Prosegue la seconda edizione del Festival “Storie d’Umanità”, diretta e coordinata da Pierumberto Ferrero, che si svolge nel cortile del Museo Internazionale di Croce Rossa a Castiglione delle Stiviere (MN). Sabato 10 giugno sul palco del Festival è salito Mauro Ermanno Giovanardi, cantante dei La Crus, accompagnato in questo concerto da solista dal chitarrista Marco Carusino.
Partiamo dall’unica nota triste della serata, la pioggia. Decide di scendere mentre Giovanardi canta “La canzone dell’amore perduto”. Neppure la poesia nella poesia, perché si trattava di una interpretazione davvero intensa, è riuscita a trattenere quell’acqua che, per lunghi mesi, non si era fatta vedere, e tanto meno sentire. Il programma prevedeva ancora due pezzi. Uno, sempre di De André, la tanto attesa “Ho visto Nina volare”, brano che avrei voluto sentire nell’interpretazione di Giovanardi, perché credo proprio che sia ideale per la sua tonalità; mentre il finale, poi, era un omaggio a Battisti, con “E penso a te”. Niente da fare, la pioggia ha avuto la meglio.
Tutto il resto, però, è stato semplicemente meraviglioso. Cosa possano fare una chitarra, un’ottima voce, l’aggiunta, qua e là, di un’armonica a bocca, e di uno stivaletto picchiato sul palco, ha dell’incredibile. C’era anche un tamburello, certo, non lo scordo. Il concetto, però, è semplice. Se un artista è bravo, ma davvero bravo, succede quello che accade quando una canzone è bella, ma davvero bella: tutto funziona, anche se minimale. Questo è quello che è successo nel percorso, intitolato “Un po’ d’amore”, che Giovanardi e Carusino hanno fatto vivere al pubblico che ha sfidato i saggi di fine scuola, e la finale di Champions (e pensare che nel cortile c’era un interista, ma la passione per la buona musica ha vinto su tutto).
Si parte dall’inizio, ed è giusto che sia così, da quella “Nera Signora”, quarta traccia dell’album d’esordio dei La Crus, primo grande successo che lanciò subito la band nell’Olimpo di una scena musicale innovativa. Poi si è proseguito con “Come ogni volta”, dall’album del 1997 intitolato “Dentro me”. Giovanardi appare subito trasfigurato. Tanto era sereno e rilassato, oltre che di grande compagnia nella fase preparatoria nel pomeriggio, tanto è concentrato e attento nell’esecuzione del concerto serale. Segno di grande professionalità, cosa che lo porterà a non sbagliare mai, e la cosa non era affatto scontata, data la location e il pubblico che, letteralmente, era in braccio al cantante.
Giovanardi è stato subito a suo agio, in questa dimensione minimale certo, ma anche cantautoriale. Carusino è stato magico con la chitarra, ma il resto è stato tutto merito di una voce intensa che ha regalato emozioni e, allo stesso tempo, ha fatto vivere di nuova vita gli omaggi che sono stati inseriti nel programma. L’inizio, infatti, è legato ai La Crus, passato e, speriamo, ancora il presente per molti fans, e Giovanardi lo sottolinea leggendo una poesia che proprio rimanda alla necessità di tornare agli inizi del viaggio. Così da “Nera Signora”, canzone davvero iconica di una grande stagione musicale, si passa a “Il vino” di Piero Ciampi, nella versione sempre dei La Crus, presente nell’omonimo primo cd e, poi, nella compilation, dedicata al grande cantautore livornese, regala la prima vetta di questo percorso musicale.
Le pause, spesso, sono la chiave di volta. Giovanardi, da grande interprete, lo sa bene. Lascia decantare il suono della chitarra, e attende giusto quei pochi secondi in più, per fra assaporare un testo che è semplicemente perfetto. La versione de “Il vino” è ormai diventata quasi più famosa dell’originale, grazie al successo dell’arrangiamento creato dai La Crus, musica che, di recente, è stata portata in scena anche da Vinicio Capossela nel suo tour omaggio alla Divina Commedia. Ci siamo conosciuti perché voleva proprio ascoltare questa versione, racconta Giovanardi prima del concerto, e quando è stato il momento, ci ha chiesto le basi per eseguirla dal vivo. Il risultato comunque non cambia, perché l’esecuzione che ha presentato Giovanardi, figlia di quegli arrangiamenti, pur se spogliata di alcuni suoni, è stata perfetta. Il pubblico, che conosca o meno il pezzo, si è lasciato trascinare dal ritornello.
