Era il 1987 quando diciottenne mi capitò tra le mani “Surfing with the Alien” di un certo Joe Satriani, all’epoca i giovani chitarristi come me studiavano ascoltando i dischi di questi nuovi shredders, che soprattutto venivano alla luce tramite l’etichetta Shrapnel Records di Mike Varney, Vinnie Moore, Greg Howe, Jason Becker e Marty Friedman, Tony Macalpine, e all’apice della loro fama c’erano Yngwie Malmsteen e Steve Vai, e che quest’ultimo, come Kirk Hammett, erano addirittura stati allievi di questo Joe Satriani.
Ascoltammo a fonderlo questo straordinario “Surfing with the Alien”, e reperimmo subito il precedente album “Not of This Earth”; insieme all’altro chitarrista con cui suonavamo all’epoca, Joe ci trasmise passione e voglia instancabile per lo studio della sei corde, ammirandone fluidità, tecnica sopraffina, e in confronto a tutti gli altri, uno straordinario gusto per la melodia, contraddistinguendosi per il suono e le tecniche ormai in voga da anni, ma all’epoca assolutamente innovative, ma con un occhio sempre rivolto alle radici, al Blues.
Sono passati 36 anni da allora, sotto i ponti è passata tanta acqua, Joe è diventato uno dei più rappresentativi chitarristi nel Rock e dell’heavy sound, un’icona delle sei corde, capace di sostituire Blackmore nei Deep Purple per la tournée di “The Battle Rages on”, quando vennero abbandonati a metà tour, mitico Mark VI dei Purple che non ha mai registrato in studio, e del quale si possono ascoltare le gesta miracolose in vari bootleg.
Iniziò nell’88 con il tour di Mick Jagger, ha formato insieme a Sammy Hagar, Michael Anthony e Chad Smith i Chickenfoot, ma più che altro ha dato alla luce 18 album in studio, 4 EP e 5 Live a suo nome, una serie infinita di modelli Ibanez da lui griffati, e vari tour a nome G3, a fianco dell’amico Steve Vai e un altro mito a girare della chitarra elettrica, Eric Johnson, Yngwie Malmsteen, John Petrucci e Robert Fripp, per intendersi…
Il 30 aprile al Teatro Verdi di Firenze è andato in scena con tre musicisti straordinari, Kenny Aronoff alla batteria, 70 anni e non sentirli, visto che pesta ancora come un fabbro ferraio, Bryan Beller, bassista 52enne di Aristocrats con Guthrie Govan, che ha inoltre inciso tre album dello stesso Joe, dal ’95 al 2016 in quasi tutti i lavori di Mike Keneally, e una decina di Steve Vai, uno, come dire, abituato ai supereroi della chitarra elettrica. Infine lo sconosciuto, a me, australiano Rai Thistlethwayte, “solo” 43enne, leader dei Thirsty Merc, straordinario tastierista e chitarrista.
Il concerto di Firenze è l’ennesima tappa dell'”Earth Tour” mondiale, ed è stato sicuramente di un livello altissimo, si può benissimo asserire di aver visto uno dei tre o quattro spettacoli strumentali di Rock più qualitativi al mondo, per ovvie ragioni, e onestamente mi aspettavo di annoiarmi … Si, domanda legittima, invecchiando ho perso notevolmente la voglia di ascoltare i virtuosi, che mi annoiano a morte investendomi con tutta la loro prosopopea, soprattutto chitarristica, mi piacciono molto di più armonie, melodie e composizioni, della mera tecnica. E invece, il vecchio Joe ha suonato più di due ore con il suo trio, alternando più o meno classici, sfoggiando si la sua tecnica straordinaria, ma basando la scaletta su alternarsi di riffoni, pezzi d’atmosfera, ballate e addirittura funky thing, “E 104th St NYC 1973” che non conoscevo, mi è piaciuta assai, come tornare realmente al crossover anni ’70.
Il materiale dei 24 brani eseguiti in tutto è stato scelto da 9 dei suoi album, probabilmente quelli che lui stesso ritiene più rappresentativi della sua ampissima produzione, con esaustiva cernita dai più recenti “Shapeshifting” (2020) e “The Elephants of Mars” (2022), 5 a testa, e soprattutto nel finale dal mitico (già citato) “Surfing with the Alien”; niente dal primo, peccato, pezzi come “Rubina” o “Memories” li avrei ascoltati volentieri.
Ultima nota, Teatro Verdi quasi zeppo di gente, mi aspettavo una platea di chitarristi, ma invece sono stato sorpreso da una grande varietà di genere ed età, moltissimi i giovani, e questo dimostra una volta per tutte la sua fama e il rispetto che gli si porta, anche in Italia, pur suonando per intero in un lungo concerto brani di Rock duro senza cantante. Gran bel concerto.
Articolo di Francesco Bottai, foto di Francesca Cecconi
Set list Joe Satriani 30 aprile 2023 Firenze
Set 1:
1. Nineteen Eighty (*)
2. Sahara (**)
3. The Elephants of Mars (**)
4. Ice 9 (+)
5. Thunder High on the Mountain (<)
6. One Big Rush (++)
7. Blue Foot Groovy (**)
8. Flying in a Blue Dream (++)
9. Spirits, Ghosts and Outlaws (*)
10. Faceless (**)
11. Crystal Planet (>)
12. Summer Song (°)
Set 2:
13. Drum Solo
14. Energy (<)
15. E 104th St NYC 1973 (**)
16. Keyboard Solo
17. Cool #9 (°°)
18. Ali Farka, Dick Dale, an Alien and Me (*)
19. Shapeshifting (*)
20. Teardrops (*)
21. Luminous Flesh Giants (°°)
22. If I Could Fly (#)
23. Always with Me, Always with You (+)
24. Satch Boogie (+)
25. Crowd Chant (^)
26. Surfing with the Alien (+)
(+) from “Surfing with the Alien (1987)
(++) from “Flying in a Blue Dream (1989)
(°) from “The Extremist” (1992)
(°°) from “Joe Satriani” (1995)
(>) from “Crystal Planet” (1998)
(^) da “Super Colossal” (2006)
(<) from “What Happens Next” (2018)
(*) from “Shapeshifting” (2020)
(**) from “The Elephants of Mars” (2022)