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Xavier Rudd live Padova

Ballare, fare festa e divertirsi sono fra gli scopi di un live show, e lui è capace di far fare tutte queste cose al suo pubblico

Che bella musica quella dell’australiano Xavier Rudd. Certo, forse troppo ammiccante e un po’ figlia di quello che ti aspetti da un australiano. Ma neppure così troppo scontata da farne un solo prodotto di consumo. Anche perché Rudd, cantautore e polistrumentista, è sulle scene da parecchio tempo.

La classificazione lo vuole autore folk. Per certi versi non si può negare che sia così, ma certo è che quando si dice folk si pensa inevitabilmente alla grande tradizione statunitense. Nei primi lavori era certo così, ma ora non più. Il concerto di Padova il 21 ottobre sancisce e conferma, infatti, una svolta che, da qualche anno, caratterizza la musica di Rudd. L’elettronica, che non è mai mancata nella sua produzione, è sempre più dominante, e veder ballare la sala non è cosa che dispiace al Nostro.

Lo show è di certo molto coinvolgente. Di folk, nella scaletta proposta, c’è davvero poco, se non giusto qualche pezzo per ricordare da dove sia partito il Nostro. Ora il suo concerto è di fatto una grande festa di piazza, più che da palazzetto. In altri termini, senza mancare di rispetto a nessuno, lo spettacolo, se non fosse per il fatto che lui è solo sul palco per quasi tutta la durata del live, ricorda, per entusiasmo, il Jova Beach Party. Non lo dico in tono denigratorio, tutt’altro. Qui si balla, si battono le mani e si sta in piedi, tutto il tempo. Le persone mollano ben presto i posti assegnati, e corrono sotto il palco. Quando le luci, usate solo per illuminare le sue due postazioni live, si allargano, tutti sono in piedi. Che dire, una bellissima atmosfera che riappacifica con i concerti dal vivo dopo tanto distanziamento.

Nel dettaglio, il live di Rudd pesca a piene mani nel nuovo lavoro “Jan Juc Moon”, uscito in questo 2022, con sette brani eseguiti, compresa la bellissima “I am Eagle” che apre il concerto. Subito si capisce il mood della serata, che sarà condito di elettronica, con qualche base di troppo, ma è pur vero che lui è solo sul palco, con un pizzico di suono etnico. Gli strumenti a fiato di legno, che qui sono amplificati, che danno quel tipico suono bombato che richiama balli e suoni tribali, sono ciò che ci fa capire di non essere solo in una discoteca. Il didgeridoo, per capirci, si aggiunge alla performance del one man show, e conferisce quel tocco etnico che, per molti, è garanzia del suo essere ancora sciamano. Sarà, ma di certo, sulla scia delle critiche solevate all’autobiografia di Marina Abramović, ormai di etnico in questa nuova incarnazione musicale di Rudd c’è davvero poco.

Se nei primi lavori c’era tutto un armamentario musicale che lo teneva legato alla sua terra, oggi invece c’è solo quel suono che ricorda, però, una delle scene più famose di un grande classico del colonialismo hollywoodiano, e cioè Mr. Crocodile Dundee. Il nostro protagonista, cacciatore solitario di coccodrilli, a un certo punto chiede aiuto agli animali della foresta, e lo fa facendo vibrare un magico pezzo di legno, legato ad una corda. Quel suono, se lo ricordate, è ciò che si sente mentre si battono mani, si canta un poco in farsetto e si mixa il tutto con le basi. Ripeto, non è brutta musica, tutt’altro. Ma è come il sushi con il Philadelphia. Sfido però che l’uomo di Okinawa prepari il sushi con lo spalmabile bianco, noto nel Bel Paese per la frasetta magica della pubblicità. 

Rudd, dunque, ha ammorbidito e reso comprensibile la sua musica ad un pubblico che vuole ballare, ama il tocco etnico perché rende il tutto meno commerciale. Di fatto, però, la direzione che il nostro sta prendendo è quella. Anche i pezzi del passato, come “Full Circle” e “Spirit bird”, entrambi presi dall’omonimo album, alla fine sono suonati con questo nuovo gusto. “Rainbow Serpent”, brano estrapolato da “Nanna” del 2015, pur non essendo un brano folk nel senso stretto del termine, era inserito comunque in un lavoro dove la componente sociale era predominante. Qui, in questo set insomma, tutto scivola via leggero. Si balla, si filma, ci si abbraccia. Una grande festa, e forse è davvero giusto così.

Le due postazioni live dove Rudd suona quasi sempre solo, tranne che per quattro brani dove sarà accompagnato da Baby Alu, musicista di origine samoana che ha aperto il concerto di Padova, non lasciano spazio ad altro che a questo mood. La prima è caratterizzata da percussioni, vere ed elettroniche, oltre che da tastiere, e da due didgeridoo; mentre la seconda serve per la chitarra, l’armonica a bocca, e l’immancabile didgeridoo. Si capisce, dunque, che non ci sarà spazio per nulla di più che buona musica suonata per volar via due ore, senza pensieri.

Però, diciamola tutta, anche ballare, fare festa e divertirsi sono fra gli scopi di un live show, e Xavier Rudd, in questa fase, è capace di far fare tutte queste cose al suo pubblico. Dunque, va bene così. Un concerto nel quale ci si rilassa, si ascolta comunque buona musica e si esce felici. Di questi tempi è davvero cosa buona e giusta.

Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana

Setlist Xavier Rudd Padova 21 ottobre 2022

  1. I Am Eagle
  2. Full Circle
  3. Stoney Creek
  4. Energy Song
  5. Sliding Down a Rainbow
  6. We Deserve to Dream
  7. Storm Boy
  8. Messages / Guku
  9. Ball and Chain
  10. Come Let Go
  11. Rainbow Serpent
  12. Jan Juc Moon
  13. Great Divine
  14. Spirit Bird
  15. Lioness Eye
  16. Follow the Sun

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