Il 6 settembre esce per Sony Music “Luck and Strange”, il nuovo album di inediti di David Gilmour, storico chitarrista dei Pink Floyd. “Luck and Strange” viene pubblicato a 9 anni di distanza dal precedente “Rattle That Lock”. Si tratta, dunque, del quinto album della sua carriera da solista, iniziata nel 1978 con la pubblicazione dell’album omonimo “David Gilmour”. Una produzione centellinata, formata da cinque dischi, usciti nel 1978, 1984, 2006, 2015 e, ora, nel 2024. Tutto si può dire, ma non che Gilmour abbia inflazionato il mercato con dischi in studio, e live. Il chitarrista nativo di Cambridge si è presentato da solista ai suoi fan solo quando aveva effettivamente qualcosa di buono da proporre. Anche questa volta è così. Il lavoro di Gilmour riprende dove si era interrotto nel 2015. Non solo, la scelta di adottare – mi si passi il termine – la ‘strategia Rolling Stones’, risulta vincente.
Di cosa si tratta? Molto semplice: si decide di tornare sul mercato non per stupire, e tanto meno per sperimentare. Niente disco Trap e Rap, per catturare giovani fette di pubblico; niente musica Elettronica o Dance per stupire i detrattori; niente Post-Rock per incontrare il plauso asciutto, e comunque diffidente, del pubblico raffinato. Gilmour va diretto al sodo, e semplicemente fa bene il suo mestiere. In questo nuovo album c’è tanta chitarra, suonata con il suo magico tocco – e cioè quella giusta lentezza con la quale ha smontato il Punk – e, qua e là, rimandi ai suoi Pink Floyd (soprattutto “The Divison Bell”), e linee melodiche che, in sostanza, ripartono da “Rattle That Lock”, forse l’album meglio riuscito della sua carriera da solista. Giusto, quindi, per non andare alla ricerca del freddo nel letto, e proseguire da quello che di buono si era già fatto.
Si tratta di un album che, alla fine dei conti, non aggiunge nulla di nuova alla produzione di Gilmour che, però, va ricordato per onestà intellettuale la Storia, con la maiuscola, l’ha già fatta, e di certo con questi suoi lavori da solista non deve né riscriverla né stravolgerla.Detto fuori dai denti, non ha di certo bisogno di risuonare “Money “togliendo il basso, e neppure di mettersi a contaminare il suo mood, il suo sound e il suo marchio di fabbrica musicale. Così il trittico “On an Island”, “Rattle That Lock” e ora il nuovo “Luck and Strange”, sono di fatto un corpo unico, e una sola glossa degli ultimi lavori dei suoi Pink Floyd. Album che, in estrema sintesi, arricchiscono le orecchie di chi ama quel suono di chitarra, e che servono per dare a vita a live che Gilmour sa sempre trasformare in veri eventi sonori. Basta ascoltare, e vedere, l’ultimo suo “Live a Pompei” per rendersene conto.
“Luck and Strange” è un album famigliare, di prossimità, a Km 0, con filiera corta. Ai testi di quasi tutte le nuove canzoni c’è l’ex moglie Polly Samson, a rafforzare un legame artistico che aveva dato buoni frutti anche nell’ultima parentesi dei Floyd di Gilmour. In “Between Two Points” poi, come ormai è noto, canta come voce solista e suona l’arpa la figlia Romany Gilmour, mentre Gabriel Gilmour, altro figlio del Nostro, canta nei cori. Richard Wright, tastierista dei Pink Floyd scomparso nel 2008, è presente in “Luck and Strange” (registrata nel 2007 durante una jam in un fienile a casa di Gilmour. I musicisti che hanno contribuito alla creazione e registrazione di “Luck and Strange” includono Guy Pratt e Tom Herbert al basso, Adam Betts, Steve Gadd e Steve DiStanislao alla batteria, Rob Gentry e Roger Eno alle tastiere, con arrangiamenti di archi e coro di Will Gardner. Il disco è stato prodotto da David Gilmour e Charlie Andrew, noto per il suo lavoro con Alt-J e Marika Hackman.
