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Tony Hadley live Padova

Concerto a perdifiato, con una capacità vocale che ha pochi eguali sulla scena contemporanea

Se si pensa a Tony Hadley si pensa agli Spandau Ballet, si pensa agli anni ’80, si pensa a un mondo, sia musicale che iconico, che è ancora molto presente nell’immaginario collettivo, ma che tutto sommato ha fatto il suo tempo, e che è più per appassionati che per il grande pubblico. O almeno così potrebbe pensare un osservatore poco attento. Probabilmente, però, non sarebbe d’accordo il pubblico del Parco della Musica di Padova, dove Hadley, lo scorso 1 settembre, ha tenuto un concerto fiume, eseguito a perdifiato, dimostrando non solo una capacità vocale che ha pochi eguali sulla scena contemporanea, ma anche una capacità mai scemata di tenere il suo pubblico col fiato sospeso dall’inizio alla fine, la nota in punta di petto e il testo sulle corde vocali di ognuno dei presenti. 

Quando, negli anni ’80, gli Spandau Ballet erano sulla cresta dell’onda, il confronto sulla bocca di critica e appassionati era fra loro e i Duran Duran (qui la nostra recensione del concerto a Lido di Camaiore 2022). Certo, quando un confronto del genere occupa i titoli dei giornali, è quasi sempre una questione più giocosa che legata a una reale competitività, ma c’è sempre il sospetto che un sottofondo di verità ci sia. Di sicuro le due band dai lati opposti della barricata non propongono cover l’una dell’altra.

Ebbene, una limitazione simile non doveva andare particolarmente a genio a uno come Tony Hadley. Nel 1997, il cantante londinese pubblica il secondo album della sua carriera solista, l’album omonimo Tony Hadley. In quell’album fitto di covers ai Duran Duran è dedicato non un pezzo qualsiasi, ma il brano di apertura: Save a Prayer, una delle più iconiche composizioni della band “rivale”. 

Basterebbe questo aneddoto a dipingere il ritratto del personaggio: un artista che non ha alcun tipo di confine, convenzione o regola, che identifica la bellezza e la trasforma in musica seguendo la sua vocazione prima ancora che qualsiasi schema. Applicando il concetto di coerenza a un artista come Tony Hadley non si parla solo di eleganza e di presenza scenica. Si può, volendo, dare per assodata una capacità vocale davvero impressionante, che non ha fatto che guadagnare punti nei quarant’anni di attività che danno nome al lunghissimo tour che lo vede protagonista e che lascia, all’uscita dai cancelli, di fronte al dubbio se non si sia assistito a una sessione in studio più che a un live, tanto è perfetta. C’è qualcosa di più.

Dal punto di vista stilistico il New Romantic Pop anni ’80 si presta bene a sconfinamenti e incursioni in altri generi, e Tony Hadley lo sa bene. Ci ha messo poco, dopo i dieci anni di carriera con gli Spandau Ballet e sei album iconici, a capire che non darsi limiti più che una debolezza era una forza. Il primo album da solista The state of Play, 1991, sebbene coronato da un limitato successo, conteneva già una selezione di brani firmati da artisti di rara raffinatezza come Diane Warren e John Keeble, ma è col secondo disco omonimo che Hadley attinge a piene mani dallo scibile musicale, dando libero sfogo al suo estro e alla sua fantasia. Ai brani autografi e inediti si uniscono cover davvero sorprendenti da band come e artisti come BeeGees, Tom Petty, Tears for Fears, o ancora i Duran Duran.

Formazioni stilisticamente davvero eterogenee, ma è questo il bello: è questa l’arte della contaminazione in quel New Romantic che fra le labbra di Tony Hadley sconfina nello swing. La capacità di abbracciare e fare proprio ogni genere, suscitando ogni tipo di emozione immaginabile, dalla nostalgia alla commozione all’esaltazione.

Così i quarant’anni di carriera, i sette album in studio con gli Spandau Ballet e i cinque da solista, le centinaia di concerti in tutto il mondo, le migliaia di mano strette e la miriade di idee scambiate da Tony Hadley con i grandi della musica mondiale trovano spazio in quell’ora e mezzo di set intenso, capace di far ondeggiare il pubblico come una sola massa e di attrarre fan di età sorprendentemente diverse.

Completa l’opera una scaletta realizzata a regola d’arte, che rompe il ghiaccio sulle note dei primi Spandau, si lascia tingere dai ritmi dei degli ultimi singoli di Hadley e poi esplode grazie a brani immortali e capolavori assoluti. Il risultato è un set, appunto, eseguito a perdifiato, lasciando, al di là di qualche cordiale intermezzo, spazio solo quei quarant’anni di musica intensi e dedicati, travolto da un ritmo tanto sostenuto quanto alto è il livello della formazione che l’ha reso possibile: The Fabulous Tony Hadley Band.

Un concerto che è contemporaneamente uno spicchio di storia e uno spaccato di contemporaneità, espressione di un mondo in cui decine di stili convivono in armonia, ciascuno sostenuto da un pubblico affezionato e consapevole… e in cui Tony Hadley sembra ballare in punta di piedi, cogliendo il meglio dall’uno e dall’altro. 

Articolo di Riccardo Cecconi, foto di Roberto Fontana

Set list Tony Hadley 1 settembre 2022 Padova

  1. Instinction (Spandau Ballet)
  2. Highly Strung (Spandau Ballet)
  3. To cut a long story short (Spandau Ballet)
  4. Only when you leave (Spandau Ballet)
  5. Obvious (Tony Hadley)
  6. I’ll fly for you (Spandau Ballet)
  7. Round and Round (Spandau Ballet)
  8. Because of you (Tony Hadley)
  9. Soul boy (Spandau Ballet)
  10. Through the barricades (Spandau Ballet)
  11. Radio GaGa (Queen)
  12. Chant No1 (Spandau Ballet)
  13. Every Time (Tony Hadley)
  14. Lifeline (Spandau Ballet)
  15. Mad about you (Tony Hadley)
  16. True (Spandau Ballet)
  17. Gold (Spandau Ballet)

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