A un anno dall’ultima edizione di “Rinascimento Violento” torna in casa Viper Theater il terzo appuntamento dell’anno del Firenze Metal, che questo 16 novembre ha portato nel club fiorentino una squadra di cinque gruppi all’insegna del Metal più brutale e tecnico. Sul palco si susseguono nomi storici del panorama Metal estremo dello stivale e formazioni più recenti, culminando infine con i capolista Fleshgod Apocalypse, tutto condito da un atmosfera conviviale e scherzosa ed un organizzazione millimetrica.
Apocalyptic Salvation
Il duro compito di scaldare i fan in ingresso nel club sono gli Apocalyptic Salvation, band trash/death metal reggiana che apre il festival senza esclusione di colpi, sparando sul pubblico ancora rado un muro di suono furioso condito da breakdown pesanti e il growl del vocalist Sandro Capellini, sostenuto da Alan Denti alla batteria, Fausto Martinelli e Gabriele Principe alle chitarre e Giovanni Morsiani al basso.
Il gruppo – con più di 15 anni di attività – in 20 minuti è riuscito a dare un’idea di che pasta sono fatti, facendo assaggiare al pubblico qualche traccia del loro primo album ufficiale uscito l’anno scorso “L.O.V.E.”.
Inner Code
La giostra continua con gli Inner Code, nuove leve del Metal fiorentino che portano sul palco del Firenze Metal un Electro Metalcore veloce e senza compromessi. Iniziano l’esibizione – la prima in assoluto con il nuovo cantante – trascinandolo sul palco bendato, scortato dagli altri membri in tenuta militare.
Nonostante la giovane età dei membri ma anche del gruppo in se, attivo dal 2009, la presenza scenica non manca tra cambi di costume e la presenza inusuale sul palco di una console da Dj. Lo show è movimentato e tra il pubblico in crescita si cominciano a muovere i primi poghi e circle pit.
Il nuovo vocalist fa il battesimo del fuoco con uno scream acuto e parti più melodiche, e nonostante alcuni problemi tecnici all’auricolare lascia decisamente una buona impressione lasciandoci incuriositi su come si evolverà la formazione con la sua presenza.
Subhuman
Rapidissimo cambio di strumentazione e varcano le quinte i Subhuman, gruppo storico del panorama estremo italiano che dal lontano 2001 portano un Trash Death brutale e dissacrante.
Dagli strumenti sobri e monocromatici esce un sound pesante ed estremo, riff martellanti e tanti blastbeat che scatenano gli spettatori ormai infervorati in un pogo sempre più veloce e caotico che arriva all’apice quando il cantante Fabrizio Ferzola chiede al pubblico – scherzando – se volessero un croccantino, e una volta accertatosi che la risposta fosse abbastanza rumorosa lancia dal palco un orca gonfiabile che, come benzina su un fuoco, trasforma il centro del teatro in un maremoto di capelli, sudore e risate.
Osservando il pogo da poco distante non posso che essere dispiaciuto di non essere lì in mezzo alla marea, ma la tristezza è solo un ricordo lontano vista l’adrenalina della serata e la simpatia del gruppo che non perde occasione per scherzare con il pubblico.
L’esibizione dei Subhuman segna il punto di non ritorno della serata, e l’unico difetto tangibile è che è durata troppo poco e ne avremmo voluti e ancora, ma comunque la scaletta dell’evento non ci lascerà a bocca asciutta.
Graveworm
A dare il cambio ai Subhuman infatti arrivano i Graveworm, formazione italo-austriaca con quasi tre decenni di attività alle spalle, che dopo 10 anni dall’ultima comparsa sul palco del club fiorentino tornano in grande stile portando il loro Symphonic Black Metal veloce e tecnico, iniziando l’esibizione con dieci minuti filati di musica senza fiatare o lasciare tempo per respirare.
