Il cantante degli Slipknot e degli Stone Sour se ne esce con un lavoro solista che ha deciso di chiamare esattamente cosi: “Corey (Mother Fucker) Taylor”. In questo album di tredici brani e poco meno di cinquanta minuti, il buon Corey estrae dal suo repertorio un po’ di tutto, celebrando talvolta in maniera molto poco velata le sue influenze artistiche, dal Rock anni ’90 alle ballad che tanto bene gli riescono.
“Kansas”, “Silverfish”, “The Maria Fire”, “Home”, accendendo schizzi di punk in “MeineLux”, “European Tour Bus Bathroom Song”, senza perdere la sua attitudine più potente e tormentata rintracciabile in brani come “Culture Head” e passando anche dalle parti del power rap alla Limp Bizkit o RATM, come in “CMFT must be stopped” con il feat. di Kid Bookie e Tech N9ne.
Il disco suona invitante e mai noioso o ridondante, con una distribuzione gustosa di elementi che danno scorrevolezza all’ascolto senza renderlo troppo banale. Gli arrangiamenti e i suoni sono curatissimi, le voci e i cori sono una garanzia e un marchio di fabbrica, le chitarre suonano poderose, gli assoli, benché molto classic-rock, portano in dote una gran carica e li trovi ogni volta nel posto in cui dovrebbero stare. La sessione ritmica tiene in piedi e conferisce tiro a ciascuno dei tredici pezzi in scaletta, contribuendo efficacemente alla fruibilità dell’ascolto, perché no, anche in auto come colonna sonora di un viaggio.
L’impronta generale, si direbbe “come suona il disco”, è quella di un lavoro con diverse contaminazioni e sfumature, talvolta più ammiccanti verso una vena da cantautorato americano, talora più aggressiva, cupa e rabbiosa, ma con un filo conduttore sempre chiaro e inequivocabile, una vera e propria spina dorsale su cui si incastrano i pezzi che compongono questo ottimo lavoro. Ed è esattamente questo il punto, secondo me. Corey Taylor è rimasto fra i pochissimi che ancora hanno voglia e coraggio di sfornare dischi come questo, omaggiando e tenendo vivo senza scendere a compromessi, il genere musicale più famoso e discusso di tutti, il Rock.
C’è da dire anche che lui, a mio giudizio, è il talento vivente più espressivo ed eclettico in circolazione, un artista con delle sfaccettature e delle capacità straordinarie, doti vocali e tecniche da fuoriclasse assoluto, al servizio della musica sempre, sia che indossi la maschera oppure no. Se a Tokyo esistesse la nazione del Rock, alle prossime Olimpiadi, la bandiera la potrebbe lui, assolutamente, tanto per capirci. Un disco molto ben riuscito e dall’ascolto piacevole, che conferma per l’ennesima a volta il talento e la posizione dominante di questo splendido frontman, che letteralmente adoro (e ringrazio di esistere) in ogni sua versione.
Articolo di Alessio Pagnini
Tracklist “CMFT”
- HWY 666
- Black Eyes Blue
- Samantha’s Gone
- Meine Lux
- Halfway Down
- Silverfish
- Kansas
- Culture Head
- Everybody Dies on my Birthday
- The Maria Fire
- Home
- CMFT Must be Stoped (feat. Kid Bookie e Tech N9ne)
- European Tour Bus Bathroom Song
Line up: Corey Taylor Voce, Piano, Chitarre / Walter Bäcklin Tastiere, Programming / Jason Christopher Basso, voci / Zach Throne Chitarre, voci / Christian Martucci Chitarre, voci, composizione / Dustin Robert Batteria, percussioni, voci