21 novembre, una vera notte buia e tempestosa, come direbbe il celebre bracchetto. In Toscana il maltempo è davvero impressionante, ma non posso perdermi il Premio Ciampi, a Livorno, soprattutto in questa magnifica edizione. Mi metto dunque in strada con larghissimo anticipo, guidando a 50 all’ora fino alla città labronica. E, sempre come direbbe il celebre bracchetto, all’improvviso, ovvero appena riesco a metter piede nel Teatro Goldoni, “rimbombò” un concerto. E che concerto!
Ciampi sfuggiva alle definizioni, ed è proprio questo il fil rouge della serata, dove gli artisti non sono interessati a etichette di genere e logiche di mercato perverse. È la seconda serata dell’evento, quella del gran finale sul palco principale, preceduta dai tanti appuntamenti del pomeriggio. Ci aspettano le esibizioni di Marco Rovelli, Nicole Coceangig, Nathalia sales con Pino Pavone, Nada, Teho Teardo con Blixa Bargel, Micah P. Hinson, Daniela Pes e i Massimo Volume. Questo è il menù musicale, ma ci saranno altri premi e interventi culturali di grande spessore.
“Siamo in cattive acque” è il titolo dell’edizione 2024, una fotografia dei nostri tempi e la riconferma che il Premio Ciampi si schiera con chi prova a fare argine con la creatività, l’originalità e la passione, contro le cattive acque in cui naviga il mondo dello spettacolo disinteressato a ogni forma espressiva non piegata alle sue regole, quelle solo e soltanto del dio denaro, senza produrre cultura.
Ore 20:00 e una manciata di minuti, la serata ha inizio, condotta magistralmente da Paolo Pasi, con i giusti tempi e il giusto passo, che ha reso l’evento ancora più piacevole.
Il primo sul grande palco è Marco Rovelli, vincitore del premio per la miglior interpretazione di un brano di Piero Ciampi, “Fino all’ultimo minuto”, realizzata insieme a Mario Monti. Rovelli introduce se stesso come sono più uno scrittore che un musicista, sono qui perché ho scritto un librodisco o un discolibro, come volete, dal titolo “L’attesa”, che contiene appunto la cover.
Dopo due brani di Rovelli, nel cambio palco un ricordo e un omaggio a Claudio Lolli e al libro scritto su di lui.
Sulle assi sale la giovanissima cantautrice friulana Nicole Coceangic, vincitrice del Concorso nazionale Premio Ciampi. In uscita a breve il suo primo lavoro, cantato nella sua lingua, sarà un concept album che racconta la storia di Zora, una ragazza, non reale ma realistica, che cerca di attraversare la rotta balcanica per arrivare in Europa, travestendosi da uomo e con tanta tristezza nell’anima.
Nicole ci propone tre brani, che riescono a mutare totalmente la platea, con il suo lirismo pregno di emotività. Ci commuoviamo per la sua interpretazione, e ancora una volta la musica di qualità riesce a parlarci anche se non capiamo le parole in friulano. Artista da seguire nei suoi sviluppi.
Il presentatore stavolta nel cambio palco ci ricorda come il Premio Ciampi sia non solo alla memoria di Piero, ma anche dedicato a due grandissimi giornalisti musicali scomparsi, Michele Manzotti e Ernesto De Pascale. La prossima artista viene preceduta da un omaggio a Gian Franco Reverberi, scomparso l’8 gennaio di quest’anno, una delle figure determinanti nella nascita della canzone d’autore italiana e padre spirituale del Premio Ciampi, di cui fu amico fraterno. Sul palco i figli e il fratello Gian Piero, altro personaggio di rilievo nella storia della nostra canzone, al quale è stato consegnato un premio alla carriera.
Segue Nathalia Sales, brasiliana ma naturalizzata livornese; canta un primo brano su basi, e poi “L’ultima innocenza” scritto per lei da Pino Pavone, amico e collaboratore di Ciampi, che sale sul palco insieme a lei e a musicisti, per un momento di condivisone musicale, accompagnato da alcuni racconti su Piero.
La serata entra nel cuore del Premio con l’attesissima presentazione in anteprima assoluta del disco di inediti di Piero Ciampi, dal titolo “Siamo in cattive acque”, che prende spunto proprio da un’annotazione in fondo alla rubrica telefonica di Piero, recuperata da Enrico De Angelis, che ha curato tutti gli aspetti della pubblicazione. Una sorprendente raccolta di canzoni inedite dalla viva voce del cantautore livornese, undici brani mai ascoltati prima e altri ventuno con significative varianti, nella musica o nei testi, di canzoni già note. In tutto 32 tracce con un booklet di 72 pagine, pubblicato in cd e vinile da Squilibri Editore proprio in data odierna. Ne ascoltiamo un estratto, mentre sul maxi schermo del teatro sono proiettate fotografie suggestive, di Piero e di Livorno.
