Chitarristi e music lovers, ha ancora cinque date programmate nel nostro paese questa settimana, non fatevelo sfuggire: Greg Koch è in tour con il suo potentissimo Koch-Marshall Trio, oltre a lui il figlio Dylan alla batteria e Toby Lee Marshall all’Hammond B3.
Suonano in piccoli club, ed è una dimensione che coinvolge totalmente il pubblico, lascia tutti in religioso silenzio nell’ascoltare le oltre due ore di concerto. Non vi aspettate la solita esibizione di virtuoso accompagnato da elementi sullo sfondo però; questo è un vero trio, compatto, omogeneo, affiatatissimo (non hanno neanche set list, improvvisano), è potente, esuberante, gioioso, empatico, ironico, sempre connesso con gli ascoltatori (cosa rara nei virtuosi con band, che di solito se ne stanno concentrati solo sulle loro chitarre). La musica proposta è un amalgama di Rock, Funk, Jazz, Country dal groove sostenuto.
Chi è Greg Koch, beh, è opportuno che venga scoperto e conosciuto anche fuori dai circuiti chitarristici; i vostri amici delle sei corde vi diranno prontamente che è osannato da Joe Bonamassa e Steve Vai, che è ambassador Fender Guitars (“Top Ten Unsung Guitarists” su Fender.com), autore di manuali tecnici e video-istruttore, editor per riviste specializzate quali Guitar Player Magazine. Grande esponente dello stile “chicken picking”, Koch tiene il plettro tra il pollice e l’indice della mano destra e lo usa per pizzicare le corde basse della chitarra; usa le altre tre dita per pizzicare le corde alte. Greg Koch definisce “gristle” questa tecnica, e lui stesso è stato chiamato “The Gristle King”. Il Gristle è un genere chitarristico strumentale, nel quale i brani contengono un crescendo di assoli. Il suo idolo, e maestro, è Jimi Hendrix. La sua ironia si dispiega anche nell’auto-definizione: one of the most famous unknown guitar players in the world.
Ma è veramente il caso di spendere parole anche per gli altri componenti del trio.
Dylan Dog inizia a suonare già dalla prima infanzia, e studia prima con Tom Brechtlein e poi in conservatorio, mentre inizia a collaborare con Tallan Noble Latz e Jared James Nichols; insieme a Greg suona con musicisti immensi, tra gli altri Robben Ford.
Completa questo combo incredibile Toby Lee Marshall, persona immensamente divertente, specialista dell’Hammond B3, con tecnica specializzata sin da bambino grazie al tutoraggio di Steve Cherewan. Con il suo organo colora e sostiene le composizioni, fornendo le linee di basso, armonie e fantastici assoli
Greg è già nel pomeriggio nel locale di Empoli che ha ospitato il concerto dell’8 aprile, il Musik Farm, per una masterclass con i chitarristi accorsi (anche da fuori Toscana); conosco i musicisti alla cena informale ospitata da Dophix, che ha co-organizzato e permesso la realizzazione di questo evento. L’azienda, che produce effetti per chitarra fatti a mano, esteticamente curati e con suono “caldo”, che tornano indietro nel tempo, riscoprendo e valorizzando le sonorità degli anni ’70, ed presente nelle più importanti fiere di settore in U.S.A.
Greg e Dylan sono alti oltre due metri, ma non creano soggezione perché sorridono, stringono mani, chiacchierano del più e del meno con noi, più di cibo italiano anzi, che dichiarano di adorare. Ci spostiamo al locale, che è a capienza piena, per il live, aperto dal trio di Federico Baracchino. L’atmosfera si scalda sin dalle prime note, Greg imbraccia una delle sue tre chitarre (che insieme a ampli e pedalini è tutto customizzato) e, grazie anche agli ottimi suoni, alti ma equilibrati, restiamo inchiodati alle seggiole, cosa che può sembrare un controsenso, ma di fatto la magia che questo power trio ci riversa dal palco ci ipnotizza. Solo alcuni brani sono cantati, da Greg, con una piccola incursione vocale da parte di Toby.
Il resto è un flusso ininterrotto (tanti sorrisi ma poche chiacchiere, a parte qualche Are you allright?) di musica, non si perde neanche tempo a cambiare continuamente chitarre (come ormai in uso), Greg ne prenderà solo verso la fine del concerto una seconda accordata più aperta per suonare in slide, ed è il solo momento in cui abbandonerà il plettro.
Valore aggiunto della serata, anzi valore intrinseco della musica proposta dal Koch-Marshall Trio, come accennato, la perfetta sintonia tra i tre musicisti, ma non solo: Dylan e Toby sono dei musicisti sopraffini loro stessi: la batteria aveva un tiro pazzesco, l’Hammond riempiva il suono in modo creativo e non stereotipato (come spesso l’organo ci porta a sentire), tutt’altro. Purtroppo non sono una musicista e questo non mi permette di restituire finemente i dettagli di questo incredibile evento, ma vi assicuro, vale la pena non perderlo. Non perdetelo.
Articolo e foto di Francesca Cecconi