Firenze Rocks è tornato nella città toscana, qui è davvero atteso, poiché questa città è un luogo lontano dai giri della grande musica internazionale, che come ben sappiamo si ferma spesso al nord, e d’estate soprattutto è spartita tra Milano e Padova. È un evento che ha un impatto immenso, anche economico, e porta nel luogo che lo ospita, la Visarno Arena (ovvero l’ippodromo del Visarno) artisti che qui fanno tappa unica per l’Italia, spesso anche una delle poche tappe europee. Gli spettatori arrivano da ogni dove, si mescolano accenti di tutta la penisola e anche esteri, ma non è una Babilonia: parliamo in fondo tutti la stessa lingua: quella della passione per la musica.
L’edizione di quest’anno è stata graziata da una temperatura ancora mite, senza opprimerci con i fatidici e nefasti 40 gradi all’ombra che imperversano in questa città ogni anno nei mesi estivi, vista la collocazione in mezzo a colline e complice una politica scellerata di cementificazione senza regole di rispetto per la natura (vedi aeroporto) e per il benessere dei suoi abitanti. Siamo quindi felici di essere qui, e poco ci importano le polemiche sulla durata scorciata dai tradizionali quattro giorni a solo due. Solo due, appunto, ma Live Nation Italia ci ha portato regali immensi, concerti immensi: The Who e Maroon5.
La prima serata, quella del 17 giugno, ha visto anche altri incredibili artisti esibirsi prima degli headliner, The Who, e potete trovare tutto nella nostra recensione. La serata del 18 invece è stata tutta per i Maroon 5, chi si è esibito prima era davvero fuori contesto musicale, non aveva un pubblico anche se gruppetti di persone qua e là canticchiavano qualche hit e ballava un pochino, forse stanche di star sdraiate ad aspettare, pur nel totale comfort di trovare quest’anno dell’erba dove stendere i teli e bivaccare (di solito a metà giugno è tutto sterrato e polveroso). Abbiamo assistito alle performance di D4VD (accompagnato da bassista, batterista e basi registrate), e di Jake Shears (dove alla sezione ritmica si è aggiunto un chitarrista e una sassofonista in perizoma, più quintali di campionature) insieme alla scatenatissima seconda voce Amber Martin, cantante incredibile dall’estensione immensa. Martin passava da voci bianche altissime a ruvide note soul da Motown, ed è stata la vera animatrice, senza di lei il set sarebbe stato totalmente incolore e privo di groove (non abbiamo foto poiché Shears ha negato autorizzazione).
Sono le 20.45 in punto (e la puntualità è di casa sempre in questo festival, con grande rispetto per il pubblico), il sole sta tramontando, ed entrano prima i musicisti che accompagnano Adam Levine, il protagonista della serata, leader non solo carismatico della band, ma ormai l’unico membro fondatore rimasto dopo la dipartita del bassista Michael Madden.
Note sul contesto. Il palco del Firenze Rocks è alto e immenso, come sempre, poi personalizzato secondo le serate e gli artisti. Per i Maroon 5 c’è una pedana che sporge verso il pubblico, ma non immensa, questo ci permette di vedere tutto ciò che accede lassù ovunque ci troviamo, non oscura la vista. L’impianto luci è bellissimo, e a questo si appoggia il concerto stasera, accompagnato soltanto da pochi e saltuari video sul maxi-schermo dietro ai musicisti. Gli schermi laterali invece restituiscono riprese artistiche, alternate a zoommate sul pubblico. Tutto qui, niente gonfiabili, niente fuochi d’artificio, niente balletti o coriste sculettanti. Nient’altro. Solo musica. È lei la padrona di casa stasera, non lo show. Il pubblico è davvero eterogeneo, in fascia 20-50 anni, ci sono anche giovani coppie con i figli, chissà magari i Maroon 5 sono stati la colonna sonora della loro love story …
Levine dividerà la parte frontale del palco soltanto con il fido chitarrista solista James Valentine, mentre i compagni di band resteranno sempre delegati sullo sfondo, ma sempre menzionati e ringraziati da Levine. Il boato all’ingresso di Levine è immenso, la folla lo osanna poi per tutto il tempo, lo zoccolo duro della fan base è ovviamente composto da donne accalcate sotto palco, e spesso intona il coro di “Sei bellissima” di Loredana Bertè declinato al maschile; la prima volta Adam resta stupito, fa sguardi perplessi – ma sempre, sempre, sorridente – evidentemente chiedendosi cosa mai stessero cantandogli. Attentissimo a tutto ciò che proveniva dall’immensa folla di 30mila fan, si procura dai roadie il significato, e appena il coro torna a intonarsi, sorride felice, rispondendoci YOU are beautiful!
