Sì, aspettavo questo concerto dal pomeriggio dell’intervista via Zoom con Mike Kroeger, e dopo aver visto il documentario “Hate to Love: Nickelback” – guardatelo se avete modo, vi darà un bello spaccato realistico sulla storia travagliata della band. Il 2 di giugno mi inerpico dunque per l’Appennino verso l’Unipol Arena di Bologna, non senza stress dovuto al caos sull’autostrada a causa del maledetto Motomondiale sulla pista del Mugello che intoppa sempre quel tratto che collega le due metà dell’Italia.
Ma ne vale la pena, continuo a ripetermi mentre dentro di me bestemmio, con la paura di non arrivare in tempo. E invece arrivo nel minuto esatto in cui l’addetto di Live Nation, organizzatore di questo e di tutti i più grandi concerti nel mondo, porta dentro gli accreditati. Fiuuuuu!
Sapevo di andare a un gran concerto, e invece mi sono trovata a una enorme festa. L’Arena è quasi sold-out, dentro ci saranno stati 50 gradi, mentre ancora fuori l’estate non è arrivata. Situazione “calda” in tutti i sensi, dunque. Il pubblico è carichissimo, molto vario, si va dai 15 ai 75 anni, anche in platea, e molti sono armati di cartelli con scritte varie, dai titoli delle canzoni preferite (e questo ha un suo perché che poi vedremo), ai messaggi per la band. Ci sono anche varie bandiere canadesi che sventolano.
In apertura, mentre ancora il pubblico sta entrando nella venue, The Lottery Winners, band già nota a molti, proveniente da quell’area della Gran Bretagna, il North West, davvero fruttifera per la musica. Li ritroveremo presto sul palco proprio con i Nickelback.
20:45 spaccate, partono i video sui maxi-schermi con l’intro musicale di questo tour, “Walk” dei Pantera, e dopo pochi minuti eccoli Chad Kroeger, Ryan Peake, Mike Kroeger e Daniel Adair, equipaggiati con una quantità di chitarre bellissime.
Questa band ci ha regalato in quasi trent’anni, turbolenti come si diceva prima e ben documentati nel lungometraggio, una moltitudine di canzoni che fanno parte del patrimonio collettivo di un po’ tutti gli amanti del Rock contemporaneo: chi non canticchia sotto la doccia “Rockstar” o “How You Remind Me”?
Quella di Bologna è l’unica tappa italiana del “Get Rollin’ World Tour”, finalmente in Europa, posticipato causa pandemia, e programmato per la promozione dell’ultimo album “Get Rollin’”, dal quale proviene una buona parte della scaletta.
Il palco prevede maxi-schermi per le continue proiezioni di immagini e filmati (tra cui uno dedicato alla Obakki Foundation fondata dalla moglie di Ryan Peake, per creare consapevolezza e raccogliere fondi per aiutare la popolazione del Sudan del sud), e una semplice pedana per la batteria, peraltro posizionata molto vicino ai chitarristi, così che Daniel Adair, look con maglietta di Rambo, non resti sullo sfondo quasi invisibile, sorte che tocca a molti batteristi. Basta, non c’è altro a far spettacolo, oltre a un bel gioco di luci, a parte un veloce intermezzo durante un cambio chitarre quando alcuni roadie sparano pallettoni di pacchettini al pubblico (cosa c’era dentro? Ce lo raccontate?).
Su molti cartelli ci sono vari titoli delle canzoni della band, ma ormai i fan conoscono bene il perché: a un certo punto Chad Kroeger sceglierà qualcuno tra il pubblico da far salire sul palco per cantare insieme proprio quel brano. Stavolta è toccato a due giovanissime fan, in shorts e reggipetto del costume, per intonare “Rockstar”. Sinceramente, sembrava preparato: le due ragazze, specialmente una di loro, erano davvero troppo disinvolte e calate nella parte … e il pubblico non ha gradito che abbiano “sciupato” proprio uno dei maggiori hit della band, un vero e proprio anthem, che ha così perso mordente e appeal.