Dopo una bella versione di “Pensiero stupendo”, ripresa sempre dall’esperienza dei La Crus, ecco che arriva il secondo vertice della serata, la Cima Coppi per eccellenza. “Lieve”, brano dei Marlene Kuntz, proposto live anche dai C.S.I., e che Giovanardi aveva fatto suo nell’album “La mia generazione”. Nasceva come operazione culturale questo lavoro,spiega sempre nel pomeriggio. Ha ragione da vendere. Un album che non è affatto corretto definire di semplici cover dei brani più significativi di una scena, quella indipendente, degli anni ’90. Si tratta, infatti, di un’opera a se stante, un lavoro di omaggio e rilettura, con onestà e passione, oltre che con il tocco artistico, di una serie di grandi canzoni che hanno rinnovato la musica italiana. Le ultime, forse, che si potranno cantare ancora insieme, un giorno, se non in uno stadio, quanto meno in un palazzetto. Insomma, “Lieve” diventa un blues con chitarra, armonica e piede che tiene il ritmo, con colpi secchi. La struttura, senza le percussioni, è quella presente nel disco, ma non so che farci: questa esecuzione è stata perfetta e, anche in questo caso, ha offuscato l’originale.
“Io confesso”, brano portato a Sanremo, spinge al siparietto, dato che il museo è dotato di una grande scala in marmo. Il gioco non riesce, causa grande concentrazione del chitarrista e, alla fine, avrà ragione Carusino: il brano è talmente bello che non ha bisogno di nessuna presentazione, funziona bene ugualmente. Giovanardi la canterà seduto sulle spie, a ridosso proprio del suo pubblico. Una bella emozione.
“Nel centro di Milano” è la grande poesia che il cantante ha regalato a chi era ancora preso dalla canzone sanremese. Un brano presente nell’album del 2015 “Il mio stile”. Anche in questo caso l’abbinata funziona e fa risaltare un testo che, senza tanti fronzoli, è fra i migliori prodotti dal Nostro e, in generale, fra quelli usciti negli anni ’10 del nuovo millennio.
Il trittico di canzoni che omaggiano la figura di Pasolini, è il terzio vertice della serata. Sarà che di omaggi a PPP ce ne sono stati tanti, l’anno scorso, e tutti quasi di scarsa qualità. Sarà che, in musica, le canzoni belle, scritte per Pasolini, si contano su una mano. Sarà quel che sarà, ma Giovanardi omaggia come si deve la figura del poeta di Casarsa. “Cosa sono le nuvole”, brano che mi è sempre sembrato antico, fino a quando ho scoperto che era una traduzione di Pasolini dell’Otello, racconta Giovanardi prima di eseguirla.
Poi arriva l’omaggio a Massimo Bubola e De André con “Una storia sbagliata”, ma in questo caso l’effetto non è quello delle altre cover. È anche vero, però, che si tratta di un brano troppo legato alla versione di Bubola, ed è davvero dura scordarla, e non sentirla nelle orecchie. Il trittico si chiude con “Cosa resterà”, singolo uscito il 3 marzo del 2023, in 45 giri per Vrec Music Label, in edizione da collezione. La canzone è nata per accompagnare il cortometraggio realizzato da Monica Giordano dal titolo originale “Tu sei bello come una stella”, interamente in stop-motion e dedicato a Pier Paolo Pasolini, un artista definito dalla regista “l’uomo che ha visto, non senza inquietudini e domande, la fine di un’epoca e la nascita dell’omologazione culturale ed economica”.
C’è spazio, prima che la pioggia rovini il finale, per “Rosemary’s Plexiglass” degli Scisma, e per una bellissima versione di “Bang Bang” che ha fatto saltare in piedi alcuni del pubblico, non tanto per le gocce che cominciavano cadere, ma per ballare.
Il resto, purtroppo, è solo pioggia. Peccato davvero perché concerti così belli, e intensi, non sono destinati a finire così, con un taglio netto. Il cielo lo dovrebbe sapere. Invece si è messo a fare i dispetti. Fa fuggire tutti, senza neppure poter assaporare, seduti, la bellezza della quale si è stati testimoni. Non resta che aspettare di ritrovare Giovanardi in giro, con un nuovo live. Ne vale la pena, credetemi.
Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana
Set list Mauro Ermanno Giovanardi con Marco Carusino 10 giugno 2023 Castiglione delle Stiviere (MN)
- Nera Signora
- Come Ogni Volta
- Dentro Me
- Il Vino
- Pensiero Stupendo
- Lieve
- Se Perdo Anche Te
- Desio
- Un Garofano Nero
- Io Confesso
- Nel Centro Di Milano
- Cosa Sono Le Nuvole
- Una Storia Sbagliata
- Cosa Resterà
- Su Una Lama
- Rosemary’s Plexiglass
- Bang Bang
- Rosa
- La Canzone Dell’Amore Perduto