Anche per quest’anno il miracolo è avvenuto: Massimiliano Mangoni, presidente del Premio Ciampi, insieme ad Antonio Vivaldi e Riccardo Gioli, sono riusciti ad organizzare una serata memorabile al Teatro Goldoni di Livorno, che il 16 dicembre scorso è stato affollato da oltre mille persone giunte ad ascoltare i vincitori del prestigioso Premio, quelli del premio alla carriera e quelli che hanno ricevuto una menzione speciale da parte della giuria. Quattro ore di incontro, di condivisione, di musica dal vivo e di emozioni che rivivremo anche nel 2024, questo è l’augurio di tutti i presenti e di tutti gli appassionati della canzone d’autore in genere, oltre che delle canzoni di Piero Ciampi, che hanno avuto il ruolo di fare da collante fra artisti diversi per formazione, forma espressiva, età e provenienza. L’edizione di quest’anno, la ventiseiesima, è stata dedicata agli outsiders, ovvero a quelli che, come si legge dal manifesto ufficiale, “non ce l’hanno fatta per rabbia, scelta, sfortuna o per un gesto geniale e scellerato”. A quelli, insomma, che se ne fregano di un passaggio in radio o in tv, dei talent, dei suoni da classifica e dei ritornelli che arrivano dopo 15 secondi dall’inizio della canzone. Quanti dischi abbiamo di questi artisti nei nostri scaffali?
Alle 20 e qualche minuto, riuscendo solo in parte a iniziare con una precisione da cronometro svizzero, si spengono le luci del Goldoni e si accendono i riflettori del palco; sale sul palco Marzio del Testa, percussionista e compositore volterrano, che esegue una memorabile versione di “Andare camminare lavorare” di Ciampi per batteria e computer, con suoni techno-industrial a fondersi con quelli dei tamburi, e una voce registrata che recita i tre verbi del titolo in loop. Un inizio strepitoso.
Poi è il turno di Francesco Pecs, cantautore di Ancona che mescola Pop e Rap con un’ironia sconfinata e una simpatia unica, che ha eseguito due canzoni fra le quali “Apologia del kebab”, che vi invitiamo ad ascoltare se non l’avete ancora fatto.
Terzo a salire sul palco il cantautore romano Lorenzo Lepore, menzione speciale della giuria, che ho avuto la fortuna di conoscere come vicino di poltrona a un concerto di De Gregori al Teatro della Garbatella. Mi disse, con una modestia fuori dal comune, che anche lui stava provando a scrivere qualche canzone, e quando dopo poco tempo l’ho visto vincere premi su premi, essere ospitato in trasmissioni prestigiose come quella di Fiorella Mannoia, e pubblicare il suo gioiellino “Fuori onda” sono stato felicissimo. Al Goldoni ha eseguito due brani, bellissimi: “Finalmente a casa” e “Meglio così”. Originale, ispirato ed emozionante.
Il cantautore siciliano Matteo Troilo è stato il quarto a esibirsi, proponendo un’ottima rilettura di “Cosa resta”, vincitrice ex-aequo del premio come miglior cover di Piero Ciampi, e una sua canzone intitolata “Vento d’Africa”, ispirata dal canto di un muezzin ascoltato per giorni durante un soggiorno in Africa.
Emozionatissima e un po’ impacciata, Dalia Buccianti, originaria di Venturina e anche lei premiata con la targa della menzione speciale della giuria, appena ha iniziato a suonare la sua Martin si è letteralmente trasformata in una veterana dei palchi, e ha eseguito due canzoni sorprendenti, “Questa primavera” e “La fine di tutti”, intime e ottimamente arrangiate. Un altro nome da tenere d’occhio sicuramente.
Premio speciale per Porfirio Rubirosa e per il suo cantautorato surreale, che ha evidentemente, e come dargli torto, Fabrizio De André fra le principali fonti di ispirazione. La sua “Un iracondo”, che già dal titolo ricorda un episodio di “Non alla terra, non all’amore né al cielo”, è stupenda ed è accompagnata un gran bel videoclip. L’altro brano presentato, “La confusione”, rappresenta bene l’altra faccia della medaglia, quella più ironica e sarcastica. Un premio sicuramente meritato.
Premio come miglior cover anche per Giorgio Mannucci, musicista livornese già nei Mandrake e autore di due ottimi album solisti. Premio ricevuto per “L’amore è tutto qui” riletta nel suo stile alt-rock dalle influenze british, a cui ha aggiunto l’esecuzione di “Ardenza mare” tratta dall’ultimo lavoro “Scoprire”, con la quale ha coinvolto con successo tutto il teatro a fischiettare.
