In una delle tre date italiane del tour targato Virus Concerti, gli SLIFT approdano il 20 dicembre a Bologna. Il Locomotiv è gremito di gente, la birra scorre a fiumi nell’attesa dell’inizio del concerto. Tra le luci rosse soffuse e il chiacchiericcio mi avvicino al palco nel mezzo della sua metamorfosi dalla configurazione degli opener – Valerian Swing – e quella degli SLIFT (la nostra intervista).
Il set up è particolare. Innanzitutto è pieno – letteralmente pieno – di strumentazione elettronica: pedaliere, sintetizzatori e drum machine. Il che mi colpisce, nonostante distorsioni ed effetti siano sempre stati inseriti nella loro produzione, e mi chiedo quanto sperimentale sarà questo concerto. Altra cosa che salta subito all’occhio, è che la batteria è in posizione avanzata rispetto allo standard, dividendo equamente il palco in tre sezioni e conferendo al batterista la stessa visibilità degli altri due elementi.
Il terzetto di Tolosa è composto dai fratelli Jean e Rémi Fossat (il primo a chitarra, voce e synth, il secondo al basso) e Canek Flores (batteria), tutti e tre con chiome lunghe e invidiabili, perfette per essere lanciate e agitate a ritmo.
Sono prontissima al pogo, a proteggere l’attrezzatura per portare a casa il servizio, a sgomitare per tenere la posizione, ma… il pogo non c’è. Anzi, a parte qualche pugno alzato sottopalco, il pubblico è completamente assorbito dalla musica degli SLIFT, un sound carattere fortemente stoner che richiede contemplazione, più che agitazione.
Visual psichedelici in bianco, nero e rosso rivestono la band, oltre che lo sfondo; i pattern proiettati sul volto creano maschere, distorcono i lineamenti, togliendo agli SLIFT parte della loro umanità. Il loro aspetto è in continua trasformazione nell’unicum con lo sfondo, dirompendo il pattern a ogni movimento. Il tutto contribuisce all’ipnosi generale che ha catturato il pubblico, che ascolta e osserva immerso nell’energia della loro musica come a osservare un portale su un altro mondo.
La scaletta è un viaggio attraverso un intreccio di estratti dagli ultimi due album, “Ilion” e “Ummon”, spaccato in due da un cuore di inediti – “Faker”, “Orbis Tertius” e “Secret Mirror” – legati a stretto giro al resto della più recente produzione.
L’evoluzione degli SLIFT li ha visti abbandonare le rive del Garage e Post-Punk, dominate da assoli di chitarra e voce, per avventurarsi verso le acque dello sperimentale in cui la chitarra mantiene un ruolo predominante ma la voce lascia spazio a linee ritmiche e strumentali più complesse. Il risultato è un suono ricco e intenso, a tratti epico. Ed è epico non solo nella forza evocativa dei loro brani: “Ummon” è stato associato da molti all’Odissea, da cui la realizzazione di “Ilion”, legata all’Iliade.
Jean e Rémi si muovono nella loro sezione di palco come falene in un barattolo di vetro, confinati tra le casse, la batteria e la pedaliera, completamente posseduti dalla musica. Il suono è estremamente coeso, ma allo stesso tempo è come se ognuno stesse vivendo la propria esperienza personale, la trance indotta dallo suonare. Nonostante l’onnipresente strumentazione elettronica, gli effetti e le distorsioni sono centellinati, trovando spazio nella misura giusta e rendendo il suono degli SLIFT riconoscibile dal canonico Stoner e Psych Metal.
Mi allontano dal palco per ascoltare gli ultimi brani dal fondo della sala e per godere di una visuale completa dei visual, e ben presto realizzo di essermi spostata appena in tempo: sul brano in chiusura “The Story That Has Never Been Told” le teste cominciano a saltare e i corpi a rimbalzare tra loro. Ecco, è arrivato il momento del pogo.
Articolo e foto di Linda Lolli
Set List SLIFT Bologna 20 dicembre 2024
- Ilion
- Nimh
- Ummon
- Altitude Lake
- Faker
- Orbis Tertius
- Secret Mirror
- Weavers Weft
- Lions, Tigers and Bears
- The Story That Has Never Been Told