Che storia! Eh, sì, davvero una bella storia quella delle sorelle Clementine e Valentine Nixon, che con il nom de plume Clementine Valentine hanno pubblicato per Flying Nun Records il 25 agosto l’album “The Coin that Broke the Fountain Floor”; disco fondamentale nell’evoluzione creativa di queste artiste, fusione tra poesia, Folk e Dream Pop.
La genesi del loro nuovo full lenght è il simbolo di una considerevole avventura e merita di essere raccontata perché dimostra che la determinazione unita al puro talento possono portare davvero lontano. E di talento le due ragazze ne hanno da vendere… La passione per la musica le accompagna fin dalla tenera età quando la nonna materna, figlia di un musicista itinerante, insegnava loro le canzoni tradizionali. Crescendo, hanno brillantemente portato avanti una tradizione di famiglia, nell’arte canora, tradotta in un repertorio personale e che mette in risalto atmosfere uniche, contrasti fra antico e moderno.
Il percorso musicale di questo duo si sviluppa tra la Nuova Zelanda e la popolosa regione di Hong Kong dove le sorelle, divenute cantautrici e polistrumentiste, hanno cominciato a esibirsi in spazi di gallerie d’arte dismesse e fumosi locali nelle zone industriali abbandonate, proponendo il loro Pop raffinato e futuristico sotto il nome di Purple Pilgrims. Questo ensemble ha realizzato tre dischi fra il 2013 e il 2019, opere autoprodotte e pubblicate da etichette underground, ma utili a porre l’attenzione di pubblico e critica verso i loro suoni particolari e sperimentali. Il loro estro le ha poi portate in giro per il mondo, supportando artisti di spessore come Ariel Pink e Weyes Blood, solo per citarne due fra i più affermati. Intanto, le sorelle hanno arricchito il loro sound, ormai pronto per il salto definitivo, modificando il nome del duo in Clementine Valentine.
A complicare la corsa verso la completa affermazione è arrivato però il Covid, vero momento d’impasse per tutti gli artisti. Costrette al blocco nella loro residenza di Aotearoa, penisola di Coromandel in nuova Zelanda, le due giovani, non si sono però perse d’animo trasformando il loro forzato isolamento in un periodo di brillante creatività. La solitudine è così divenuta tempo prezioso per l’autoanalisi, ispirando la scrittura di questo album che attinge da un nuovo senso di realismo condizionato dai complicati eventi del momento vissuto, ma rappresentato attraverso una lente di morbida fantasia. Proprio il titolo dell’opera rappresenta perfettamente il periodo storico che l’ha ispirata, “The Coin that Broke the Fountain Floor”, letteralmente la moneta che ha rotto il pavimento della fontana, alludendo alla crisi degli ultimi anni, in cui tanti sogni sono stati spezzati, ma non per questo l’umanità ha smesso di esprimere desideri, continuando a gettarne in un ideale pozzo di speranza nella profonda convinzione che prima o poi si sarebbe vista la luce.
Una musicalità, quella del disco, che può apparire sobria per il clima sostanzialmente armonioso, ma che fa in realtà sfoggio di una corposa strumentazione: tastiere e sintetizzatori vintage coniugano i loro suoni con quelli della chitarra a sei /dodici corde, archi sopraffini impreziosiscono il tutto corroborati anche dai colori avvolgenti della pedal steel. Il timbro delle Nixon mette in risalto la loro vocalità espressiva e capace di colorare i pezzi di una seducente coralità, fondendo in maniera perfetta canto e controcanto. A conferire un tocco ulteriore di classe al lavoro l’opera del producer di New York Randal Dunn, impeccabile nell’orchestrare gli arrangiamenti e non di meno ragguardevole nell’economia dell’album il contributo alle percussioni del batterista Matt Chamberlain (già con David Bowie).
Lo sforzo considerevole è stato ripagato dal risultato finale che ha portato alla creazione di un album pregevole, dai connotati riccamente stratificati, un clima dolcemente orchestrale e brioso. Le nove tracce che costituiscono la tracklist esaltano la chimica ancestrale di Clementine e Valentine: scorrono agilmente tra attraenti melodie che sbocciano in intermezzi sensuali. Ecco che le vocalist ci regalano sino da subito un inno alla libertà con “Gatekeeper”, un delicato affresco, scintillante di archi e interventi di synth che creano un perfetto corredo alle voci corali. Ai vellutati intrecci sonori si aggiungono anche momenti dal ritmo new wave come nel brano “All I See”.
L’evoluzione del disco ci conduce verso un viaggio meditativo e intriso da una sorta di rituali medievali che fanno bene emergere le peculiarità delle ragazze nell’interpretare quelle atmosfere tipiche del secolare itinerario familiare. Ciò si evince particolarmente nei climi flessuosi di “The Understady” e “Endless Night”. Vera perla dell’opera “Time and Tide”, un motivo dall’eroico romanticismo, sognante melodia costruita su un tappeto di tastiere e Synth con cori superbi. Nel finale del pezzo, le due abbassano volutamente il tono, esaltando il loro timbro come fosse un attimo trascendente carico di pathos.
Talvolta gli scenari soffusi riescono a comunicare nella loro evoluzione ambientazioni di tipo cinematografico, per esempio nel brano “Selenelion” e nella conclusiva “All Yesterdays Flowers”. Risalta la dolcezza di ballate dal potere seduttivo che riescono a conquistare l’ascoltatore all’istante come nei brani “Actors Tears” e la stupenda “The Rope”, singolo che aveva anticipato l’album e canzone che esprime amabilmente il loro dream/Pop. Anche questo pezzo, giocato su arpeggi delicati e espressività vocale, vuole essere una sorta di collegamento con gli antenati, qualcosa che le ragazze definiscono come futurismo antico.
Trovo questa ultima delucidazione perfettamente calzante al messaggio musicale di Clementine Valentine. Le due musiciste hanno saputo costruire un lavoro capace di far compiere un viaggio a ritroso nel tempo, che traendo origine dalle esperienze passate vuole indirizzare un messaggio alla società odierna, magari un’iniezione di fiducia perché i sogni spezzati possono sempre ravvivarsi e tornare a dipingere i nostri giorni. Il duo ha cambiato nome e sfumatura di colore, con il viola che propende oggi al verde speranza, eppure c’è ancora un senso di pellegrinaggio in queste canzoni. Questo album ci fa viaggiare attraverso nazioni e generazioni fino al cuore ancestrale della civiltà, dove fioriscono amore e devozione, melodia e mito.
Articolo di Carlo Giorgetti
Tracklist “The Coin that Broke the Fountain Floor”
- Gatekeeper
- All I See
- Time and Tide
- The Understudy
- Selenelion
- The Rope
- Endless Night
- Actor Tears
- All Yesterdays Flowers
Clementine Valentine online:
Website: https://www.clementinevalentine.com/
Facebook: https://www.facebook.com/purplepilgrims/
Instagram: https://www.instagram.com/clementinexvalentine/
YouTube: https://www.youtube.com/@clementinexvalentine