La prima volta che l’ho ascoltato un particolare mi ha colpito subito: la durata mediamente breve dei brani di “Cip!”, il nuovo album di Brunori Sas, uscito lo scorso 10 gennaio. Solo un pezzo, l’ultimo del disco, passa i quattro minuti. Che non vuol dire nulla, forse, ma può darsi anche di sì, trattandosi di un artista come Dario Brunori, che le cose a caso proprio non le sa fare. E infatti in alcune delle interviste rilasciate durante questo periodo promozionale del suo quinto lavoro in studio, ha spiegato che già a partire dal titolo, così breve, immediato, veloce ed onomatopeico, si intuisce che il disco è scritto con l’intento di fotografare il mondo di oggi, del “qui e ora” presente, perciò si sviluppa allo stesso modo: diretto e veloce. In nessuno degli undici pezzi della tracklist assistiamo a introduzioni dilatate, le strofe arrivano senza tardare, portandosi dietro l’immediatezza anche dei testi.
Il fil rouge dell’intero lavoro è un messaggio positivo, Brunori ripete più volte nei brani che la speranza c’è ancora in questo mondo, che in fondo andrà bene, e invita l’ascoltatore ad alleggerirsi un po’, a ricordarsi che siamo solo uno su sette miliardi. Magari conviene provare a prenderci un po’ meno sul serio e vivere un po’ più leggeri, perché superficiale a volte non è male. Si parla di diversità di opinioni e di visoni, per arrivare alla conclusione che dividere le cose è un gioco della mente, il mondo si divide inutilmente, come racconta nel brano di apertura, “Il mondo si divide”.
Il cantautore calabrese ha chiarito in una recente intervista, che il concetto del confronto sarebbe stupendo e intellettualmente stimolante ma il fatto è che lo scontro, quello vero e reale, quello faccia a faccia, non esiste quasi più e la gente oramai predica odio e si scontra solo virtualmente, rendendolo perciò un confronto inutile e sterile. Si racconta anche, in “Cip!”, di quelle volte che accadono le cose della vita, belle o meno, ma che ne fanno inevitabilmente parte e che succedono e basta. “Capita così”, la seconda traccia, ci dice che a volte accade il miracolo … accade in un attimo, in modo naturale e a volte inevitabile.
“Anche senza di noi” fa riflettere sul fatto che, comunque vada, il mondo girerà anche senza di noi, e sottolinea che siamo solo di passaggio su questa terra, non il centro dell’universo, suonando come un invito urlato sottovoce ad abbassare i toni, ad arginare un po’ del livore che scorre quotidianamente, oramai ovunque. Si conclude con i versi che recitano alla fine va bene, un inno ad essere più ottimisti e fiduciosi, guardando al futuro.
Non mancano brani più lievi ed ironici, sparsi qua e là, come “Mio fratello Alessandro” e “La canzone che hai scritto tu”, due pezzi piacevoli e orecchiabili che infarciscono l’ottimo lavoro di Brunori e in questa parentesi possiamo inserire anche “Fuori dal mondo”, in cui si respira un’aria un po’ scanzonata con riferimenti alla sfera hippie, noi figli dei fiori, con gli occhi a colori.
Il solco numero sette si chiama “Bello appare il mondo”. I concetti già espressi nel disco riprendono forza e vengono inchiodati nelle orecchie dell’ascoltatore attraverso efficaci stesure liriche, come nel pre-ritornello dove si recita bello dovrebbe apparire il mondo anche a te, che invece sei sempre nervoso, chissà poi perché. È centrale la missione dell’autore nel voler sminuire i nostri comportamenti quotidiani pieni di rabbia e rancore, di fretta e di ego, in favore della leggerezza e del tentativo di spostare la nostra attenzione su cose più semplici, perché non puoi fare l’amore, se non smetti di urlare. Questo passaggio rivela in che modo autori come lui vadano sì apprezzati artisticamente, ma anche ascoltati davvero, per i messaggi che portano.
In “Benedetto sei tu” ascoltandone il ritornello, si comprende immediatamente quanto detto fin qui, prendimi la mano e andiamo, verso un mondo più lontano … dove troveremo il modo per respirare un po’ e ritornare umani. Si rimarca il concetto della riscoperta dei valori persi, dell’importanza del ritorno alle origini, alla saggezza dettata dal buon senso, dove si capisce da soli cosa è bene e cosa è male.
Parlando dei singoli scelti per introdurre e poi promuovere il disco, Brunori ha optato per la splendida “Al di là dell’amore”, in cui si fotografa uno spaccato della società italiana presente puntando la lente su temi come immigrazione e fake news, e parlando ancora dei toni troppo violenti che si respirano quotidianamente ma questi vogliono solo urlare, alzare le casse e fare rumore, fuori dal torto e dalla ragione, branco di cani senza padrone.
Per il secondo singolo ha puntato sulla struggente “Per due che come noi”, un brano d’amore delicato e dolcissimo, con quella vena malinconica nella linea vocale, ormai marchio di fabbrica del buon Dario, e con un arrangiamento arricchito dagli archi, deliziosi e perfetti, che completano il quadro in questo pezzo che diventerà, c’è da scommetterci, uno dei suoi nuovi classici.
La chiusura del disco si chiama “Quelli che arriveranno”, ed è un brano emozionante e carico di riferimenti musicali a quegli artisti che sono senza dubbio alcuni degli ispiratori di tutta la carriera di Brunori; il pezzo sembra scritto a sei mani con De Gregori e Lucio Dalla, ma porta indiscutibilmente il marchio di fabbrica del cantautore cosentino, rendendolo un suo brano in tutto e per tutto. Anche qui, intrecciato a una melodia struggente c’è un testo carico di speranza e fiducia per il futuro perché quando la vita finisce ce ne saranno altre e quelli che arriveranno potranno avere in futuro un aspetto simile al nostro o forse no, ma chiuso nel petto potrebbe esserci, magari, un cuore più grande, un cuore gigante. I temi della rinascita, della vita che continua, della speranza per le generazioni future, affrontati negli altri dieci capitoli di “Cip!”, sono racchiusi tutti qui.
Articolo di Alessio Pagnini
Track list “Cip!”
- Il mondo si divide
- Capita così
- Mio fratello Alessandro
- Anche senza di noi
- La canzone che hai scritto tu
- Al di là dell’amore
- Bello appare il mondo
- Benedetto sei tu
- Per due che come noi
- Fuori dal mondo
- Quelli che arriveranno