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Robert Plant e Suzi Dian live Brescia

Dal vivo la sua visione della musica, già messa in chiaro in 18 album dove ha esplorato generi e mondi musicali

Per il tempo della lettura di questo pezzo, dedicato all’ultima tappa del mini tour italiano di Robert Plant e Suzi Dian con il progetto Saving Grace, concerto che si è tenuto a Brescia al Teatro Clerici (ex Morato) il 23 ottobre, chiedo di dimenticare il fatto che Plant sia stato il cantante dei Led Zeppelin. Proviamo a fare questo sforzo.

Sul palco di Brescia, dunque, i Saving Grace, il progetto che vede schierati Suzi Dian (voce), Oli Jefferson (percussioni), Tony Kelsey (mandolino, baritono e chitarre acustiche), Robert Plant (voce) e Matt Worley (banjo, chitarre acustiche e baritono, cuatro), formazione che ha fatto il suo debutto all’inizio del 2019. Tornano in Italia, dopo un primo giro di concerti nel 2023, quando però la matrice della loro proposta era decisamente più Folk e Country. La scaletta, fra l’altro, vedeva proporre, nel 2023, parte dell’ultimo album di Plant e Krauss, secondo capitolo di quel fortunato, e splendido, “Raising Sand” del 2007.

Questa volta, invece, il repertorio è stato pescato qua e là da vari generi ed esperienze. Si va dai lavori solisti di Plant fino ai Low; da Merle Haggard a Change McCoy. Senza scordare i Led Zeppelin. Insomma, una gamma vasta di esperienze musicali che, dette così, fanno pensare a uno spettacolo che non possa stare insieme, se non per dissonanza.

E invece… e invece la magia c’è stata, ed è stata splendida. Per questo ho fatto quella specifica richiesta all’inizio. Perché Plant, con questa band che rappresenta una delle sintesi migliori che ha portato in tour, è apparso completamente a suo agio. La tenuta dello spettacolo, 15 canzoni (ma in realtà 16, e vedremo il perché), ha dimostrato che c’è grande solidità, unione, affiatamento e coerenza, pur se quello che è stato portato in scena era materiale sonoro di epoche e matrici diverse.

La grandezza del Plant solista, sempre offuscata dal Plant cantante degli Zeppelin, è ora che, a 76 anni compiuti, venga riconosciuta. Siamo davanti a un artista che non ha mai portato in scena la macchietta di se stesso. Plant è andato avanti; ha toccato generi ed esperienze musicali varie, e ha sempre dato il meglio di sé.

Saving Grace, dunque, è la sintesi di tutto questo, e in questa nuova declinazione è stato uno show capace di essere più rock, e meno country del 2023, ma comunque compatto, e che ha dimostrato come Plant non solo sia un grande interprete, ma anche un artista capace di far suoi mondi musicali distanti da lui. Insomma, vedere i Low in scaletta, per esempio, è proprio ciò che non ti aspetti, e “Everybody’s Song” funziona in modo splendido perché resta un pezzo rock graffiante, pur se perde la sua natura underground e post-rock.

Se poi si considera che lo spettacolo è iniziato con uno sguardo al passato, e cioè con “The Cuckoo” degli Hem, band folk-rock-indie di New York, brano del 2001, che ha permesso subito di riprendere il filo musicale lasciato nell’estate del 2023. Suoni soft, country, da festa di paese, con il banjo di Matt Worley che fa sognare per la pulizia del suono con il quale si presenta ogni tocco di dita e plettro sulle corde. Sembra davvero difficile che il tutto possa funzionare.

Subito, però, si entra in un mondo musicale diverso da quello del 2023, con “Let the Four Winds Blow”, presa da “Mighty Rearranger”, disco di Robert Plant, uno dei vertici della sua produzione. Canzone che già nella versione originare profumava di “Saving Grace”.