Sorride, si diceva, sempre, con la bocca e anche con gli occhi che brillano, felice di essere sul quel palco, con quel pubblico completamente coinvolto. È con il sorriso, con gli sguardi che ci parla, con il corpo, più che con le parole, che sono poche, pochi discorsi, niente chiacchiere o le frequenti stupidate pre-confezionate che spesso che vengono propinate dai palchi (e mi mordo la lingua per non fare nomi). In uno di questi brevi e rari interventi ci dice your english is better than my italian, trust me, and I just wanna tell you some words that you will understand: first of all, thank you, thank you, fucking thank you. We’ve been around for a long time and we’re very happy to be here tonight, so thank you for having us. Also I want to ask you to sing this song with me, it means a lot to a lot of people, so whatever it means to you, sing it for that person, ok? Attacca “Sunday Morning”, uno degli immensi hit della band.
Ma gli hit saranno molti, anzi si può affermare che tutti i brani dei Maroon 5 sono parimenti conosciuti dal pubblico, i loro album sono stati sempre divorati per intero a dispetto di chi la carriera l’ha costruita soltanto su singoli di punta e su videoclip. Sette album in 21 anni con numeri stratosferici di vendita ci restituiscono l’immagine di una carriera solida, pensata, mai accellerata o abborracciata per cavalcare l’onda del successo momentaneo. I loro dischi sono perle, sono irraggiungibili da chi ha cercato di imitarne lo stile, dove il fil rouge è la voce di Levine. E con una voce così avrebbe potuto cantare qualsiasi genere, ha scelto invece la strada del Pop Rock di classe e raffinato, e graffiante al tempo stesso. Ha poi scritto testi che raccontano in modo semplice ma poetico i vissuti di tutti noi.
Levine è insomma la star della serata, in bermuda e camicia tutta aperta, che poi verso la fine getta via mostrando tutta la sua collezione di tatuaggi (e una “tartaruga” che certifica la splendida forma). Canta indomito senza mai fermarsi, calcando ogni centimetro del palco, e suonando su diversi brani la terza chitarra, con assoli che non ti aspetti.
Nella scaletta c’è spazio anche per qualche omaggio, e anche un momento da protagonista per il tastierista/pianista/corista PJ Morton che eseguirà il suo brano “Heavy”. Una scaletta non pretenziosa, che ha accontentato tutti, non ho sentito nessuna delle frequenti lamentele ai concerti non hanno fatto quella, non hanno fatto quell’altra. L’encore prevede un set acustico, Levine e Valentine ci regalano versioni totalmente ri-arrangiate di due dei loro più grandi successi, “Won’t Go Home Without You” e “She Will Be Loved” (dedicata a noi ladies). Noi ci mettiamo il nostro tocco cantando a squarciagola.
Dopo un’ora e quaranta purtroppo è l’ora dei saluti, è troppo presto, vorremmo ancora e ancora e ancora. Le persone però sciamano via tranquille, serene, felici, senza caos, come intontite da tanta magia.
Articolo di Francesca Cecconi, foto di Roberto Fontana
Set list Maroon 5 Firenze 18 maggio 2023
- Moves Like Jagger
- This Love
- Stereo Hearts (Gym Class Heroes cover)
- One More Night
- Animals
- Harder to Breathe
- Sunday Morning
- Payphone
- What Lovers Do
- Makes Me Wonder
- I Wanna Be Your Lover (Prince cover)
- Heavy (PJ Morton song)
- Maps
- Memories
- Don’t Wanna Know
- Cold
- Daylight
- Encore:
- Won’t Go Home Without You (Acoustic)
- She Will Be Loved (Acoustic)
- Girls Like You
- Sugar