Il suono è preciso e scandito, la tecnica e la presenza scenica sono dati di fatto dimostrati anche dal fatto che dal pubblico si levano di continuo richieste canzoni o semplicemente incitamenti al gruppo, mostrando una fanbase solida e fedele.
L’impatto dei Graveworm si fa decisamente sentire, anche perché a differenza delle esibizioni precedenti il gruppo altoatesino ci martella dal palco per quasi un’ora tra cavalcate epiche e growl acidi, ma soprattutto un turbine di capelli; difatti la prima cosa che è saltata all’occhio appena montati sul palco sono le foltissime chiome che roteano come mulini in perfetta sincronia a tempo con pesantissimi riff black, in quel momento più che altri mi sono pentito come non mai di aver rinunciato ormai diversi anni fa ad avere una chioma cosi.
Chiudono l’esibizione al meglio spartendo la calca sottopalco come in un racconto biblico aizzando un wall of death degno di questo nome.
Fleshgod Apocalypse
Arrivati agli ultimi ospiti di questo Rinascimento Violento la tensione è palpabile, e mentre viene allestito il palco tra teschi, candelabri e l’ immancabile pianoforte, l’attesa si fa grande, complice anche la musica di sottofondo che dai grandi classici del metal è passata a Vivaldi creando l’atmosfera giusta per il trionfale ingresso dei Fleshgod Apocalypse.
La formazione perugina propone per la prima volta dal vivo in Italia i pezzi del loro nuovo album “Opera” insieme ad una selezione di brani meno recenti.
Vedere i Fleshgod Apocalypse dal vivo è sempre un esperienza molto immersiva e teatrale e questa volta più che mai: gli assoli fulminei di Fabio Bartoletti, il basso inarrestabile del cantante Francesco Paoli accompagnati dal pianoforte di Francesco Ferrini e da Eugene Ryabchenko, il rullo compressore che per oltre un’ora ha martellato il pubblico con una batteria tremendamente veloce e articolata.
Ultima ma non per importanza ovviamente Veronica Bordacchini, soprano fiore all’occhiello del gruppo che li rende una realtà più unica che rara forse nel panorama estremo condendo le frenesie del gruppo con una componente operistica che completa la formazione.
Lo spettacolo è orchestrato alla perfezione, dalla scenografia ai costumi di scena, i suoni – fedelissimi alle registrazioni in studio – fino alle numerose gag e interazioni col pubblico che raggiungono il momento più bello quando, dopo essere stati istruiti dall’abile batterista sui passi da seguire, viene chiesto al pubblico di danzare.
Sul finire dello show i Fleshgod non si fanno cogliere impreparati e tirano fuori gli assi nella manica, suonando “The Fool” e “The Violation” scatenando l’atto finale del pogo di questa edizione del Firenze Metal. Il vero atto finale di questa opera però ancora doveva arrivare quando dopo un breve discorso preparativo da parte del cantante, questo decide che è giusto chiuderla in caciara, con un circle pit più velocissimo sulle note di “Blue (Da Ba Dee)” degli Eiffel 65 in chiave decisamente brutale.
Un finale inaspettato ma sicuramente apprezzato tra gli ultimi poghi che concludono questa edizione del Firenze Metal.
Articolo di Tommaso Chiarusi, foto di Simone Tofani
Set list Subhuman
- Intro
- Profondo Rozzo
- Trenta Denari
- L’Atroce Scommessa
- Necrofilia
- Infamia e Potere
- Nata Troia
Set List Graveworm
- Legions
- Empire
- Escorting
- Dreaming Beauty
- Dead Words
- Demonic Dreams
- Downfall
- Hateful Design
- Resistance
- In Honor
Set List Fleshgod Apocalypse
- Ode to Art (de’ Sepolcri)
- I Can Never Die
- Healing Through War
- Sugar
- Minotaur (The Wrath of Poseidon)
- No
- Morphine Walz
- Prologue
- Epilogue
- Bloodclock
- The Fool
- Pendulum
- The Violation
- Blue (Da Ba Dee) (Eiffel 65 Cover)