In una calda serata fiorentina è atterrata presso la Ultravox Arena una navicella spaziale. Già perché il pilota, diciamocelo francamente e non lo si sa certo da ora, è oggettivamente un alieno, uno che proviene da un altra galassia musicale.
Steve Vai è uno dei musicisti più influenti degli ultimi 40 anni, dal suo debutto in terra italica con il tour di Frank Zappa del 1982, il nostro ha calcato più di una volta i nostri palchi richiamando sempre una grossa fetta di pubblico, raccogliendo sia fan che lo hanno conosciuto nel suo periodo hard rock (Alcatrazz, David Lee Roth, Whitesnake) sia appassionati di Zappa, fusion e musica strumentale in genere.
Si tratta più o meno del pubblico abbastanza numeroso che lunedì 4 luglio si è presentato per la data fiorentina di questo tour italiano con il quale Steve Vai promuove il suo ultimo album “Inviolate” (la nostra recensione). Corrono voci che il chitarrista americano abbia avuto un piccolo incidente che avrebbe potuto far saltare l’esibizione, evidentemente un appropriato intervento medico sembra abbia scongiurato il pericolo, sarà lo stesso Steve a confermarlo al pubblico, vero è che alla fine del concerto la sua andatura fa trasparire chiaramente i postumi di un trauma fisico di non meglio specificata entità.
Gianni Rojatti Vs Dang! apre la serata, un progetto interamente strumentale che vede il chitarrista Gianni Rojatti collaborare con i Dang!, duo formato da sax e batteria, il loro set di Rock strumentale, a cavallo fra sperimentazione, elettronica, Post Punk e Hard Rock non lascia indifferente e il pubblico apprezza.
Il set di Vai inizia con “Avalancha” tratto dall’ultimo album in studio, pezzo piuttosto aggressivo e ritmato, e infatti la sezione ritmica spinge di brutto, Steve, look total black e Ibanez con segnatasti blu luminosi, inizia subito ad andare come le bombe, per usare una colorita espressione locale.
Il palco è piuttosto spartano, non esiste un fondale e dai lati del palco sono montati due (non troppo) maxi schermi che proiettano dei video più o meno elaborati per ogni singolo pezzo eseguito, una scenografia piuttosto indovinata che rimanda, in qualche modo, ai titoli delle canzoni, raramente presentati durante il set. Non ci sono infatti aste microfoniche sul palco, all’occorrenza ne viene portata una a Steve quando vuole rivolgersi al pubblico, ma bisogna dire che il chitarrista lo fa spesso anche senza microfono e la situazione abbastanza raccolta permette uno scambio di parole, sorrisi, ammiccamenti fra lui e la platea.
Un episodio che è un po’ il termometro del calore umano della serata avviene verso la fine del set, quando un ragazzo che ostentava un cartello con un frase rivolta a Steve viene chiamato sotto il palco, Steve gli porge la sua chitarra e gli fa suonare alcuni licks: l’espressione sul volto del ragazzo, un misto di gioia e incredulità, è contagiosa e strappa a tutti un sorriso.
Il suono è potente e ben bilanciato, oltre ai virtuosismi di Steve c’è posto anche per il resto della band di esibirsi in alcuni solo, potentissimo il solo del batterista Jeremy Colson e divertente quello del bassista Philip Bynoe, e Dave Weiner è un eccellente chitarrista che già durante il set duetta e doppia alcune frasi di Steve.
Fra brani tratti da “Inviolate”, ben cinque brani, e altri equamente tratti dai migliori album del chitarrista e numerosi cambi di strumento, il set si chiude con la bellissima “For The Love Of Gold”, per l’occasione salgono sul palco un cantante d’opera, Danni G, e il figlio di Vai, Fire Vai al sitar elettrico. C’è poi ovviamente spazio per un bis con “Fire Garden Suite IV – Taurus Bulba” tratta appunto dal disco “Fire Garden”.
Una bellissima serata per un concerto non rivolto ai soli addetti ai lavori o ai soli chitarristi, Steve Vai è un musicista che infonde passione e cuore nella sua musica a prescindere dal tasso tecnico e che riesce a trasmettere questa sensazione con il solo ausilio della sua sei corde.
Articolo di Andrea Bartolini, foto di Francesca Cecconi
Set list Steve Vai Firenze 4 luglio
- Avalancha
- Giant Balls OF Gold
- Little Pretty
- Tender Surrender
- Lights Are On (bass solo by Philip Bynoe)
- Candlepower
- Dave Weiner solo
- Building The Church
- Greenish Blues
- Bad Horsie
- I’m Becoming
- Whispering A Prayer
- Dyin’ Day
- Jeremy Colson solo
- Zeus In Chains
- Liberty
- For The Love Of God (with Danni G on vocals and Fire Vai on electric sitar)
- Fire Garden Suite IV – Taurus Bulba
Line up: Steve Vai guitar / Dave Weiner guitar, keyboards / Philip Bynoe bass / Jeremy Colson drums