Roma, 24 ottobre. La pioggia incessante che ha flagellato la città sembra essere cessata. Mi reco con un anticipo pauroso al Largo Venue, locale che vedrà sul palco King Buzzo e Trevor Dunn. La data romana, prima italiana di questo tour organizzato da Hellfire Booking, ha richiamato molta gente anche da regioni vicine. King Buzzo non ha certo bisogno di tante presentazioni essendo il precursore del Grunge e avendo avuto fra i suoi ammiratori tantissimi musicisti famosi, uno su tutti Kurt Cobain. Sul palco con lui un altro musicista eccezionale come Trevor Dunn, già suo compagno di palco con i Fantômas e con i Melvins come turnista. Con queste premesse non sorprende trovare gente fuori il locale già ore prima dell’apertura porte.
Svolte le procedure di accredito entro nel locale e mi “accomodo” nel pit. L’opener di stasera è un artista di Bristol: Ni Maîtres. Alle 20:30 inizia l’esibizione di questo particolare musicista inglese. Il set vede un contrabasso elettrico, un theremin e due pedalboard. L’artista sale sul palco, indossa la sua maschera e senza proferire parola inizia a suonare il suo contrabasso.
Il locale, seppur pieno, è in silenzio. Ni Maîtres crea un sound difficile da etichettare, a cavallo fra il Noise e l’Elettronica. Un’esibizione sperimentale, quasi cinematografica come atmosfere, dove l’artista miscela loop station, distorsori, delay, modulazioni e il suono del Theremin. Un viaggio di rumori e suggestioni che rapisce l’ascoltatore anche visivamente poiché la maschera, su certi passaggi sonori, assume tinte inquietanti.
Eccoci al cambio set e il pubblico freme in attesa degli headliner della serata. Appena saliti sul palco un caldo applauso li abbraccia. King Buzzo emana un’aurea ipnotica sul palco che catalizza gli sguardi e l’attenzione degli spettatori.
Il set è minimalista: una chitarra acustica e un contrabasso. L’acustico è una scelta molto intima, l’artista mette a nudo la sua arte e riesce a comunicare ed entrare in sintonia con il pubblico in maniera più stretta.
Il live inizia e il silenzio cala. Risuonano nella sala i primi accordi di King Buzzo, mentre pian piano Trevor Dunn accompagna in crescendo con il contrabasso. Lo stile chitarristico, nonostante il set acustico, riesce a creare delle linee molto coinvolgenti che si sposano con il cantato inconfondibile di King Buzzo che rimane invariato nonostante sia totalmente spogli da suoni elettrici.
Trevor Dunn, dal suo canto, è un musicista incredibile. I virtuosismi e le sperimentazioni eseguite sul contrabasso durante il live lasciano a bocca aperta, mostrando un musicista capace di regalare una prospettiva diversa su uno strumento così classico.
La musica avvolge il pubblico continuamente in passaggi che sembrano provenire dal primitivo Delta Blues fino a mischiarsi con linee più oscure e introspettive. In questi live si capisce davvero lo spessore di un artista, poiché non ha bisogno di nulla, se non due strumenti, per trasportare le persone nel suo mondo.
Le luci si accendono. King Buzzo saluta il pubblico e si allontana. Sul palco rimane Trevor Dunn. Poggia il suo contrabasso a terra e si piega su suoi pedali. Inizia a mandare in feedback il suo strumento ripetendo il segnale con il delay. Un finale perfetto per questa esibizione. Si alza, saluta e va via. Il pubblico si chiede se è finito, ma non reclama il bis. La magia di King Buzzo e Trevor Dunn ha già stregato i presenti che vanno via appagati dall’atmosfera quasi onirica di questo concerto.
Articolo e foto di Daniele Bianchini