Il 5 aprile è arrivata a Firenze la talentuosa cantante e polistrumentista Kristin Hersh. Fa un certo effetto vedere un’autentica leggenda della musica indipendente americana esibirsi nella piccola ma accogliente cornice del circolo Progresso, anche se bisogna riconoscere che la dimensione raccolta ha valorizzato totalmente ogni sfumatura della performance dimostrandosi la scelta più che azzeccata per la concezione unplugged di questo live.
Questa blasonata artista, che vanta oltre quarant’anni di onorata carriera internazionale come solista e come parte di band leggendarie come i Throwing Muses e i 50 Foot Wave, porta la sua musica in Italia con ben sei date che percorreranno la penisola partendo proprio dal capoluogo toscano.
L’esibizione di Kristin Hersh inizia alle 22.00, con un leggero ritardo rispetto al previsto, mentre le ultime spicciolate di pubblico riempiono i posti rimasti liberi. Kristin si presenta sul palco, accompagnata solamente dalla sua fedele chitarra, cominciando subito a tratteggiare gli arpeggi sognanti di “Eyeshine”, brano dall’ultimo album “Clear Pond Road” (la nostra recensione), mentre la sua voce cangiante alterna momenti melodici e intimisti a picchi più intensi carichi di comunicatività.
Tra intarsi vivaci di Anti Folk, Country, Alt Rock e innumerevoli spunti psichedelici, Kristin ci conduce nel suo denso universo musicale, spaziando tra i vari episodi della sua prolifica produzione a partire dalle origini.
Non è un caso che il concerto abbia toccato anche alcuni brani del primo lavoro solista di Kristin, “Hips and Makers”, proprio nel trentennale dalla sua pubblicazione che senz’altro è stato tra i temi fondanti di questo tour. Tra l’altro proprio quel disco ha per certi versi punti in comune con la recente ultima fatica della cantautrice per le tonalità introspettive e i suoi spunti dal sapore quasi cinematografico.
L’artista non ha mai abbandonato la sua prima band, i Throwing Muses (con i quali sta lavorando attualmente in studio a un nuovo progetto), ed è orgogliosa di poter riproporre anche qualche hit di questo mitico combo che compaiono nella successione della scaletta alternandosi ai brani più recenti. Degne di nota l’evocativa “Kay Catherine” e la psichedelica “Bywater”, entrambe del 2020, poi il singolo “City of the dead”, sul quale è doveroso soffermarsi per la magistrale interpretazione vocale di Kristin; ancora del celebre gruppo, la vivace “Sunray Venus” del 2013, un pezzo che coniuga un Rock brillante con velate reminiscenze grunge.
Tornando ai brani composti da solista, non si può rimanere indifferenti dall’intrigante e tirata “Mississippi Kite” e la vellutata armonia di “Flooding” (dall’ album “Crooked” del 2010). La verve alt rock e psichedelica di “Sundrops” ci riporta invece al primo disco “Hips and Makers” insieme alla melodia di “Your Ghost”, una canzone resa famosa oltre che per la bellezza, per il duetto che (nel disco) vede Kristin affiancata da Michael Stipe.
Spettacolo nello spettacolo, la Hersh dimostra una tecnica chitarristica incredibile: uno stile dalle variegate peculiarità che crea un’alchimia perfetta con la voce. Il pubblico apprezza salutando ogni brano con applausi scroscianti. Non parla molto Kristin, a parte il garbato saluto e ringraziamento al pubblico; preferisce che sia la sua splendida musica a raccontare emozioni. Ma anche quando rivolge alla platea un semplice thank you, i suoi bellissimi e magnetici occhi ce ne fanno innamorare.
Ci si avvia al finale con pezzi in ordine sparso da altri lavori dell’artista: la poetica “Shaky Blue Can”, seguita da “Krait”, tratta ancora dal disco “Crooked”, per terminare con i colori lussureggianti di “Poor Wayfaring Stranger”.
Lo spettacolo non può però finire qui, con il pubblico che acclama a gran voce la cantante che ricambia tornando sul palco per l’encore con un’altra perla, “Gazebo Tree”, un brano da “Strange Angels” che ci riporta ai primi anni della sua esperienza solista, per l’esattezza al 1998. Ecco che Kristin prende la parola per presentare e raccontare un aneddoto relativo al pezzo che chiuderà definitivamente il live, “Cottonmouth” (altro successo dei Throwing Muses). L’artista racconta di quando appena dodicenne cominciò con la sorella a suonare nei pub, ma essendo minorenni spesso ciò non veniva loro consentito; così, costrette talvolta ad appartarsi in questi locali, seguivano i discorsi di altre ragazze, magari anche mentre queste bevevano o fumavano, annotando il tutto su fazzoletti di carta. Il brano è nato letteralmente dalla trascrizione di quelle conversazioni.
Si è concluso così lo spettacolo di Kristin Hersh. In questa ora e mezza di show abbiamo assistito a un vero e proprio dialogo, intensissimo, tra un’artista e il suo strumento. La potenza scintillante sprigionata da ogni singola corda, unita alla maestria e la grazia espressiva di chi stava sul palco ha pervaso tutto l’ambiente e colmato i presenti di una gratitudine e un’emozione che è difficile da spiegare a parole. Non è rimasto che tributarle un ultimo, lunghissimo, applauso.
Il tour in Italia di Kristin Hersh prosegue con la data di Roma dell’8 aprile presso la Chiesa Evangelica Metodista e quella di Genova al Centro culturale Giardini Luzzati, prima di proseguire con altre tappe europee partendo dalla Spagna.
Articolo di Carlo Giorgetti, foto di Michele Faliani
Set list Kristin Hersh Firenze 5 aprile 2024
- Eyeshine
- Kay Catherine (Throwing Muses song)
- Mississippi Kite
- Flooding
- Bywater (Throwing Muses song)
- Your Ghost
- Sunray Venus (Throwing Muses song)
- Sundrops
- Shaky Blue Can
- City of the Dead (Throwing Muses song)
- Krait
- Your Dirty Answer
- Poor Wayfaring Stranger
- Gazebo Tree
- Cottonmouth (Throwing Muses song)