano tutta nella performance. La musica è brutale, Metal schietto arricchito dalla giusta quantità di basi, mentre Lena invoglia e incoraggia il pubblico a rimbalzare e a far parte dello spettacolo; la sua interazione con i fan e il suo italiano sono ottimi. A un suo comando, tutti si accucciano a terra per poi scattare in alto come giocattoli a molla. Fotografare questa band è stato, per me, uno dei punti salienti dell’intero festiva.

Infected Rain

Ogni immagine racchiude, e probabilmente non rende nemmeno giustizia, all’energia viscerale e la profondità emotiva degli artisti, rendendo l’esperienza indimenticabile sia a livello fotografico che personale. Tutti noi cercavamo lo scatto perfetto di Lena mentre rotea la sua imponente chioma di dreadlocks e mentre si flette fin quasi a toccare con la fronte la pedana dalla quale non fa che saltare su e giù (e il chitarrista Vadim Ojog non è da meno, ci si domanda come riesca a non prendersi a frustate da solo con i suoi stessi capelli). Sicuramente hanno muscoli sternocleidomastoidei a prova di bomba, a differenza mia che metto a dura prova i polpacci, cercando di seguire questi artisti che non stanno fermi un secondo nello stesso posto, proprio come mi era stato profetizzato.

Infected Rain

“Time” ci ha anche presentato la nuova bassista Alice Lane, altrettanto scatenata e mobile, che offre linee di basso molto potenti e incisive; percussioni fragorose e  riff potenti di chitarra fanno immergere il pubblico nell’atmosfera oscura e melodica, saltando in giro nel pogo e facendo headbanging senza freni specialmente in transenna. La forza di questo quartetto è assolutamente contagiosa; a un certo punto della serata, accompagnata da due membri dello staff, Lena scende dal palco e si arrampica in transenna.

Infected Rain

Sorride a cellulari posando, stringe mani, cerca costantemente l’interazione attiva: Lo so che è stata una lunga giornata calda, che siete stanchi, ma noi abbiamo fatto davvero una lunga strada per essere qui con voi stasera … non esistiamo senza di voi!  Di fronte a una dichiarazione d’amore così forte, il pubblico si scioglie in applausi e grida, e sono sempre più le mani che si alzano, i corpi che si agitano, così come il numero di nuovi fan cresce costantemente durante la serata.

Infected Rain

We are Infected Rain from fuckin’ Moldova! Ringhia questa esperta vocalist, tornata sul palco, facendo girare le teste dei passeggeri dell’ennesima nave di passaggio. I loro testi approfondiscono questioni sociali e lotte personali, espressi con una sincerità limpida e trasparente, mostrando allo stesso tempo la loro capacità elastica di fondere l’aggressività con la complessità melodica, lasciando un’impressione duratura a chiunque fosse a portata d’orecchio.

Gli Infected Rain hanno lasciato un segno indelebile nella notte genovese e al Summer Live, riaffermando il loro status di potenza nella scena metal moderna. Questa esibizione è stata una testimonianza della loro crescita, consolidando il loro posto di spicco tra gli artisti del festival e l’ammirazione mia e di tutti i fan, nuovi e meno nuovi. Pochi minuti dopo, il palco è sgombro da qualunque accessorio superfluo: è quasi giunto il momento degli headliner, già l’aria è cambiata e si respira una certa sacralità, ma questa è una bella storia, ed è nel prossimo report.

Articolo e foto di Simona Isonni

Set list Infected Rain Genova 6 luglio 2024

  1. A SECOND OR A THOUSAND YEARS
  2. The Realm Of Chaos
  3. PANDEMONIUM
  4. VIVARIUM
  5. Fighter
  6. THE ANSWER IS YOU
  7. PAURA
  8. LIGHTHOUSE
  9. Orphan Soul
  10. The Earth Mantra
  11. DYING LIGHT
  12. NEVER TO RETURN
  13. BECAUSE I LET YOU
  14. ENMITY
  15. Sweet, Sweet Lies
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