È tornato l’Off Tune Festival, anche quest’anno nella stessa location della prima edizione, l’Officina Giovani di Prato. Non si può non avere un bel ricordo della prima edizione, con i concerti esplosivi di Dinosaur Jr, King Hannah e Thurston Moore, e anche nella serata del 30 giugno scorso eravamo sottopalco a goderci ben cinque set. Le previsioni metereologiche purtroppo non erano delle migliori, e per evitare problemi la serata è stata spostata all’interno, finendo per dilatare un po’ i tempi e costringendo i tecnici a ben quattro cambi palco. Ed è stata l’occasione per rivedere dopo tanto tempo alcuni amici: primo fra tutti Livio Montarese, frontman dei Fernandhell.
La pausa della pandemia gli ha permesso di mettere su questa nuova band, un quartetto di sano e robusto Garage Rock che ha aperto la serata: otto canzoni, fra cui brani dell’ep che ha visto la luce qualche mese fa, più un’entusiasmante cover di “Don’t want to know if you are lonely” degli Hüsker Dü hanno divertito e convinto, iniziando le ostilità di questa seconda serata con energia e potenza. Davvero una bella sorpresa.
Dopo di loro è stata la volta del power trio Robox, proveniente da Treviso. Una mezz’ora di set strumentale, in bilico fra Post Punk e Noise, con venature prog e ottima tecnica. Non credo che sia un’eresia paragonare la loro musica a certe cose dei Porcupine Tree o a gruppi come gli Psychotic Monks, e il consiglio è quello di ascoltare il loro primo e omonimo album per avere conferma che anche in Italia vengono prodotti lavori intelligenti e tutt’altro che banali.
Il terzo gruppo in ordine di uscita è stato il quartetto catanese degli Uzeda, una vera e propria istituzione del Noise Rock contemporaneo. Attivi ormai da oltre 35 anni, vantano collaborazioni con mostri sacri come Steve Albini e gli Shellac, e riabbracciare Agostino Tilotta e il figlio Sasha (sound engineer della band) dopo tanto tempo è stato bello quanto ascoltarli suonare. 50 minuti incendiari, 12 canzoni eseguite con una forza incredibile e con un’intensità davvero rara: l’inizio è riservato alla splendida “This heat” e al suo incedere ipnotico, seguita da “Gold” che mette in mostra una sezione ritmica da urlo. E oltre alle chitarre lancinanti di Agostino, una Giovanna Cacciola assolutamente perfetta, autrice di una performance meravigliosa. Insomma, un set bellissimo, che (non me ne vogliano le altre band) è stato di gran lunga il migliore di questa maratona.
A chiudere gli opening act sono stati i Go!Zilla, quintetto fiorentino che ha all’attivo ben tre album oltre a svariati ep. Il loro set è stato il più affollato della serata, fatto che ha alzato la temperatura della sala al limite della sopportazione.
Fortunatamente il loro Garage Rock dalle venature vagamente psych anni Sessanta è stato talmente coinvolgente da impedirci di abbandonare temporaneamente la nostra postazione, e siamo riusciti a goderci autentiche chicche come “Follow me” e la conclusiva “I’ve seen a riot”, che hanno anche visto parte del pubblico iniziare a pogare. Insomma, in attesa degli headliner della serata abbiamo avuto la fortuna di assistere a quattro set di livello altissimo, che hanno confermato la competenza e la passione degli organizzatori del festival.
Articolo e foto di Michele Faliani
Set list Fernandhell
- Rapid Eye Movement
- The Invisible Ones
- Offside
- Don’t Want to Know If You Are Lonely (Hüsker Dü cover)
- Marceline
- Extra Ordinary
- 99%
- Mardi Gras
Setlist Robox
Non disponibile
Set list Uzeda
- This Heat
- Gold
- Red
- Stomp
- Soap
- Deep Blue Sea
- Speaker’s Corner
- The Mistakes
- Montalbano
- Nothing But The Stars
- Steel Man
- Camillo
Set list Go!Zilla
- Melting
- Thousands
- Hailing It’s Hailing
- Evil Is Satisfaying
- Demon’s Are Closer
- Gambling With The Crocodile
- I Hate All the Time
- Red Light
- Follow Me
- Magic Weird Jack
- Pollution
- I’ve Seen a Riot