Mai visti i Sick Tamburo, confesso. Mai incrociati nemmeno per strada. Sono troppi anni che non vivo più vicino a Pordenone, dove c’erano i punk meglio vestiti al mondo, dove c’erano i loro alter ego Prozac+. Salgono sul palco dell’Auditorium Flog di Firenze come evento speciale della finale del Rock Contest 2019, il 14 dicembre. Neri e rossi, camicie e cravatte, passamontagna in testa, silenziosi si presentano con le spalle al pubblico. Hanno chitarre, basso e batteria, strumenti che fanno bene al cuore.
Partono e ai primi accordi di “Quando bevo”, Quando bevo faccio cose strane, alcune buone alcune immonde, ti spingono subito indietro a quella che era la musica alternativa italiana fino a dieci anni fa. Quelli che ci provavano senza i talent, quelli che vogliono il pogo sotto al palco, che casa loro è esattamente dove sono ora, sul palco.
A differenza di quelle dei Tre Allegri Ragazzi Morti, le loro maschere non ci guardano, servono per proteggere dalla luce, dal rumore, dalla velocità, servono per leggere il mondo dentro un angolo silenzioso e intimo. Da lì dentro i Sick Tamburo ci offrono fotografie umane ferite, diverse, disagiate, innamorate, dubbiose, vincitrici e ottimiste, come in una progressione umana da percorrere nei loro ultimi tre album. Graffiano e accarezzano i Sick, ti fanno muovere la testa e concentrare l’attenzione perché vuoi ascoltare, percepire quelle radici che in qualche modo affondano anche nel nostro variegato cantautorato.
Ce lo presentano quasi tutto il nuovo album, ci sono pezzi come “Agnese non ci sta dentro”, che è per davvero un po’ Ivan Graziani, e anche “Quel ragazzo speciale”, Di quelli che se ne vedono tanti ma nessuno è uguale, “Baby blue”, buttata per seconda nella scaletta per stimolare il movimento. Purtroppo si dimenticano “Il più ricco del cimitero”, che se la ascolti alla radio ti fermi e sorridi, ma anche “Lisa ha sedici anni” e “Mio padre non perdona”, canzoni vicine che arrivano da storie della porta accanto.
I Sick Tamburo pescano molto anche indietro, da “Un giorno nuovo” del 2014, non può mancare la canzone omonima e la liberazione di “La fine della chemio”, oltre alla canzone di apertura del concerto. Si intervalla anche un panorama sull’album “Senza vergogna”, con “L’uomo magro”, che questa volta piacerebbe a un sorridente malinconico come Jannacci, e l’incalzante “Qualche volta anche io sorrido”, benvenuto al triste mietitore che sta bussando alla porta. Il finale è affidato ad “Aiuto Tamburo” e “La mia mano sola”, del 2011, e tutto si chiude con la collaborazione con Motta di “Meno male che ci sei tu”.
Il giorno dopo, mentre tra salotto e cucina faccio le pulizie di rito, sto muovendo ancora la testa, allo stesso ritmo. Non voglio essere no, il più ricco del cimitero, non voglio portare tutte le cose che ho.
Articolo di Marco Zanchetta, foto di Francesco Bogani
Set list Sick Tamburo 14 dicembre 2019
- Quando bevo
- Baby Blue
- Uomo magro
- Andrea
- Sorrido
- Ho bisogno
- Demone
- Agnese
- Giorno nuovo
- Tim Burton
- Prepotenza
- Fiore
- Fine della chemio
- A.I.U.T.O.
- Mano sola
- Betty T.
- Meno Male