“Piero Ciampi ieri, oggi e domani”, il 19 gennaio Livorno rende omaggio a Piero Ciampi nel quarantesimo anniversario della sua scomparsa con un concerto svoltosi nella splendida cornice del Teatro Goldoni, evento finale di una quattro giorni di iniziative inserite all’interno del Premio Ciampi organizzato dall’Associazione Premio Ciampi, con il contributo di Comune di Livorno, Regione Toscana, Fondazione Livorno e Fondazione Teatro Goldoni.
Piero Ciampi e Livorno. Piero Ciampi e quel suo modo verace di esprimere quella livornesità che da sempre contraddistingue gli artisti labronici. Amedeo Modigliani, Bobo Rondelli … poeti e pittori con la trama di un destino che si intreccia e si somiglia incredibilmente.
Piero Ciampi, un’artista dotato di capacità straordinarie, un’artista con un’anima fragile e una sensibilità che non regge il peso della fama e del successo, che non segue le regole commerciali, che non sottostà alla mercé degli obblighi e dei vincoli contrattuali. Man mano che gli artisti che nella serata di domenica si susseguono sul palco del Goldoni a rendergli omaggio, sorprende il modo con il quale questo “piccolo” cantautore sia considerato un gigante fuori città, ora come quarant’anni fa, e di come la sua vita, la sua sofferenza, il suo pensiero tagliente e profondo sul mondo, sia stato sorgente di ispirazione per tanti.
Gli aneddoti si snocciolano e si snodano attraverso i racconti di coloro che lo hanno incontrato e con cui hanno collaborato, come Gianfranco Reverberi – uno che ha lavorato a fianco di Luigi Tenco, Lucio Dalla e Mina, giusto per citarne qualcuno – che per lui è stato amico e compositore e per il quale, nel 1961, scrive tre brani, “Quando il vento si leva”, “Fino all’ultimo minuto” e “L’ultima volta che la vidi”. Un momento di grande commozione quello in cui Reverberi viene invitato da Paolo Pasi, presentatore della serata, a salire sul palco per ricordarlo e parlarci di qualche momento della sua esistenza, racconti che arrivano diretti da chi che ne aveva condiviso momenti di vita veri.
Ma facciamo un passo indietro; “Affanculo”, così viene aperta la serata dallo scrittore livornese Aldo Galeazzi con una lettura della poesia del 1973 di Aldo Piromalli “Affanculo”, appunto. Il vero inizio musicale lo si ha con il trio di Livorno composto da Andrea Pellegrini, Nino Pellegrini e Michele Mannucci, che esegue in chiave Jazz alcune composizioni del repertorio di Ciampi, come “Non chiedermi più” e il già citato “Il vento si Leva”. A questi si va ad aggiungere un brano cantato da Francesco Pellegrini, il quale propone la quasi inedita “In un albergo”. A Pellegrini si sussegue Tommaso Novi che con il suo immancabile leggendario e accademico fischio, contribuisce alla performance.
Le inquiete e a volte ironiche melodie di Ciampi erano frutto di una malinconia maturata negli anni derivata da insoddisfazioni e delusioni, le quali davano vita a opere spesso di una vitalità e profondo romanticismo degne del miglior Cyrano de Bergerac, opere incazzate che ben si accostano al Rock, premesse perfette per l’entrata in scena di Omar Pedrini. A lui il compito di rimarcare l’imprescindibile binomio che ha accompagnato la vita di Piero, quello tra le assenze e il vino, suo fedele compagno. Tre i brani in acustico: “La follia”, “Sole spento” e “Non c’è più l’America”.
Con Pedrini si evidenzia di come, nel corso della sua carriera, Ciampi sia fortemente e volutamente diventato – e rimasto – un outsider commerciale, di come il suo metodo compositivo si avvicinava a quel mondo Beat raccontato anche dalle poesie di Jack Kerouac. A proposito di poesia, il Premio Ciampi prevede anche l’assegnazione di due premi dedicati all’arte poetica. Quest’anno, il riconoscimento è andato a Giulia Rusconi e al turco Haydar Ergülen.
