In uscita il 25 ottobre per Overdrive/SKiN GRAFT il nuovo disco dei Buñuel intitolato “Mansuetude”. Vi metto subito al corrente che sarà un ascolto devastante, destabilizzante e molto poco mansueto. Luis Buñuel è stato uno dei più celebri e importanti esponenti del cinema surrealista. Nella sua vita è stato costretto a lavorare spesso in condizioni non ideali, mettendosi al riparo dalle dittature. Nei suoi lavori si parla di inconscio, irrazionalità, sessualità, e si trovano marcatissime critiche al clero e alla borghesia.
Uso queste poche righe biografiche sul personaggio Buñuel per riallacciarmi alla band con una consapevolezza che, partendo dalla scelta del nome, ci sono tante analogie di forma e di sostanza. “Mansuetude” è un disco corrosivo, abrasivo, incollocabile in un cassetto di genere. Mettere in un cassetto questa opera sarebbe delittuoso. Teniamola dentro i nostri lettori, sotto le puntine dei giradischi, mettiamola in condizione di sprigionare tutto il suo acido, di colpire i nostri timpani e lasciamola spingere nel subconscio, nell’incontrollabile.
Se state vivendo un periodo in cui sentite il bisogno di uno scossone questo è il disco giusto a tutti i livelli. I musicisti che compongono questa band sembrano essersi fusi in un unico essere vivente, a tratti mostruoso, a tratti semplicemente enorme, senza minaccia. Il suono taglia, colpisce, concede rarissime carezze e altrettanto rare certezze. Tutto cambia spesso, improvvisamente, spezzando continuamente le aspettative del consueto e del normale.
“Mansuetude” è generoso tanto in qualità che in quantità: 13 brani tra cui alcuni anche di lunghezza non propriamente radiofonica, ma che risultano sensati, stabili, piantati anche se in movimento in territori rarefatti. Penso che questo ascolto sia, per questo 2024 almeno, il disco che unisce in modo perfetto la dimensione onirica con il concreto, la materia. Dilata una percezione allungandola con forza: da una parte delle foglie metalliche e volatili, dall’altra delle radici capaci di sfondare il cemento.
Non amo il track by track e per lavori come questo lo considero anche inutile perché significherebbe smembrare un organismo dalla sua interezza. Quindi prendetevi il tempo di ascoltare per intero questa perla aliena o non fatelo affatto. Credo che i compromessi i Buñuel li abbiano lasciati abbondantemente fuori dallo studio, probabilmente prendendoli pure a calci.
Concludo con una provocazione: cosa ci fa in Italia un disco così?
Appena esce fate vostro “Mansuetude”. Il resto non conta.
Articolo di Bruno Giraldo
Track list “Mansuetude”
- Who Missed Me?
- Drug Burn
- Class
- Movement no. 201
- Bleat
- A Killing on the Beach
- Leather Bar
- High Speed Chase
- America Steel
- Fixer
- Trash
- Pimp
- A Room in Berlin
Line up Buñuel: Eugene S. Robinson vocals / Xabier Iriondo guitars / Andrea Lombardini bass / Franz Valente drums / Guest musicians: Jacob Bannon, lead singer of Converge, on “Bleat” / Andrea Beninati, cello, on “Leather Bar” / Duane Denison, guitarist in The Jesus Lizard, on “American Steel” / Megan Osztrosits, lead singer of Couch Slut, on “Fixer” /David Binney, alto saxophone and vocals, on “Thrash”
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