A questo punto non si può che salire, e questo succede con una versione di “Friends”, da “Led Zeppelin III”, che coinvolge tutto il pubblico che tiene il ritmo, con le mani per uno dei ritornelli più conosciuti dell’Olimpo del Rock, con “We Will Rock You”. La voce del 76enne Plant fa dimenticare le alture che caratterizzavano la versione originale. Stessa cosa per “The Rain Song” e “Four Sticks”, sorpresa della sera (ma non del tour, dato che è fra le canzoni che possono finire sul palco).

Nel finale arriva anche “Gallows Pole”, ma nel mezzo Plant regala un bell’excursus di “Black Dog”, nella splendida versione blues che da anni porta in tour, con tanto di battuta sul momento del famoso “ahah – ahah”. Il pubblico, infatti, esonda e si allarga alla parte che spetta in realtà a Plant. Lui redarguisce gli astanti, ridendo, e ricordando che io canto quella parte. Poi tutto torna a fondersi con “Gallows Pole”, con una coerenza sonora davvero compatta.

Nel mezzo c’è spazio per tutto, e cioè per un Plant che accompagna da pura seconda voce Dian, in “As I Roved Out” di Cara Dillon; per un’ottima fisarmonica e percussioni varie in “House of Cards” di Richard & Linda Thompson, altra canzone distante anni luce dagli Zeppelin, da Plant, dai Low, e che però, in questo contesto, funziona, e il gruppo la rende parte integrante di un mood sonoro davvero ben forgiato. Per capirci, su Spotify ascoltatevi la playlist del tour, formata dalle canzoni originali. Vi sembrerà la classica lista di brani pescate con metodo Dadaista, e cioè senza alcun criterio di continuità e di coerenza sonora.

Invece il tutto si tiene, e c’è anche spazio, per esempio, per “It’s a Beautiful Day Today” dei Moby Grape, gruppo della West Coast degli Usa, che ascoltata nella versione originale a tutto fa pensare tranne al fatto che Robert Plant la possa fare sua.

Insomma, è ormai chiaro che il focus di questa recensione è che Robert Plant ha una cultura musicale molto più vasta di quella che tutti noi continuiamo, anche a 76 anni, a cucirgli addosso. La sua carriera negli Zeppelin si è chiusa (a eccezione di sporadiche reunion) nel 1980, dopo 12 anni di grazia divina. Da allora si parla di 44 anni di carriera altra, diversa e che, però, si continua a voler offuscare e considerare come minoritaria. Credo sia disonesto. In questo tour porta in scena un repertorio eterogeneo, e solo un vero grande artista, interprete e conoscitore della musica, può riuscire a far funzionare.

Questo è quello che ha fatto Robert Plant affiancato da una band minimale, ma capace di valorizzare la sua voce e la sua visione della musica, già messa in chiaro in 18 album, dove ha esplorato generi e mondi musicali. Tutta questa ricchezza è stata messa nella scaletta, ed è la forza di questo ottimo progetto musicale che Plant può portare in tour, sul modello di Dylan, all’infinito.

Poi, ovviamente, su quel palco, a 76 anni, c’è il cantante dei Led Zeppelin. Non va dimenticato, ovvio, ma neppure si deve scordare che alle sue spalle ci sono così tante esperienze musicali che è decisamente riduttivo pensarlo solo in quel ruolo. Si perde la bellezza di quello che ha saputo, e sa ancora, proporre sul palco. Come nel caso del progetto “Saving Grace”.

Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana

Set List Robert Plant e Suzi Dian Brescia 23 ottobre 2024

  1. The Cuckoo
  2. Let the Four Winds Blow
  3. Friends
  4. Move Along Train
  5. Orphan Girl
  6. Win My Train Fare Home (If I Ever Get Lucky)
  7. Everybody’s Song
  8. The Rain Song
  9. It’s a Beautiful Day Today
  10. As I Roved Out
  11. For the Turnstiles
  12. House of Cards
  13. Four Sticks
  14. Gallows Pole
  15. And We Bid You Goodnight
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