Terza edizione per l’Off-Tune festival, rassegna nata dalla collaborazione di Santavalvola Records, A-live e Associazione South Park dedicata alla migliore musica con le chitarre distorte (e non) dall’inizio dell’era post-Covid. La cornice è sempre quella dell’Officina Giovani di Prato, che ci offre un palco principale all’aperto e uno all’interno degli ex-macelli. Quest’ultimo, rigorosamente a ingresso libero, nel corso della tre giorni ospita più di otto concerti gratuiti, un’iniziativa encomiabile con i tempi che corrono. Sabato 1 luglio, terzo e ultimo giorno, al festival ci sono: Kurt Vile And The Violators, New Candys, Camille Camille, Pierpaolo Capovilla e I Cattivi Maestri, Eggy, Lleroy, Wicked Expectation, Drop Circles
É tardo pomeriggio e a scaldare i motori del festival ci sono i Drop Circles da Firenze, con un Alternative-Grunge dritto dritto dai migliori anni Novanta, e i Wicked Expectation, impegnati in un set di elettronica figlio più che legittimo della scena underground torinese.
Cambio palco velocissimo ed è il turno dei Lleroy, i quali mettono subito in chiaro le loro intenzioni ergendo un imponente muro di suono. Con una scaletta dedicata principalmente alla loro ultima fatica “Nodi” (2022), i bolognesi mostrano tutta la loro potenza mescolando Post-Hardcore e Noise. La sezione ritmica è uno schiacciasassi che non conosce ostacoli, la voce di Francesco Zocca e i suoi riff di chitarra taglienti affettano i timpani di un pubblico in buona parte ignaro di cosa l’aspettasse. Sicuramente uno dei migliori live dell’underground italiano.
Tocca poi agli EGGY, progetto psychedelic/pop di Melbourne alla fine del loro primo tour europeo. Dietro alle pelli siede Eric Moore, ex batterista dei King Gizzard and The Lizard Wizard. Il loro secondo album, uscito l’anno scorso, si intitola “With Gusto”, ed è proprio con gusto che il quintetto destruttura la forma canzone aprendo inaspettati varchi dimensionali con l’ausilio di sintetizzatori, sassofono e chitarre. Un classico gruppo da Primavera Sound Festival che ti stampa il sorriso in faccia. Ne risentiremo parlare.
Ci spostiamo – momentaneamente – al main stage, dove apre la serata dell’area a pagamento la giovanissima Camille Camille, cantautrice belga dalla voce incredibile, di una dolcezza ed estensione che ti sciolgono l’anima. Ci presenta brani dal suo (per ora primo e unico lavoro) “Could You Lend Me Your Eyes” (2021), cantando anche in francese, la sua lingua madre. Corro al banchino del merch a prendermi il suo bel vinile, e comincio a seguirla sui social, non voglio perdermi eventuali future performance nel nostro paese.
Le tenebre sono ormai calate ed è tempo dei veneziani New Candys. Psych/Shoegaze/Garage scuro e ossessivo, marchio di fabbrica inconfondibile per una performance granitica bagnata da riverberi che infestano di fantasmi.
Si aprono le danze con “Dark Love” e “Aphrodite In Leather” dall’album “New Candys As Medicine” (2015), per poi passare in rassegna praticamente l’intero “Vyvyd” (2021), ultima fatica della band uscita per Dischi Sotterranei/Little Cloud/Fuzz Club. I ragazzi spaziano con disinvoltura da atmosfere lisergiche 70s a k-holes degni di un remake di “Trainspotting” conquistando un pubblico in fervente attesa per l’esibizione di Kurt Vile & The Violators (seguirà report dedicato).
Ultimo atto della serata è affidato a Pierpaolo Capovilla e I Cattivi Maestri, ovvero Sommacal (Massimo Volume), Baioni (LEDA) e Aggio (Lucertulas). Si inizia senza troppi complimenti: due minuti di intro drone straniante e luci intermittenti, Capovilla gettato nell’assurdo con lo sguardo perso nel vuoto. Spezzano l’ipnosi le prime note distorte del basso di “Più forte che puoi”.
Sembra che siano passati pochi mesi piuttosto che due lustri dall’ultima volta che ho visto il frontman del Teatro degli Orrori. Il pubblico risponde con calore, ci si ricorda un po’ tutti che il malessere si condivide anche così.
La performance è asciutta e diretta. Post-Hardcore in direzione cantautorale che spruzza con un po’ più parsimonia l’acido alla Jesus Lizard del passato. In scaletta c’è tutto il disco da spararci addosso; si riprende un po’ fiato solo con la più intimista “Anita” e “La città del sole” dedicata al partigiano Lorenzo Orsetti Tekoşer Piling. C’è anche spazio per un omaggio ai CCCP intitolato “Socialismo o Barbarie” e in chiusura la devastante “Sei una cosa”. Un bentornato a Capovilla e alla sua irrinunciabile passione politica che anima i suoi concerti.
Articolo di Lorenzo Lo Vasco e Francesca Cecconi