Per la settima volta il complesso monumentale della Basilica di Santa Croce di Firenze si è acceso per Genius Loci, organizzato da Associazione Controradio Club, Opera di Santa Croce e Controradio in collaborazione con associazione culturale La Nottola di Minerva. La sera del 26 settembre questo festival che celebra l’arte attraverso la testimonianza di maestri internazionali, presenta un omaggio alla scena prog britannica ospitando uno dei personaggi più iconici della scena canterburiana e non soltanto: il bassista e vocalist John Greaves. L’evento, peraltro gratuito su prenotazione, ha fatto registrare non a caso un’imponente affluenza di pubblico che ha riempito con facilità il secondo chiostro andando a formare una platea eccezionalmente dall’età media non superiore ai 40 anni.
L’opening act della serata è affidato a un’altra bassista e cantautrice, Ruth Goller, italiana di nascita ma inglese di adozione, che esegue alcuni brani dal repertorio del suo progetto free jazz Skylla, dove viene accompagnata di volta in volta da musicisti diversi.
Stavolta la sua voce si intreccia con quelle di Lauren Kinsella e Alice Grant in dialoghi canori dal sapore death gospel, mentre la batteria di Emanuele Maniscalco riesce a esaltare un suono già di per sé ricercato, basato sugli armonici del basso.
L’intero chiostro viene così trasportato in una sorta di visione primitiva e futuristica al tempo stesso, con il pubblico in religioso silenzio, impegnato ad appropriarsi di una proposta sonora così enigmatica e fuori dagli schemi.
John Greaves è sicuramente un mito del firmamento progressivo. Autentica leggenda del Canterbury Sound, possiamo annoverare la sua lunga militanza negli Henry Cow e nei National Health oltre alle prestigiose collaborazioni con Robert Wyatt, e Mike Oldfield come tasselli principali di un curriculum pressoché infinito.
Stasera ci offre un altro saggio della sua incredibile destrezza con uno spettacolo di altissimo livello che suona come omaggio alla sua carriera trascorsa, ma anche importante finestra sul presente; un’ora e quaranta di grande musica che mette in risalto tutta la maestria che il tempo non ha scalfito. Il concerto ha inizio alle 21.35 e sul palco John Greaves è accompagnato da un ensemble di cinque elementi, fra cui spicca la presenza anche di membri dei King Crimson e altri protagonisti della storia del Prog.
In veste di vocalist e pianista abbiamo il piacere di ascoltare Annie Barbazza, talento nostrano scoperto da Greg Lake e protagonista della scena internazionale grazie alle collaborazioni con altri artisti di spessore, fra cui lo stesso Greaves, con cui la giovane milanese collabora ormai già da quasi dieci anni. Nonostante la giovane età, il suo incredibile excursus si fa valere durante le sue magnifiche performance in cui dimostra un piglio quasi da direttore d’orchestra, mentre al piano è semplicemente sontuosa.
John Greaves presenta subito in apertura i membri del gruppo e ringrazia il pubblico presente. Da lì in poi è la musica a prendersi la scena con la band che offre sbalorditivi dialoghi musicali, carichi di trame jazz-prog, espressività, lirismo, eseguiti senza sbavature. La presenza al pianoforte della vocalist dà modo al bassista di dedicarsi con ancora più slancio al suo strumento.
Fin da subito possiamo contemplare una pluralità di voci della band che passa dal carisma del leader, al timbro espressivo di Annie Barbazza, al sorprendente Jakko Jakszik, il bravissimo chitarrista dei King Crimson, che viene coinvolto nell’interpretazione di brani della produzione solista di John Greaves come “Swelling Valley” e “Twins & Trios”.
Arriva il momento del tributo al grande Robert Wyatt, altra leggenda del Rock contemporaneo. John Greaves lo annuncia con le parole A Robert Wyatt song. Omaggio al suo stile eterogeneo intriso di Fusion, Prog e tanto Jazz che si esprime nei brani “Alliance” del 1986 e nei suoni sperimentali di “Gloria Gloom” dei Matching Mole.
Le melodie oscillano continuamente tra momenti oscuri e sincopati e trame ariose e psichedeliche per una set list sempre ben interpretata dalla band, nella quale figura il mitico Mel Collins al flauto, noto per un curriculum impressionante di collaborazioni, tra le quali mi piace ricordare anche quella con Pino Daniele; il batterista francese Régïs Boulard, fino disegnatore di geometrie ritmiche impeccabili, e Annie Whitehead, altra figura centrale del Jazz progressivo inglese, impeccabile nei suoi interventi al trombone.
La perfetta coesione tra gli interpreti all’opera illumina il chiostro con uno scenario ben lontano dalle esasperanti sferzate tecnologiche ormai troppo spesso protagoniste nella musica odierna, lasciando al pubblico pura emozione, senza però che il virtuosismo divenga ostentazione. Perle assolute in questo senso “Walking on Eggshells” e le ballate “How Beautiful You Are”, cantata a tre voci da Greaves, Barbazza e Jakszik e “The Green Fuse” dall’ incedere sognante.
Uno dei momenti più alti di tutto il concerto è stato probabilmente il tributo ai King Crimson con l’esecuzione di “Islands”, immortale capolavoro della band inglese, che continua anche a distanza di molti anni a sprigionare tutta la sua poesia, anche se stasera, complice la magnificenza del luogo che ci ospita, sembra brillare più del solito di una nuova e potentissima magia.
Seguono altri stupendi passaggi con “Earthly Powers”, che esalta l’intesa del duo Greaves-Barbazza nella perfetta sovrapposizione delle loro voci tanto diverse, senza tralasciare le emozionanti vertigini pianistiche espresse in “Kew Rhone” così come nella più ritmata “The Thunderthief”.
La coda del concerto è affidata all’appassionante interpretazione di “The Song”, un brano interpretato con un notevole trasporto emotivo e ideale per chiudere in bellezza questo grande concerto. Il pubblico è letteralmente entusiasta e si porta in massa in piedi sotto il palco accompagnando con applausi scroscianti e una meritata standing ovation.
John Greaves non può sottrarsi al bis e lo concede con gioia suonando un altro brano di Robert Wyatt “Sea Song”, dal disco capolavoro “Rock Bottom” di cui ricorre in questi giorni il cinquantennale. Infine, si segnala la toccante interpretazione di “The Rotters’ Club Is Closing Down”, altra dedica, stavolta all’amico fraterno Pip Pyle, compagno d’avventura nei National Health. Il brano è interpretato magistralmente da Jakko Jakszyk.
Sedici brani e uno spettacolo indimenticabile, reso ancora più vivido dal luogo intriso di storia. Il Maestro John Greaves e la sua talentuosa band hanno dato ennesima dimostrazione che la musica ben suonata è puro nutrimento per l’anima.
Articolo di Carlo Giorgetti, foto di Francesca Cecconi
Set list John Greaves Band Firenze 26 settembre 2024
- Swelling Valley
- Twins & Trios
- Alliance (cover Robert Wyatt)
- Gloria Gloom (cover Matching Mole)
- Forest
- Walking on Eggshells
- Summer on Ice
- How Beautiful You Are
- The Green Fuse
- Islands (cover King Crimson)
- Earthly Powers
- Kew Rhone
- The Thunderthief
- The Song
- Sea Song (cover Robert Wyatt)
- The Rotters’ Club Is Closing Down
Line up John Greaves Band: John Greaves basso, voce,cori / Annie Barbazza voce, piano, cori / Jakko Jakszyk chitarra, voce, cori / Régïs Boulard batteria, percussioni / Mel Collins flauto, sax / Annie Whitehead trombone