“Safari Station” è l’album d’esordio di Andrea Van Cleef e Diego Potron, che per la prima volta uniscono forze e idee per creare una proposta evocativa e cinematografica, uscita per Rivertale Productions il 9 luglio 2021. Il progetto è nato da un’idea di Paolo Pagetti, lungimirante presidente della label, che ha avuto la felice intuizione di unire le esperienze dei due polistrumentisti, in modo da poter dare alla luce un disco unico nel suo genere, anche grazie al tocco di un produttore del calibro di Don Antonio Gramentieri.
“Rise Above All God”, opener e primo singolo estratto, mette subito in tavola le influenze principali della proposta: un sound prettamente americano, situato a metà strada fra Arizona e Utah, che rimanda nel giro di poche note al Mark Lanegan più ispirato di sempre: quello di “Field Songs”. Efficace, intelligente, corale, il videoclip in rigoroso bianco e nero lega sapientemente le storie di un gruppo di personaggi al messaggio centrale della canzone.
“You Can’t Hide Your Love Away” è sostenuta da un mid-tempo aperto e da inserti strumentali che suonano leggeri e quasi giocosi… è la voce, poi, monocorde e vissuta, a tendere l’ascolto per tenerlo sul filo sino in fondo alla traccia. Anche se in teoria non esistono regole a riguardo, ogni numero nella tracklist di un album, a mio avviso ha delle caratteristiche molto più specifiche di quanto si creda: dunque azzardo nel dire che, in questo caso, si tratta di una perfetta traccia numero 2: tematica, stuzzicante, che sa traghettare avanti l’ascoltatore.
“Gang Of Boyz” si apre con suoni più sperimentali, onde poi tornare nei ranghi grazie a un arpeggio di chitarra tondo e ispirato. Il cantato è un sospiro alto, volatile eppure ben timbrato, che sembra disperdersi nella sabbia di frontiera, nel vento che spazza la prateria e porta in giro doni inaspettati, stralci di frasi ermetiche e illuminanti. Il campionamento di “Mozuela” fa pensare a un treno in corsa, e quei pensieri che, durante il viaggio, si aprono liberi nella mente osservando il paesaggio scorrere sui lati del campo visivo, visto e (tuttavia) non visto.
L’originalissima cover di “In Zaire”, di Johnny Wakelin (hit disco-rock del 1976), sorprende in maniera intelligente con le evidenti influenze africaneggianti (mai troppo spinte, mai pacchiane) e coinvolge grazie al tempo che man mano, avvicinandosi al finale, si lascia andare a una deriva Progressive. “Spiderweb Blues”, scritta a 4 mani da Van Cleef & Potron, è minimale, si muove leggera su un sincopato portato in punta di bacchetta, ed è impreziosito da movimenti e ricami chitarristici di gran gusto.
Spiazza la proposta linguistica in “Kay Zanset”, momento più folle della produzione, con una bella ricchezza di suoni sul ritmo spesso condotto in levare. Notevole, in quanto a portata, respiro ed evocazione, la parte strumentale inserita a ¾ della traccia. “You and I Were Born For Better Things”, andante spedita verso reminiscenze psichedeliche a cavallo tra fine ‘60 e primi ‘70, è un vero e proprio viaggio onirico, o forse chimico, da intraprendere a occhi chiusi, soli con se stessi. “500 Miles Away” è un ritorno alle radici americane, al cantautorato d’autore di Springsteen e soci, un brano caldo, sentito, avvolgente, che evoca magnifici scorci al tramonto e colori virati sul rosso-arancio.
Chiude “Safari Station (A Nice Place To Be)”, con la voce che va più in basso possibile, scava in fondo in fondo in fondo, come per cercare la verità che sottende le cose della vita… questa vita per cui eravamo fatti per aspirare a cose migliori, ma per cui ci ritroviamo invece a lottare, spalla a spalla, come tutti gli altri.
La copertina chiude il cerchio in maniera esemplare: un’opera di Luca Poldelmelgo che rimanda ai poster circensi di inizio ‘900 e fa riverberare visivamente le atmosfere evocate dal disco.
“Safari Station”, registrato al Crinale Studio a Brisighella, in Romagna, mixato da Ivano Giovedì, masterizzato da Lorenzo Caperchi, sembra tutto tranne che un prodotto italiano. Un album da portarsi dietro nel viaggio che avete sempre sognato di fare negli States, contemplando dapprima la Monument Valley da lontano, con le cuffiette fisse nelle orecchie, e salendo poi di nuovo in macchina in modo da scendere lungo la Highway 163, per perdersi nel cuore della valle.
Articolo di Simone Ignagni
Track List “Safari Station”
1. Rise Above All Gods
2. You Can’t Hide Your Love Away
3. Gang Of Boyz
4. Mozuela
5. In Zaire
6. Spiderweb Blues
7. Kay Zanset
8. You And I Were Born For Better Things
9. 500 Miles Away
10. Safari Station (A Nice Place To Be)
Line up:
Andrea Van Cleef: voce, chitarra, tastiere
Diego Potron: voce, chitarra, basso
Don Antonio Gramentieri (Giant Sand, Alejandro Escovedo, Nada, Pan Del Diavolo): chitarre, basso
Nicola Peruch (Zucchero, Savana Funk): tastiere
Piero Perelli (Emma Morton, Popa Chubby, Dana Fuchs): batteria
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