Giusto il tempo di allestire il palco e si torna a parlare di musica. Questa volta gli arrangiamenti sono a cura dell’Orchestra Multietnica di Arezzo. Viene proposta una versione spagnola di uno dei grandi successi di Ciampi, “Il vino”, cantata da Paola Stoppa. L’Orchestra fa da sottofondo anche a intermezzi parlati ricchi di episodi che vedono Ciampi protagonista nel talk condotto dal giornalista Andrea Scanzi: L’Italia è davvero un paese strano, afferma, appena un trafiletto riservato all’anniversario della scomparsa di un artista come Piero Ciampi, e pagine su pagine vengono dedicate nei quotidiani alla notizia di Ultimo che non va a Sanremo… e ‘sti gran cazzi!
Con Scanzi si ricorda di come fosse considerato in qualche modo scomodo Ciampi; i suoi testi parlavano di separazione in un’epoca in cui il pubblico ricercava canzonette da spiaggia, di come l’amore, inesorabilmente, finisca, sempre, del rancore etilico che lo affliggeva, del suo modo di provocare, di quanto fosse impegnativo gestire il personaggio Ciampi; molti artisti si fecero portavoce del suo nome, negli anni settanta fu Gino Paoli a procuragli un contratto con la RCA la quale versò un sostanzioso anticipo nelle sue tasche. Ciampi sparì per quasi tre anni con i soldi. Da quel momento in poi, le sue assenze, i vari progetti rimasti inconclusi e una credibilità oramai irrecuperabile, lo accompagnarono fino alla scomparsa, arrivata il 19 gennaio 1980 all’età di 45 anni per cancro. Se ne andò con una frase che tutti gli contestarono, morto un poeta se ne fa un altro, bisbigliò, ma su questo, caro Piero, non possiamo che essere in disaccordo con te.
L’ultimo brano orchestrato riporta sul palco Paolo Benvegnù, già vincitore del Premio nel 1997, prima di veder tornare i primi vincitori assoluti del Ciampi, i La Crus, autori di una cover memorabile de “Il vino” inserita spesso alla fine dei loro concerti sdoganando così Ciampi anche a generazioni lontane, impegnati nella riproduzione di tre loro brani, “Come ogni volta”, “Nera signora” e “Dentro me”.
È finalmente il turno del vincitore di questa edizione 2020, Cristiano de Andrè, già presente sull’allora palco della Gran Guardia (antico cinema teatro cittadino oggi negozio di un brand di abbigliamento) assieme al padre Fabrizio. “Tu no” è il primo brano di Cristiano in omaggio a Ciampi, seguono “Notti di Genova” a suggellare la gemellanza tra due città che hanno vissuto dell’espressione artistica di Ciampi, e “Creuza de ma”, scritti dal padre. Al termine, gli viene consegnato dal Sindaco di Livorno Luca Salvetti il Premio Speciale della Giuria. La serata si conclude con i Letti Sfatti, altri vincitori del Premio Ciampi, appassionati rivisitatori in chiave rock del repertorio di Piero.
Rimango personalmente incredulo di come fosse possibile, in quegli anni, rimanere passivi e trattare con sufficienza artisti di quel calibro. Piero Ciampi, Nick Drake, musicisti e poeti confinati a vivere ai margini di uno star system che già allora (forse proprio da allora) imponeva dettami serrati e poco spazio lasciava alla libera espressione. È stato significativo scoprire che questa testimonianza di vita a tratti straziata sia stata in qualche modo di insegnamento e di ispirazione per qualcuno. Mi chiedo che ne sarebbe stato di Piero Ciampi se avesse avuto a disposizione l’immediatezza della comunicazione di oggi. Me lo domando ma forse conosco già la risposta.
Alcuni di noi si portano dentro un immenso peso di vivere che nessun traguardo o contratto o collaborazione può sollevare. Una cupa malinconia derivata uno sguardo senza filtri sulla società, una sensibilità che ti ferisce e punge la pelle come una coperta di spilli alle quali solo le calde e ammalianti profumate note del vino donano conforto. Questo era Piero e questo sarebbe stato Piero oggi.
Articolo e foto di Andrea Scarfì