Il 20 novembre il tour italiano di Peter Hammill in versione solista si ferma a Firenze per il suo quarto e penultimo evento lungo la penisola. In questa piovosa serata autunnale, ci troviamo al Teatro Puccini, uno dei templi culturali del capoluogo toscano, location che ospita spesso artisti di eccellenza.
Il celebre vocalist e polistrumentista di Manchester, membro fondatore e frontman dei Van Der Graaf Generator, è una personalità tale da non potersi raccontare in poche righe, eppure l’aura carismatica con cui sale sul palco ancora oggi comunica tutta la leggenda di questo genio del Prog e autentico poeta, spirito indomabile della musica indipendente e dell’home recording. Tra l’altro questo concerto è l’occasione perfetta per confermare il bellissimo feeling tra il musicista e la terra toscana, dove ha lasciato tracce indelebili per i suoi mitici live dei ’70 con i Van Der Graaf Generator e quelli più recenti da solista.
Ecco dunque che, quasi in perfetto orario, Peter Hammill sale sul palcoscenico. Vestito, come consuetudine, rigorosamente in bianco, magrissimo, etereo e apparentemente fragile nel suo nitore ma rapito al tempo stesso da un’irremovibile e tenace urgenza di suonare.
La capacità di Hammill nel trasformare, specialmente dal vivo, la sua musica in intensa emozione, sviando dal consueto e proponendo tracce in costante evoluzione, si incarna stasera in un’alternanza di piano e chitarra acustica per uno show dai tratti quasi confidenziali in cui la sua voce carismatica sembra raccontare storie di venerabile saggezza.
Il suo timbro si espande tra le note con pacatezza religiosa ma sempre pronto a sferrare acuti taglienti che evidenziano una classe resiliente al passare degli anni, mentre le mani si muovono su ogni strumento. Le luci si muovono in accordo con le gradazioni sonore spostandosi sobrie con passaggi dal blu al rosso e a qualche tonalità di viola.
Il concerto pesca dal prolifico repertorio dell’artista dando spazio sia a brani appartenenti al passato che recenti. Si inizia dalla poesia pianistica di capolavori come “Don’t Tell me”, il primo omaggio ai Van Der Graaf Generator con “The Siren Song”, e la memorabile esecuzione di “Curtains”.
Peter Hamill lascia che le sue canzoni riempiano ogni attimo dello spettacolo, inframezzato solo dagli scroscianti applausi che sanciscono ogni finale di brano e dagli emozionati ringraziamenti del cantante che perfino nell’ovazione riesce a contenere una compostissima e sincera gratitudine.
Scorrono con eleganza altre interpretazioni dei Van Der Graaf Generator come la splendida “The Habit Of The Broken Heart”, tratto dall’album “The Quiet Zone / The Pleasure Dome” del lontano 1977 e sue perle soliste come “(On Tuesday’s She Used To Do) Yoga”, dal suo prestigioso disco “Over”, il più recente “I Will Find You” del 1992 e la melodia di “Ophelia”.
Anche non conoscendo la longeva carriera di Hammill, si rimane sempre stupiti dalle eclettiche doti di questo interprete meraviglioso, le cui cadenze vocali sembrano sempre cariche di un mistico significato ed esaltano la profondità dei testi visionari che raccontano angosce e dolori dell’uomo moderno, allucinazioni, esperienze di vita e incredibili illuminazioni rafforzate dalla potenza dei sentimenti.
Il ritorno al piano è contrassegnato da una toccante interpretazione di “Time To Burn”, una ballata carica di lirismo che esalta appieno le peculiarità del musicista. Ancora al piano qualche brano più recente, qualcosa di più moderno lo definisce l’artista, come “The Mercy” del 2009, prima di tornare a un altro classico intriso di pathos, “A Way Out”.
Si giunge così al gran finale di marca Van Der Graaf Generator con una magistrale interpretazione di “Still Life”, che chiude lo show con un’acclamazione interminabile, seguita dall’encore con “Afterwards” suonata con chitarra acustica, che richiama le origini della band e il loro album d’esordio. La serata termina con una canzone densa di significato che riporta esattamente laddove il tutto è iniziato, spargendo per la platea un’ultima ondata di palpabile commozione.
Lascio il teatro convinto di aver ascoltato qualcosa che rimarrà a lungo impresso in chi era presente. In questo caso la definizione di iconico, aggettivo talvolta abusato negli articoli, calza invece a pennello per l’artista. Spero non siano vere le voci che indicherebbero questo come suo ultimo tour. Sono convinto che un personaggio come Peter Hammill, pur dopo tanti anni di attività, sia ancora una delle menti più fervide del Rock contemporaneo, portatore sano di un’energia antica ma inesauribile che ci auguriamo di rivedere presto dal vivo.
Articolo di Carlo Giorgetti, foto di Francesca Cecconi
Set list Peter Hammill Firenze 20 novembre 2024
- Don’t Tell Me
- The Siren Song (brano di Van Der Graaf Generator)
- Curtains
- Mirror Images (brano di Van Der Graaf Generator)
- The Habit Of The Broken Heart (brano di Van Der Graaf Generator)
- (On Tuesday’s she used to do) Yoga
- I Will Find You
- Ophelia
- Like Veronica
- The Comet, The Course, The Tail
- Time To Burn
- Four Pails
- The Mercy
- A Way Out
- Still life (brano di Van Der Graaf Generator)
- Afterwards (brano di Van Der Graaf Generator)