Altra scenetta accaduta a Bologna è stato il festeggiamento del compleanno del loro tour manager, Bradley, con tanto di cincin e torta sul palco, mentre sul maxischermo centrale campeggiava la scritta, in italiano, buon compleanno Bradley, con la band da 8 anni, da quando, appena ventunenne, lo avevano conosciuto per caso in un ristorante.
Bradley lo vedremo spesso andare e venire sul palco (chi mi legge sa che odio quando sul palco girellano senza vera necessità soggetti che non siano i musicisti), con bicchieri di chiamiamoli cose da bere, perché Chad li richiede come shot di vodka, ma magari è acqua, chissà, visto il caldo soffocante che patiamo e che pativano anche loro, senza ventilatori, impregnati di sudore.
Il concerto è intenso, tosto, il suono perfetto, potente, bilanciato alla perfezione, e come ben sappiamo nei nostri palazzetti dello sport non è cosa per niente usuale, lo show è perfetto, il pubblico è felice, salta, canta, ondeggia, non ci sono spintoni ma senso di comunità, di festa collettiva dove stare tutti bene insieme. Tutti i musicisti sono costantemente sorridenti, in contatto con noi a parole e sguardi, Chad parla molto, insomma molte sono le occasioni per tirare il fiato; come lui stesso ammette, fare un concerto così è davvero stancante.
Mike Kroeger e Daniel Adair sono silenziosi ma sono, insieme, una macchina da guerra, una sezione ritmica sulla quale i due chitarristi posso intrecciare qualsiasi riff, utilizzando spesso anche le chitarre acustiche, a volte per brani interi, a volte solo per inserti, così da rendere gli arrangiamenti coinvolgenti, pieni di colori e cambi di velocità, per un risultato finale davvero ben progettato e realizzato. Questo è possibile ovviamente soltanto con l’esperienza e con la padronanza della tecnica, e qui siamo al top, ma senza strafare. Questo giusto per zittire le malelingue che li vogliono così tanto di successo solo grazie alle super-produzioni dei loro album.
Ryan Peake si muove agile sul palco, sale sulla cassa spesso per incitare il pubblico, e fa da contrappunto vocale a Chad, che talvolta gli cede il microfono solista. Dopo “Hero”, uno dei brani più richiesti dai cartelli del pubblico, salgono sul palco The Lottery Winners, introdotti dal Chad che racconta come si sono conosciuti, durante la noiosissima pandemia tramite un video su Tik Tok, e tutti insieme si lanciano in “Don’t Look Back in Anger”, cover del brano degli Oasis, cantato a squarciagola anche dal pubblico, portando alla battuta ironica finale di Chad ora sappiamo che sapete cantare a volume alto … almeno i brani degli Oasis!, che poi continua a scherzare per il brano che segue, “Photograph”, che introduce dicendoci Facciamo finta di essere al campeggio nella natura selvaggia, con i funghetti magici e tutto quello che serve …
Ed ecco la nota dolente: il concerto dura soltanto un’ora e mezzo, poi due bis richiesti a gran voce; un po’ pochino per chi li attendeva di ritorno in Italia da molto tempo. Il finale è dunque affidato a “Gotta be somebody”, che li vede rientrare con chitarristi e bassista sulla pedana dietro la batteria, e finire con un pezzo pesantissimo, “Burn It to the Ground”, arrangiato in modo ancora più pesante, finale Metal insomma. Non resta che aspettare il loro ritorno.
Articolo e foto di Francesca Cecconi
Set list Nickelback 2 giugno 2024 Bologna
1. San Quentin
2. Savin’ Me
3. Far Away
4. Animals
5. Someday
6. Worthy to Say
7. Figured You Out
8. When We Stand Together
9. This Afternoon
10. Hero
11. Don’t Look Back in Anger (Oasis cover)
12. Photograph
13. Rockstar
14. Those Days
15. How You Remind Me
16. Gotta Be Somebody
17. Burn It to the Ground