Salire sul palco dopo un momento così non è facile, ma è la volta di Nada, e l’emozione che aleggia sospesa nel teatro non solo non si interrompe, ma si fortifica. Nada aveva 18 anni quando incontrò Ciampi, era il 1972, e la collaborazione portò alla creazione del suo disco “Ho scoperto che esisto anch’io”, uscito l’anno successivo.
Ci racconta con dettagli il suo primo incontro con il poeta, e come sia riuscito a cambiarle totalmente le prospettive musicali, indirizzando la sua carriera verso la canzone d’autore e verso la scrittura dei propri brani. Ho lavorato a Roma con Ciampi; in quei due intensi anni grazie a lui ho iniziato a scrivere, a capire l’importanza della parola, a esprimere le mie sensazioni con le mie parole. Dopo di lui ho iniziato a lavorare su me stessa e sulla parola e ad amare davvero il mio lavoro e quello che faccio.
Ripresenta, cantando sulle basi originali riscoperte recentemente, due canzoni di quell’album storico. Nada è Nada, le sue performance sono uniche, trascendono generi e epoche, canta sempre con tutta se stessa, anima e corpo. È difficile riambientarsi nel teatro una volta che Nada lascia il palco, e forse spezza un po’ il ritmo la consegna del Premio Ciampi a fumetti, che quest’anno è andato all’artista catanese Fumettibrutti, per il suo coraggio “ciampiano” di dare voce ai propri pensieri. Fumettibrutti legge un estratto dal suo ultimo libro, accompagnata dalla proiezione dei disegni e da tanta provocazione. Ci lascia molto da pensare.
Si ritorna alla musica con Teho Teardo e Blixa Bargeld, ai quali viene consegnato un premio speciale per la loro capacità di unire ricerca sonora e intensità espressiva.
E i due artisti ce ne danno subito un assaggio esibendosi in quattro brani dal loro ultimo lavoro, “Christian & Mauro”, uscito solo il 25 ottobre (la nostra recensione).
La presenza scenica e il carisma di Blixa sono di forte impatto, la voce riempi il teatro in ogni pertugio, mentre Teho apparentemente suona solo la chitarra, ma in verità miscela suoni sperimentali dalla console alla quale la sei corde è agganciata. Un concerto da vedere per intero (noi l’abbiamo visto a Bergamo, nell’ultima data del tour italiano autunnale – il nostro report).
È poi la volta di Micah P. Hinson, cantautore e chitarrista texano noto per la sua miscela esoterica di Americana e Folk, ma molto legato alla poetica di Ciampi, tant’è che lo omaggia, dopo aver eseguito 3 sue canzoni dall’album in uscita il 2 dicembre “I Lie To You”, con una cover di “L’amore è tutto qui”, da lui tradotta e cantata in inglese. Per l’occasione si toglie il cappello, un segno di assoluto rispetto.
Prima dell’ultima tornata di musica d’autore, assistiamo alla consegna del premio di poesia “Valige Rosse”, come sempre articolato in due sezioni, quella italiana – premio a Vincenzo Frungillo – e quella straniera – premio a Ellen Deckwitz, poetessa olandese.
Si arriva a quello che per me è stato il momento più alto della serata: dalle quinte esce Daniela Pes, anche per lei premio speciale. Daniela non parla, è concentratissima, come sappiamo è un’artista totalmente fuori dagli schemi, non solo per la sua originalissima musica, ma anche come approccio alla promozione della sua arte.
Sono solo quattro brani anche per lei, ma restiamo sospesi nel tempo e nello spazio. La sua performance è di una bellezza e di un’intensità irraccontabile. Stavolta si accompagna soltanto con una Stratocaster e la sua voce, niente elettronica.
Eppure, i brani di “Spira” prendono vita con lo stesso spessore, anzi, sono ancor più valorizzati dalla base scarna, pochi accordi, che sottende la sua voce. Faccio fatica a fotografare, sono paralizzata da tanta bellezza. Piango, non so perché, ma mi succede anche ogni volta che ascolto “Spira”. Questo è il potere della musica bella.
È difficile passare poi al Rock, ma ci riusciamo senza sofferenza poiché il premio alla carriera va a una band di culto che ha saputo navigare le acque torbide del genere in italiano senza svendersi o fare compromessi. Ci sono i Massimo Volume, musicisti che hanno saputo osare, rinnovare, sfidare. La loro performance è composta, ma nonostante la grande distanza che li separa dal pubblico (il palco del teatro è molto profondo e gli artisti sono stati tutti posizionati nella metà di fondo), come sempre riescono a connettersi con il pubblico, raggiungendo ognuno di noi come se incontrassero vecchi amici. Quando la musica è indipendente, sana, non costruita per piacere e per vendere ma esprimersi artisticamente, accade la magia.
E magica è stata questa edizione del Premio Ciampi. Non ci resta che attendere il 2025 per tornare a Livorno.
Articolo e foto di Francesca Cecconi