Il Festival Tener-A-Mente che si svolge al teatro Duse del Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera (BS), ha ospitato il 25 giugno l’unica data italiana degli Interpol, band di culto del circuito indie statunitense. Un concerto atteso, che gli dèi avversi hanno cercato di boicottare in due modi: prima con una frana, che ha reso a ostacoli l’arrivo in una delle location più belle del Nord Italia; la seconda con la pioggia, che ha tormentato il Lago di Garda per tutto il mese di giugno. Il cielo grigio, pesante come un coperchio, verrebbe da dire, incombeva su un pubblico di persone attente, composte e in religioso silenzio per tutto il pre-concerto. Il rischio di essere bagnati c’era, ma alla fine gli dèi sono stati clementi, e hanno risparmiato le oltre tremila persone giunte al cospetto del Vate.
Proprio il Vate credo che avrebbe apprezzato il concerto andato in scena sul palco del teatro che non vide mai completato. Minimali in tutto, dalla presenza scenica alla durata dello show – poco più di 85 minuti complessivi -, gli Interpol hanno regalato pulizia formale, stile e professionismo. Vediamoli in ordine. La pulizia formale piace, soprattutto a chi apprezza queste proposte musicali che vanno dai Velvet Underground a Thom Yorke. Anzi forse quest’ultimo un poco le mani nel repertorio della band newyorkese ce le ha messe. In ogni caso, nelle 19 tracce dello spettacolo c’è tutto il mondo sonoro degli Interpol. Un concerto proposto anche su Spotify, dove la scaletta è disponibile, e che viene ogni sera rimescolata a dovere. Non cambiano le canzoni, ma la loro disposizione.
Niente auto-celebrazioni, e tanto meno proposizione dell’ultimo lavoro uscito, e cioè “The Other Side of Make-Belive”. L’unico album che è presente con qualche traccia in più è “Antics”, lavoro che compie quattro lustri proprio quest’anno. In ogni caso, a trascinare e dettare il ritmo dello spettacolo sono “C’Mere”, usata come prima canzone in tutti gli show europei, e le scure e dense “Obstacle 1 e Pioneer To The Falls”, oltre a “Into The Night”, una delle poche canzoni annunciate dal palco. Atmosfere rarefatte, ma anche mondo sonoro che rimanda ai Joy Division. Una parte centrale che porta molte persone a ballare, a tenere il tempo, e a sfidare così la pioggia che, fino a quel momento, sembrava voler cadere sulle teste degli astanti. Altro momento molto interessante è il trittico che chiude lo show, e cioè “Leif Erikson”, “No I In Threesome” e “Slow Hands”.
La band, per quanto sia incredibile si scatena, dopo uno show di fatto minimale, dove cioè l’unico elemento dinamico sono le luci del palco, e il fumo scenico. Un concerto che ricorda più una performance teatrale, e non certo uno spettacolo dove danzare. Eppure il ritmo di una batteria davvero intensa, con un dosaggio giusto e ben calibrato di basso, fanno superare la staticità della band. Il pubblico è infatti tutto in piedi, al termine dell’esibizione, e unanime è il grido che chiama la band a un tris finale.
Stile, si diceva. Quanto ne hanno queste band che arrivano dagli Stati Uniti, e che sono abituate a lavorare in location nate per la musica d’ascolto, oppure club, o strutture dove la cultura è a 360 gradi. Il nero domina, dai vestiti al cielo ricco di nuvole nere e gonfie di pioggia. Le luci sono blu, e diverse non potevano essere. Gli strumenti sono neri, come gli occhiali che portano tutti gli elementi della band, al momento dell’uscita sul palco.
Insomma, pur se il nero domina, il concerto non ha nulla di black, o di gotico, ma porta a pensare all’eleganza di una sala del MoMa di New York. No di certo alla Factory di Wharol, e cioè una dimensione caotica e creativa, ma più ai club esclusivi di una città che ispira da sempre suoni di varia specie. Con gli occhi chiusi – un delitto al Duse del Vittoriale, vero – sembra davvero di essere in un non-luogo, dove i suoni degli Interpol, però, sono capaci di far provare leggerezza, densità, gioia e senso del ritmo.
Insomma, non si può restare indifferenti perché non si tratta di semplice perfezione formale. L’esibizione del Vittoriale è ricca di stile, nel senso di capacità di creare un’atmosfera che esiste solo fino a quando la musica viene suonata. Capita con poche band, soprattutto quando sono così pulite da un punto di vista formale. Insomma, la differenza con la freddezza esecutiva dei Placebo, e che qui invece c’è una posa che si esprime anche nella musica che viene proposta.
Questo porta inevitabilmente al professionismo. Forse noi in Italia non siamo abituati a questa dimensione. Certo, una dose di snobismo c’è, ma è anche vero che non tutto può essere momento caciarone, veglione alla Capossela degli anni ’90, spettacolo popolare alla Vasco Rossi, o Rock da pogo come nei club underground. C’è anche chi vuole che la musica sia un’esperienza da vivere sulla pelle. Gli Interpol sono fra questi. Non che si siano stupiti più di tanto del tutti in piedi, ma è chiaro che questa al Vittoriale è stata un’esibizione che è stata davvero benedetta dagli dèi. Il nero del cielo ha aiutato l’atmosfera.
La serietà della band, che ha eseguito con maestria il proprio repertorio, senza concedere nulla all’improvvisazione, ha fatto il resto, e cioè ha creato un atmosfera, proponendo uno stile musicale che passa inevitabilmente sulla pelle di chi ascolta.
Il risultato è stato un concerto tecnicamente perfetto, per nulla freddo, ma capace di creare attorno a se un mondo sonoro che, paradossalmente, è stato preso in contro piede da un entusiasmo genuino, più che di reale ascolto. Ci sta, d’altronde l’estate tarda ad arrivare, e c’è voglia di muoversi, non certo di restare tutto fermi il tempo ad ascoltare. Bene così, perché alla fine dei conti, tutti sono rimasti soddisfatti.
La band, che ha concesso tre bis, e il pubblico che ha dimenticato, come per incanto, ostacoli vari che si sono trovati sul cammino.
Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana
Set list Interpol 25 giugno 2024 Gardone Riviera
- C’Mere
- Say Hello To Angels
- My Desire
- Take You On A Cruise
- Into The Night
- Obstacle 1
- Lights
- Pioneer To The Fals
- The Rover
- Rest My Chemistry
- All The Rage Back Home
- The New
- Evil
- Leif Erikson
- No I In Threesome
- Slow Hands
- Nyc
- Roland
- Pda/Stella