La regina è lei, Loredana Bertè, e lo ha dimostrato anche sul palco dell’Esedra di Palazzo Te il 31 agosto, nell’ambito della seconda parte del Mantova Summer Festival. E resta regina anche nonostante abbia dichiarato subito, appena salita sul palco, non sto molto bene, ma volevo essere qui con voi. La calura mantovana, unta, polverosa e appiccicaticcia, ha fatto il resto, e così la scaletta di 22 brani che la Bertè sta portando in giro con questo fortunato “Ribelle tour”, il secondo consecutivo dopo quello di due anni fa, che la vide riempire piazze e palazzetti, grazie anche al tormentone “Non ti dico no”, è stata sforbiciata, con sapienza, al fine di presentare e garantire comunque uno spettacolo che non deludesse troppo i 3000 presenti a Mantova.
Anticipata sul palco dai due giovani Classico Marinara e Luke Black, e accolta dai molti ventagli del pubblico, che hanno smosso un poco la calura, e dalle parrucche azzurre delle fan, la Bertè si è presentata all’Esedra direttamente in prima linea, come da anni sa fare, con la band dietro di lei, e con solo due chitarristi ai lati.
La regina è lei, dunque, e lo ha ribadito anche con questa disposizione, che la vede centrale nel palco, con due uomini, fedeli cavalieri e chitarristi, che la affiancano. La Bertè non necessita di supporti e di prìncipi azzurri, lei che, pur se fatta a treccia, sfoggia comunque la sua chioma azzurra. Niente prìncipi azzurri insomma, per una delle cantanti e interpreti più importanti che abbiamo ancora in circolazione. Basti ricordare, per tacere le critiche dei soliti detrattori, che fra le tante cantanti italiane, solo lei ha avuto fra i suoi estimatori Andy Warhol.
Quindi, quando si parla della Bertè un esercizio di memoria va fatto, per rendere giustizia alla sua storia importante, che è alle sue spalle, senza dubbio, e che viene comunque presentata e raccontata tutta nelle canzoni della scaletta, che presenta tutti i suoi successi, e ai quali lei non rinuncia, nonostante la calura e il taglio che verrà operato nel finale.
Se dietro c’era la band, e ai fianchi gli scudieri/chitarristi, davanti però c’era tutto il suo pubblico che, in questi decenni, non ha mai smesso di sostenerla.
All’Esedra eravamo in 3000 ad applaudirla e a cantare i suoi successi che, di fatto, hanno ripercorso una carriera invidiabile per qualsiasi nuova leva che si affaccia sul mondo della musica.
Il concerto si è aperto con “Jazz”, e a seguire subito un classico, “Mare d’inverno” che ha strappato subito applausi, e a seguire il tormentone “Non ti dico no”. Sono allergica alla polvere, ma non alle contaminazioni, e sono felice di questo brano realizzato con i Boomdabash, ha ricordato Bertè.
I grandi classici, poi, sono tornati nel finale, dove il trittico “Dedicato”, “Non sono una signora”, “Sei bellissima”, ricordano a tutti che la Bertè è a giusto titolo nella storia della musica italiana. Certo, le due coriste la sostengono, e non può che essere così, ma quando si siede sul suo sgabello e prende in mano il microfono, la voce c’è, e fa tremare l’anima. Ed è sporca come te l’aspetti, carica di mille affanni, mali esistenziali, battaglie che Bertè ha combattuto.
Certo, spesso – direbbero gli odiatori seriali – cercandosele, oppure, seguendo la sua filosofia, perché non tutti hanno stelle nella vita. Così la Bertè, a Mantova, ma credo si possa dire per tutto questo tour, ci ha messo anima e corpo, il suo che, oggi, paga uno scotto eccessivo, ma che porta in scena come trofeo di una guerra che non è mai finita.
In “Gran Torino” Eastwood ci aveva fatto vedere le sue rughe come testimonianza di una storia vissuta per davvero, non per procura. Stessa cosa per la Bertè, che non si nasconde dietro artifici, e si presenta in tutta la sua bellezza e fragilità, che portano però il suo pubblico a gridarle più volte sei bellissima. Non passano inosservate queste parole, pur se la calura la piega, e le crea disagio e la spinge, a un certo punto, a gettare la spugna. Ma da combattente, per tutto lo spettacolo, non ha mai fatto calare la voce.
“Dedicato” è da incorniciare, ed era già ormai affaticata. Stessa cosa per “Non sono una signora”, che la Bertè non canta, ma indossa e veste con la sua voce graffiante. Posso dirlo? Mi sono commosso su quei passaggi, come mi sono commosso quando, poco prima, introducendo “Zona venerdì”, aveva ricordato la morte della sorella.
Nel finale, prima di “Sei bellissima”, cerca il sostegno del suo pubblico; chiama le mani e spinge tutti ad alzarsi. Raccoglie energia, e con quella canta e pennella, in modo ruvido e disordinato, come le tele di Jean-Michel Basquiat, la sua grande ed eterna hit.
Lo spettacolo, dopo quasi un’ora e mezza intensa di musica, si chiude con “Pazza”, singolo portato quest’anno a Sanremo. Prima, il ritorno in scena è con “.. e la luna bussò” che viene però eseguita dalla corista Annastella Camporeale. Tutta l’attenzione, come è prevedibile, è per la storica corista Aida Cooper, e ci mancherebbe. Ma dato che stiamo raccontando con onestà un concerto che ha visto la Bertè in difficoltà per un fattore campo non di poco conto – una vera calura insopportabile – va dato però a Cesare quello che è di Cesare, e Camporeale strappa applausi tutti meritati. Timbrica uguale alla Bertè, grinta da vendere e, soprattutto, cavalca e calza a pennello un grande classico. Nessuno rimpiangerà il fatto che non sia Loredana a cantarla. Anzi, l’interpretazione di Camporeale è davvero sublime.
Alla fine, quando il sipario si alza, e le luci si accendono, i mugugni ci sono. Gli eroi, e in questo caso le eroine, dovrebbero per tutti e tutte essere sempre giovani e belle. Vero. D’altronde, la logica implacabile del ho pagato, e devo avere tutto e solo il meglio, dimentica sempre il fattore umano che, fastidioso che si voglia, è proprio di chi ancora ci mette presenza, anima e corpo. Il fatto che i biglietti costino tanto, non è però colpa di chi, con tutta la sua storia sulle spalle, ci mette ancora la faccia, con tutto quello che ha.
Meditate le parole di Carmelo Bene: il talento fa ciò che vuole, il genio fa ciò che può. Ricordatele. Per non far confusione fra arte, mercato e business.
Nonostante la non perfetta forma fisica, dunque, mentre esco mi giunge un pensiero, una riflessione: resta il rimpianto che sia andata buca la partecipazione della Bertè all’Eurovision, perché, al netto delle battute che hanno lanciato la sua candidatura, questa Loredana Bertè, pur se sofferente, avrebbe comunque messo in riga molti baldi giovani della musica pop europea.
Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana
Set list Loredana Bertè Mantova 31 agosto 2024
- INTRO + JAZZ
- Il mare d’inverno
- Non ti dico no
- Una sera che piove
- Che sogno incredibile
- J’adore Venise
- Così ti scrivo
- Zona venerdì / Mufida
- Folle città / La goccia
- Un po’ di tutto
- Maledetto Luna-Park
- Cosa ti aspetti da me
- Bestiale
- Figlia di…
- Dedicato
- Non sono una signora
- Sei bellissima
- …E la luna bussò
- Pazza