Il “Dragon Tales Tour” ha fatto tappa a Brescia al Teatro Clerici il 27 novembre. Una formazione speciale, che debutta live proprio nel Belpaese, e che sul palco della Leonessa è andata in scena per la seconda volta dopo il debutto in provincia di Novara, a Fontane D’Agogna. Sul palco, accanto al chitarrista Robben Ford, una vera all-star band formata da Darryl Jones, storico bassista dei The Rolling Stones, Larry Goldings alle tastiere, e Gary Husband alla batteria.
Robben Ford, chitarrista, cantante e compositore californiano, è considerato uno dei chitarristi più influenti e versatili della sua generazione. Nell’arco della sua carriera ha collaborato con leggende della musica come Joni Mitchell, Miles Davis, George Harrison, Bonnie Raitt, Michael McDonald e Bob Dylan.
I compagni di palco vantano anch’essi collaborazioni importanti, fra le quali The Rolling Stones, James Taylor, Norah Jones, John Scofield, Elvis Costello, John Mayer, Jeff Beck, Billy Cobham, Level 42, John McLaughlin e Allan Holdsworth. Questo a sottolineare come la qualità intrinseca dei musicisti sul palco non sia in discussione.
Una formazione di altissimo livello, dunque, messa insieme appositamente per questi concerti italiani. Il progetto “Dragon Tales”, che a breve si concretizzerà anche in un album, nasce infatti per celebrare Jeff Beck. E l’Italia è il Paese scelto per questo omaggio unico. Non un progetto di cover, sia chiaro, ma un vero omaggio musicale, e cioè compositivo, dove l’arte di Beck risuona nei brani, in gran parte inediti, che il gruppo ha portato al Teatro Clerici (e poi in altre date in giro per la Penisola). Non sono mancate, ovviamente, le interpretazioni di alcune – poche – composizioni del grande chitarrista inglese scomparso nel 2023 – e che in provincia di Brescia, al Vittoriale di D’Annunzio, aveva suonato poco prima di spegnersi – ma lo spettacolo è costruito soprattutto con alcuni brani inediti.
Di Jeff Beck sono tre le canzoni eseguite, e cioè i grandi classici, “Behind The Veil”, “Goodbye Pork Pie Hat” e “Big Block”, brani che hanno strappato applausi veri, sentiti e calorosi, a sottolineare come anche questa volta – come nel caso del recente live di Pat Metheny, – il pubblico di Brescia del Clerici sia preparato, attento e capace di apprezzare queste proposte non proprio mainstreaming.
Il filo rosso di questa proposta live è lontana dal blues a tinte funky di Robben Ford. Per certi versi si avvicina al live, di qualche anno fa, “Lost in Paris”, quanto meno per le prime tracce di quelle registrazioni del 2016. In questo progetto, però, la differenza la fa la commistione, e cioè l’anima jazz, che è presente grazie al tocco di Gary Husband alla batteria, bilanciata da un Hammond corposo suonato da Larry Goldings.
Fra questi due estremi Ford, che propone il suo tradizionale sound pungente – frutto di una strumentazione particolare, legata cioè agli speciali amplificatori prodotti e creati in modo artigianale – che a Brescia, ma credo in tutto questo tour, è stato esaltato da un volume che porta la sua sei corde sempre in primo piano. Il risultato, con l’aggiunta dell’anima blues del basso di Darryl Jones – ricordate il suo mood nella tetralogia “Voodoo Lounge”, “Bridges to Babylon”, “A Bigger Bang” e, soprattutto, nel gioiello “Blue & Lonesome” (2016)? ecco, appunto… – è la risultante di un mix contaminato che, senza dubbio, necessita di rodaggio sul palco, ma che in studio non mancherà di essere compatto e ben amalgamato.
A Brescia, quanto meno per la parte live, il quartetto è apparso ormai sull’ottima via per raggiungere quella sintesi che necessitano questi mondi sonori che, pur se gemmati da un fusto comune, hanno vita e anima propria. Perno di questa esperienza è senza dubbio Robben Ford, che dai tempi di Miles Davis – erano gli anni ’80, quelli del Davis contaminato su tutti fronti – sa come gestire questi suoni.
La parte inedita, dunque, mostra questi tratti di forti e massicce contaminazioni, e a Brescia ha saputo strappare lunghi applausi. Nel finale c’è spazio per alcuni rilettura, come “Jealous Guy” John Lennon, che vede Robben Ford impegnato anche come cantante, e “Wade In The Water” di Ramsey Lewis, brano che sapora di atmosfera biblica anche in questa versione a tinte jazz-blues. Sempre nel finale, prima del bis con “Octavia”, l’ottima versione di “I Make My Own Weather” dello stesso Ford, dove finalmente il sound jazz-funk che lo caratterizza, emerge e sommerge la platea.
Un progetto che, come il buon vino, può solo migliorare, crescere e diventare un concerto da non perdere. Fortunate le mille e poco più persone di Brescia che hanno potuto assistere a un divenire musicale che, a breve, data la qualità dei musicisti sul palco, troverà la quadratura del cerchio, perdendo però questo fattore sonoro in divenire, in fieri, che ha però caratterizzato la magica serata bresciana.
Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana
Dragon Tales by Robben Ford Brescia 27 novembre 2024
- The Light Fandango
- Blues in MD
- What’s In The Phryg
- Behind The Veil
- Goodbye Pork Pie Hat
- Big Block
- Two Shades of Blue
- Feeling’s Mutual
- Jealous Guy
- Remedy
- Wade In The Water
- I Make My Own Weather
- Octavia