Jennà Romano ha incantato la platea e i palchetti portando sul palco con lui prima Lucia Rango a eseguire la meravigliosa “Non chiedermi più” di Ciampi e “Se resti ancora un po’” tratta dall’album in uscita a gennaio, poi Patrizio Trampetti della Nuova Compagnia di Canto Popolare a cantare con lui “’O sud è fesso” e “Ha tutte le carte in regola”. Il set più corposo della serata, ma anche uno dei più emozionanti.
Poi è toccato al vincitore assoluto dell’edizione del Premio, Eugenio Sournia, che si è visto assegnare anche la targa come miglor cover dell’anno ex-aequo per “L’ultima volta che la vidi”, una delle cose migliori di tutta la serata. Le altre due canzoni eseguite, bellissime, fanno parte dell’ep d’esordio di Sournia, primo disco pubblicato dopo la fine dell’esperienza con i Siberia, del quale abbiamo parlato nella nostra. Si chiamano “Dignità” e “Il dolore è una porta”, e lasciano presagire un futuro luminoso.
Il primo premio alla carriera della serata è stato assegnato ai Not Moving, storica formazione garage italiana attiva da quasi 40 anni, che ha infiammato il pubblico con un set purtroppo troppo breve. Tre canzoni esplosive, fatte di rabbia, energia, potenza e bellezza. Con Lilith che sembra ancora una ragazzina e Dome La Muerte che con la sua Epiphone disegna riff memorabili.
Per la prima volta viene assegnato un premio alla carriera postumo, per l’artista Kevin Coyne cantante, compositore, pittore e scrittore inglese scomparso nel 2004. A ritirarlo il figlio Robert, che ha anche eseguito due canzoni del padre, due gioellini in bilico fra Blues e quel cantautorato inglese di ispirazione barrettiana che tanto amiamo.
Altro premio alla carriera per i Marlene Kuntz, presenti al Goldoni con Cristiano Godano e Riccardo Tesio, che hanno eseguito tre brani in versione acustica, che hanno mantenuto intatta la loro forza espressiva e la loro bellezza.
Il pubblico ha riservato loro un’autentica ovazione, e chissà che con il tour che stanno per intraprendere e che festeggerà i 30 anni di “Catartica” non capitino anche da queste parti.
L’ultima mezz’ora della serata è stata dedicata a una chiacchierata, moderata da John Vignola, con i CCCP Fedeli alla Linea, che di recente hanno inaugurato una mostra a Reggio Emilia e ripubblicato tutti gli album della loro discografia, a 40 anni dall’esordio con “Ortodossia”. Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Fatur e Annarella hanno spiegato cosa li ha mossi a tornare insieme, ad accettare di suonare a Berlino e a riesumare il logo CCCP dopo tutto questo tempo.
Nessuna operazione nostalgia, solo quattro vecchi compagni che si sono ritrovati e inaspettatamente hanno ritrovato la voglia di far quadrare questi quattro decenni in una festa finale, che speriamo sia più lunga di quanto immaginiamo. I CCCP ritirano il premio alla carriera, ma prima di andarsene Zamboni imbraccia la sua Martin e inizia a suonare “Annarella”. Ferretti attacca a cantare insieme a tutto il pubblico, che si alza dalle poltrone e si riversa sottopalco in estasi.
Il modo migliore per concludere la ventiseiesima edizione del Premi Ciampi, sempre in prima linea a cercare nuovi talenti e a rendere omaggio a chi ha accompagnato anni e anni dei nostri ascolti di note e parole. Arrivederci alla ventisettesima edizione.
Articolo e foto di Michele Faliani
Set list Premio Ciampi 2023
Andare camminare lavorare – Marzio del Testa
Apologia del kebab – Francesco Pecs
(Unknown) – Francesco Pecs
Finalmente a casa – Lorenzo Lepore
Meglio così – Lorenzo Lepore
Cosa resta – Matteo Troilo
Vento d’Africa – Matteo Troilo
Questa primavera – Dalia Buccianti
La fine di tutti – Dalia Buccianti
La confusione – Porfirio Rubirosa
Un iracondo – Porfirio Rubirosa
L’amore è tutto qui – Giorgio Mannucci
Ardenza Mare – Giorgio Mannucci
Il soffio di una candela – Jennà Romano
Non chiedermi più – Jennà Romano & Lucia Rango
Se resti ancora un po’ – Jennà Romano & Lucia Rango
‘O sud è fesso Jennà Romano & Patrizio Trampetti
Ha tutte le carte in regola – Jennà Romano & Patrizio Trampetti
Dignità – Eugenio Sournia
L’ultima volta che la vidi – Eugenio Sournia
Il dolore è una porta – Eugenio Sournia
Sinnerman – Not Moving
Baron Samedi – Not Moving
Love beat – Not Moving
Sugar daddy – Robert Coyne
Dark dance hall – Robert Coyne
Lieve – Marlene Kuntz
La canzone che scrivo per te – Marlene Kuntz
Nuotando nell’aria – Marlene Kuntz
Annarella – CCCP Fedeli alla Linea