A ben sette anni di stanza dal precedente “Vecchia Roma”, è uscito il 3 giugno “996 – Le canzoni di G.G. Belli – Vol. 1”, il nuovo disco degli Ardecore per La Tempesta Dischi. Si tratta di un primo tassello di quello che sarà un intero progetto dedicato al poeta Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863), voce irriverente e dissacrante del popolo romano. Per chi colpevolmente ancora non conoscesse gli Ardecore, si immagini di entrare in una casa di tanti colori, dai suoni molteplici e dalle forme mutevoli, un laboratorio artistico che negli ultimi diciassette anni ha proposto una rilettura rivoluzionaria della musica popolare romanesca. Dalla casa Ardecore hanno preso vita quattro album, il secondo dei quali, “Chimera”, è stato premiato con la Targa Tenco come miglior opera prima nell’anno 2007.
L’attuale composizione degli Ardecore vede, oltre al fondatore e leader Giampaolo Felici, Adriano Viterbini (I Hate My Village, Bud Spencer Blues Explosion) Jacopo Battaglia (Zu, Bloody Beetroots), Giulio Favero (Teatro Degli Orrori), Massimo Pupillo (Zu), Geoff Farina (Karate), Ludovica Valori (Nuove Tribù Zulu), Gianluca Ferrante (Kore), Marco Di Gasbarro (Squartet). A questi si aggiunge la partecipazione di Davide Toffolo (Tre Allegri Ragazzi Morti) nei brani “Er cimiterio de la morte” e “Campa e llassa campà”.
Solo questo, probabilmente, potrebbe bastare, ma avendo letto che si tratta di un album in cui si mettono in musica testi scritti da qualcun altro in un altro periodo storico, qualche scettico che ancora non li avesse mai approcciati potrebbe essere tentato di immaginare un disco musicalmente irrilevante, costruito con l’unica intenzione e idea di valorizzare un autore stimato facendo leva sul suo talento riconosciuto, un disco in cui le note cerchino affannosamente di afferrare parole spesso distanti. Ne abbiamo ascoltati diversi di dischi un po’ così, ma gli Ardecore, questo è certo, sono tutt’altro.
Gli abiti che gli Ardecore costruiscono intorno a testi letterari e della tradizione sono originali invenzioni pensate per valorizzare forme e caratteristiche di chi li indossa, aggiungendo musica alla musica e stimolando sia l’ascolto che una curiosa lettura di approfondimento. Pensate dunque, nel caso di “996”, ai versi taglienti di Belli e metteteci sopra un abito musicale capace di donare nuova vita, parlandovi all’orecchio e donandovi un sorriso, inevitabilmente amaro.
Tuffatevi nell’energia strabordante e sporca di brani come “Er zagrifizzio di Abramo” o “Uno mejjo dell’antro”. Mentre il disco scorre, leggeteveli i testi dei brani, che sia la danza popolare de “Er cimiterio de la morte” (ar monno, e li bboni e li cattivi,li matti, li somari e li dottori sò stati morti prima d’èsse vivi), la ballata di “Er decoro” (abbi da capí sta gran sentenza,che ppe vvive in ner monno a la cristiana bisogna lascià ssarva l’apparenza! …se pò ffà ttutto,bbasta de nun dà scànnolo a la ggente), il Rock cupo e distorto de “La carità” (Fijjomio, quanno incontri un poverello fatte conto de véde Ggesucristo; e cquanno un omo disce ho ffame, tristochi nun je bbutta un tozzo ner cappello), o la ninna nanna di “La creazione del mondo”, tanto per fare degli esempi ((Dio) ccreò ll’omo,e ccoll’omo la donna, Adamo e Eva;e jje proibbì de nun toccajje un pomo. Ma appena che a mmaggnà ll’ebbe viduti,strillò per Dio con cuanta vosce aveva:«Ommini da vienì, ssete futtuti).
Ne uscirete arricchiti da questo disco, e con il volume dello stereo fissato certamente più alto di prima.
Articolo di Marco Zanchetta
Tracklist “996 – Le canzoni di G.G. Belli – Vol. 1”
- Er zagrifizzio d’Abbramo
- La strega
- Er decoro
- La poverella
- L’aribbartato
- Campa e llassa campà
- Uno mejo dell’antro
- Er confortatore
- Er codisce novo
- La carità
- Er negoziante fallito
- La creazzione der monno
- La fin der monno
- Er giorno der giudizzio