Nel dettaglio, la struttura (9 tracce, di cui 8 inedite, mentre alcuni bonus saranno presenti nelle varie edizioni deluxe), rispecchia quella dei due album precedenti. Due sono gli interludi musicali: “Black Cat” che apre il disco, e rimanda al lavoro precedente e, a tratti, anche a “Marooned”; e “Vita Brevis”, interludio che ricorda, ad un primo ascolto, i mondi sonori di Vangelis e di Syd Barrett. La title track è un buon brano, di certo però non incisivo come fu per “Rattle That Lock”, con quella batteria potente, e un rimando blues molto marcato. Con “Luck and Strange” siamo in mondi sonori molto più soft e morbidi, che riportano e rimandano a “On A Island”, title track del 2006. In ogni caso, in ogni canzone c’è il presente l’assolo di chitarra che, dal vivo, e cioè live, darà ampie soddisfazioni ai fan. Di certo, però, ne manca uno epico come quello di “In Any Tongue”. Pur se quello presente in “Scattered” è di certo uno di quelli che resteranno, pur se nei posti bassi delle eventuali classifiche, dei migliori del chitarrista.
In “Yes, I Have Ghosts” si diverte e diverte il pubblico suonando varie chitarre, e regalando una ballad che ricorda i tempi migliori. “The Piper’s Call” è il brano che più richiama il passato di Gilmour che così dimostra di non avere nulla da chiarire, e nessun conto aperto con quell’ampia parentesi della sua vita. Anzi, c’è da scommettere che, nei prossimi live, la parte dei Pink Floyd sarà ancora ampiamente onorata. In “A Single Spark” Gilmour regala bellezza suonando ritmi che portano verso mondi jazz, e avvicinandosi più allo stile dell’ultimo lavoro di Mark Knopfler, senza però snaturare mai la propria giusta lentezza che ne caratterizza lo stile.
Ultimo brano degno di nota, è di fatto una jam di “Luck and Strange”, che chiude l’album, registrata a microfoni aperti (nel finale si sentono i musicisti parlare). Un dono prezioso per capire, ancora una volta, come lavora Gilmour. Il chitarrista inglese non è nuovo a questi doni, dato che, pur se sistemata meglio, già “… And Then…” nell’album precedente andava in questa direzione, senza scodare “The Endless River” del 2014 dei Pink Floyd, e cioè le registrazioni scartate da “The Division Bell” del 1994.
In conclusione, il nuovo “Luck and Strange” è un buon album di un grande musicista che la storia l’ha fatta, e che è tranquillo con se stesso, con il suo presente e con il suo passato, e soprattutto con la sua vicenda umana e artistica. Un disco di inediti che non aggiunge nulla di nuovo e di eclatante, e per questo è comunque un buon lavoro che darà soddisfazioni ai fans sia per quanto ci viene dato in studio, sia per quello che saranno le esibizioni live che, come è noto, si svolgeranno a Roma il 27, 28 e 29 settembre e l’1, 2 e 3 ottobre e saranno anteprima mondiale, e i suoi unici spettacoli nell’Europa continentale. Gli show si terranno al Circo Massimo, uno dei luoghi più suggestivi della Capitale, che ospiterà l’evento anche grazie alla fondamentale collaborazione di Comune di Roma e Ministero della Cultura.
Ultima nota, “Luck and Strange” sarà in vendita dal 6 settembre in vari formati ed edizioni limitate deluxe, che includeranno tracce bonus, e un libro rilegato molto speciale pubblicato da Thames & Hudson, con fotografie esclusive scattate da Polly Samson durante la registrazione dell’album. Le edizioni deluxe saranno limitate a una sola tiratura. Inoltre, sono disponibili per il mercato italiano i seguenti formati: vinile trasparente colorato Bottle Glass & vinile trasparente Orange Crush in esclusiva per Sony Music Store; vinile Smeraldo Traslucido e vinile Blu Mare Traslucido in esclusiva per Discoteca Laziale; vinile Argento in esclusiva per IBS.it e Feltrinelli.it; vinile bianco opaco e cd con cover alternativa in esclusiva per Amazon.
Articolo di Luca Cremonesi
Tracklist “Luck and Strange”
- Black Cat
- Luck and Strange
- The Piper’s Call
- A Single Spark
- Vita Brevis
- Between Two Points
- Dark and Velvet Nights
- Sings
- