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Braids “Shadow Offering”

Arrangiamenti sempre molto vari in bilico fra un approccio più elettronico e l’anima basica indie-rock

“Shadow Offering”, quarto lavoro in studio dei Braids, non è solo un album emozionante e dallo spettro artistico ricchissimo, sia dal punto di vista sonoro che lirico. L’opera del trio canadese, infatti, è un vero e proprio viaggio di note e parole, un’evocazione sublime che suggella una consapevolezza costruita attraverso un’intera decade.

Certo, la band ha già confezionato dischi notevoli, ma in quest’occasione sembra essersi volutamente spogliata delle sovrastrutture precedenti, gettando via ogni maschera scontata e rinascendo da se stessa attraverso nuove idee, nuovi approcci.

L’apertura, affidata a “Here 4 you”, a tal riguardo è emblematica: il desiderio di essere qui, disarmati, speranzosi di venire scoperti sotto una nuova luce, sembra andare oltre il particolarismo dell’esperienza personale, facendosi portavoce della band a tutto tondo. Gli arrangiamenti risultano sempre molto vari, in bilico fra un approccio più elettronico e l’anima basica indie-rock.

Young Buck” scorre leggera e accattivante, mentre è da “Eclipse (Ashley)” che inizia a salire in cattedra l’elemento portante della band: Raphaelle Standell-Preston, con la sua voce potente e mutevole. È sulla continua alternanza di vocalità ora imperiosa ora fragile che si rispecchia l’approccio generale dei Braids, caratterizzato da un fluido susseguirsi di pieni e di vuoti espressivi. Ma si può affermare, senza ombra di dubbio, che sono le splendide linee melodiche della Standell-Preston a condurre le fila dell’intero album.

Le evoluzioni della voce sono difficilmente intuibili, dunque risultano capaci di trascinare all’improvviso l’ascoltatore su territori non immaginati, rendendo sempre fresco l’ascolto, mai banale. È il caso, ad esempio, del ritornello di “Just Let Me”, che ci eleva su territori in bilico tra il classicismo di Tori Amos e la sperimentazione dei Massive Attack. Del brano appena citato, qualche parola va spesa anche per il videoclip – un ritratto simbolico e attualissimo della recente dinamica umana – un intero mondo costretto dal distanziamento, nell’impossibilità di consumare anche il più semplice dei contatti fisici.

“Upheaval ii” è sostenuta da un mid-tempo portato avanti principalmente dalle chitarre che, per la prima volta, tornano protagoniste come ai vecchi tempi. “Fear Of Men” è un sentito grido innalzato a favore di tutte le donne che hanno avuto paura, almeno una volta, durante l’approccio col sesso forte.

Ma l’apice artistico di questa fortunata produzione di Chris Walla (dei Death Cab For Cutie), al di là dei gusti personali, viene riscontrato nei geniali 9 minuti di “Snow Angel”. Una durata simile fa pensare immediatamente a quel genere di noiose digressioni indie senza vera spina dorsale. In questo caso, invece, ci troviamo di fronte al brano in cui esplodono letteralmente tutte le ansie e gli sfoghi affrontati dai testi, sublimando l’intero corpus dei temi proposti nell’incalzante parlato/recitato centrale. Qui ha sede il climax emozionale, che sfocia in quella ricerca di distensione e luminosità inseguite lungo tutto l’album.

“Ocean”, come dopo ogni catarsi, suona pacifica e intima. “Note To Self”, sostenuta da un incipit semi-tribale, culmina in un’ancestrale presa di coscienza urlata che chiude il viaggio.

La Secret City Records ricaverà belle soddisfazioni da “Shadow Offering”, che si presenta come il disco della maturazione artistica e si candida per divenire, finalmente, il tassello mancante per la consacrazione a livello di grande pubblico.

Articolo di Simone Ignagni

Track List “Shadow Offering”
1. Here 4 U
2. Young Buck
3. Eclipse (Ashley)
4. Just Let Me
5. Upheaval ii
6. Fear Of Men
7. Snow Angel
8. Ocean
9. Note To Self

Line up Braids
Raphaelle Standell-Preston – voce, chitarra, tastiera
Austin Tufts – batteria, voce
Taylor Smith – basso, chitarra, percussioni, voce

Braids Online:
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