I secondi a calcare il palcoscenico in questa splendida serata sono il gruppo lombardo The Elephant Man. Dopo l’esibizione al Legend Club di Milano (il nostro report) in occasione del VREC Music Label Festival, che ha festeggiato i quindici anni della prestigiosa etichetta veneta, la band si presenta anche sotto la Rocca di Castruccio a Serravalle Pistoiese.
Un’occasione importante per questo supergruppo composto da quattro artisti dal notevole retroterra che hanno avuto modo di far conoscere al pubblico il debut album “Sinners” (la nostra recensione), uno dei dischi più attesi dell’anno, investimento musicale di livello che sta decretando alla band ottimi riscontri sia in termini di vendite che di critica. Anticipando brevemente qualche considerazione finale, il combo ha confermato le sue credenziali esprimendosi ottimamente anche in versione live, mettendo in evidenza un affiatamento perfetto.
Dopo la pregevole esibizione iniziale del talentuoso musicista belga Thomas Frank Hopper (il nostro report), un artista di cui sentiremo sicuramente parlare in futuro, ci concediamo un attimo di pausa durante il quale il palco viene preparato per The Elephant Man. Mentre dalle casse vengono diffuse le note del mitico “All Right Now” dei Free, alle 22.50 in punto le luci si spengono un attimo per poi illuminare di nuovo il palco di un blu acceso, mentre un suono sintetico incornicia l’ingresso della band prima che un’ondata di colori e suoni ci investa totalmente.
Fra luci intense che sanno ben equilibrare i momenti più caldi con quelli meno frenetici, l’incipit di “Drift” è subito dirompente con i riff di chitarra e una ritmica possente dove il basso di Ivan Lodini si rivela vero motore ritmico mentre il drumming fluido e dinamico di Halle (Alessandro Ducoli) mette in mostra le sue splendide doti. Il bassista si sdoppia nel suo lavoro alternando la parte ritmica con l’impiego di un synth analogico che ha utilizzato per riprodurre fedelmente alcuni suoni e atmosfere presenti sul disco. Maximilian (Max Zanotti), in splendida forma, comincia a interpretare magistralmente i testi, prendendo posto nel retropalco, con il gioco di luci che spesso lo rischiara conferendo al suo look un aspetto quasi teatrale; dalla sua postazione leggermente rialzata sprigiona carisma e personalità in ogni momento, rappresentando superbamente i momenti più Dark e inquietanti alternati a quelli melodici e intimisti.
Anche il vocalist utilizza una console elettronica per ricreare fedelmente le ambientazioni presenti sull’album, lasciando il front line del palco a Lodini e al chitarrista TMY (Francesco Tumminelli). Le sfumature della sua voce cangiante si fanno più vibranti in “Sinners”, pezzo che mette in mostra anche la grande bravura di TMY e che, partendo da un avvio dai climi quasi western, si dipana in una trama tipicamente Post / Punk. Analogamente, anche nella successiva “Curtains” la chitarra dai suoni acustici corre veloce e l’evoluzione si snoda tra virtuosismi che si intersecano con gli intermezzi di tastiera e synth. Zanotti in questa occasione esprime una vocalità più narrata e evocativa esaltando le linee melodiche degli strumenti.
A questo punto lo svolgimento del concerto, con i brani che seguono fedelmente la tracklist del disco, mi fa comprendere che “Sinners” sarà proposto integralmente e infatti lo spettacolo evolve in questo senso con “My Friend”, un brano dall’incedere martellante, dove ancora Halle sale sugli scudi, pestando duro. Si arriva così al momento clou, quello del brano “Valerine”, apprezzatissimo singolo di lancio del disco, pezzo in cui le atmosfere tenebrose dell’opera trovano la loro massima consacrazione.
Senza dubbio è la canzone più importante e significativa del gruppo, la rappresentazione di uno stato d’animo, la convivenza con qualcosa d’oscuro e un’identità parallela che ci accompagna e che, pur con tutte le difficoltà del caso, dobbiamo cercare di superare. La band lo propone magistralmente in quel suo evolvere sotterraneo e inquietante intriso di atmosfere Dark e psichedeliche che però non trascura anche la parte melodica con la voce di Maximilian che sa assumere connotati quasi da colonna sonora. Sempre il timbro del vocalist riesce a esprimere le sue peculiarità teatrali nel ritornello di “Over The Mountain”, altro pezzo dal ritmo incalzante.
Da questa canzone in poi Zanotti presenterà dopo l’esecuzione dei pezzi, uno alla volta, i membri della band, con il pubblico che, sempre più caldo e coinvolto, sottolinea con applausi scroscianti i finali delle canzoni. “Human” è una bellissima cover del famoso pezzo di Rag’n Bone Man, ma l’interpretazione del gruppo conferisce al brano un sapore gotico. Rock, Dark e new Wave si amalgamano in maniera ideale ricreando perfettamente le intenzioni che la formazione vuole esprimere in questo pezzo ovvero il clima di fragilità che pervade gli esseri umani sempre alla ricerca di un paradiso personale, persi in un altro luogo fra tempo e spazio sono solo un essere umano, sono solo umano dopotutto, non dare la colpa a me.
Le scorribande metal trovano il loro spazio in “Free Ride To Hell” con tanto di breve assolo di batteria finale, mentre la successiva “Payback” si distingue per la patina vintage, con suoni di synth anni ‘80/’90 supportati dalla sei corde di TMY in grande spolvero.
Ecco che si arriva al finale con la magia di “Scream”. Prima del pezzo, Zanotti rivolge i suoi ringraziamenti al pubblico convenuto e agli organizzatori dell’evento, parlando dell’importanza di questa manifestazione, dello splendido contesto che ogni anno regala momenti di grande musica presentando artisti di qualità che meritano di essere seguiti. La dolcezza e raffinatezza di “Scream” si manifesta nei tratti evocativi e psichedelici iniziali interpretati magistralmente dall’artista con il suo timbro dagli aspetti quasi baritonali.
Dopo la parte originaria del brano, semplicemente da brividi, il gruppo saluta sulla base preregistrata del disco, nella quale compare su un tappeto sintetico la voce da soprano di Lucia Tumminelli in un’aria dalle cadenze barocche che riprende il tema di “Lascia ch’io pianga” di Georg Friedrich Händel. L’anelito di libertà e il lirismo che si sprigiona da questi versi sono il suggestivo epilogo del loro album, ma creano anche l’atmosfera perfetta per chiudere straordinariamente questo show. Il pubblico richiama infatti a gran voce la band che si ripresenta sul palco per la meritata ovazione.
The Elephant Man è davvero una gran bella realtà, una band dal respiro internazionale. Saremmo stati ore a ascoltarli, la perizia tecnica e la forza del loro messaggio lasciano veramente stupiti. Ovviamente il repertorio dell’ensemble, nato da poco, è gioco forza esiguo, ma la formazione ci ha regalato una performance di grande caratura supportati ottimamente dall’acustica della location. Ci auguriamo che “Sinners” possa avere al più presto un successore, non rimanendo un episodio isolato, bensì il punto di partenza di una lunga e gratificante carriera.
Prossimo live della band il 27 agosto a Perugia, prima di approdare per alcuni show in terra estera.
Articolo di Carlo Giorgetti, foto di Francesca Cecconi
Set list The Elephant Man Serravalle Rock Festival 29 luglio 2023
- Drift
- Sinners
- Curtains
- My Friend
- Valerine
- Over The Mountain
- Human
- Free Ride To Hell
- Payback
- Scream