Gli australiani Cable Ties tornano a gamba tesa sulla scena indie-punk con il loro secondo album “Far Enough”, uscito il 27 marzo 2020. Supportati dalla Merge Records (Lou Barlow, Fucked Up, Bob Mould), avevano anticipato l’uscita con il singolo “Sandcastles”. Il power trio di Melbourne sfodera otto tracce che hanno un cuore proto-punk verniciato di abrasivo rock’n’roll che grida, oltre alla vendetta, speranza, disperazione e rabbia senza offrire ricette facili e risolutive.
Jenny McKechnie, Shauna Boyle e Nick Brown danno l’impressione di accendere gli ampli, avvitare bene i crash all’asta e schiacciare i pedalini delle distorsioni crunchy (che fanno tanto Nineties) e tirare giù tutta la loro passione senza fare prigionieri, alla maniera di Butchies e L7. Una sezione ritmica decisa, parti di chitarra a tratti ansiogene, a tratti emozionali, e la voce appassionata e vibrante di Jenny costituiscono il fasciame di questa elettrizzante barca che naviga tra tempeste di decibel e bonacce piene di pathos.
“Hope” apre l’album con taglienti plettrate solitarie sotto una linea vocale che ispira coraggio e determinazione, prima dell’attacco al fulmicotone della seconda parte. E da qui in poi si spalancano le porte della rivalsa, del microfono aggredito da chi non conosce deferenza, da chi ti vuole dire le cose come stanno, da chi grazie a dio sta perpetuando il messaggio core del rock’n’roll. Da sottolineare la lunghezza di alcuni brani (“Lani”, “Anger’s Not Enough”) che non pare data da particolari complessità di composizione ma dalla ripetizione ostinata di chorus secondo la scuola post-punk.
Nel caso di “Lani”, a parte un viaggio di chitarra con un suo certo spleen, ci pare un peccato di autoindulgenza. Al contrario, nel caso di “Anger’s Not Enough” si è presi a cazzotti a ogni battuta da quattro, con la voce che cazzia chiunque nel raggio di dieci metri, e la sensazione è che faccia bene, ma proprio bene. “La rabbia è un’energia” cantava il buon John Lydon ma Jenny ci dice che non è abbastanza mentre il pezzo scivola verso un infuocato ritmo shuffle noise-garage.
“Self-Made Man”, così come “Sandcastles”, sono un calcio in culo alla morale capitalista e ipocrita dell’uomo che si è fatto da solo e che ha bisogno di giustificarsi. Jenny stessa spiega in un comunicato stampa che la ricchezza ottenuta attraverso lo sfruttamento di altre persone e l’abuso di risorse pubbliche non ha niente di virtuoso. Il lavoro duro l’ha premiato, dice questa morale, il che implica che gli altri non lo avrebbero fatto. Non conviene certo al self-made man mettersi ad analizzare i sistemi oppressivi che lui ha manipolato per il proprio guadagno.
Ci piace molto il cervello dietro la chitarra e anche il cuore di questa band che intende devolvere parte dei proventi dell’album e dei live in beneficenza, per aiutare le associazioni che stanno recuperando i territori australiani devastati per mesi dagli incendi. Siamo sicuri che Joe Strummer manda la sua benedizione a questi tre ragazzi ogni volta che inseriscono il jack nelle casse.
“Pillow” chiude la seconda fatica dei Cable Ties. Il brano sorprende per la fluida progressione di accordi punk che accompagnano un cantato melodico e nervoso, disincantato e nostalgico, a sua volta sostenuto da cori che amplificano il senso d’impotenza e voglia di rompere gli schemi imposti al nostro modo di vivere. L’ultima pennellata di splendido vitalismo di questo disco da guerra, che si può ascoltare con gli occhi chiusi e i pugni stretti. Ma sappiate che Jenny, Shauna e Nick vi faranno sicuramente girare la testa e prudere le mani.
Articolo di Riccardo Pro
Track list “Far Enough”
- Hope
- Tell Them Where to Go
- Sandcastles
- Lani
- Not My Story
- Self-Made Man
- Anger’s Not Enough
- Pillow
Line up Cable Ties: Jenny McKechnie chitarra / Shauna Boyle batteria / Nick Brown voce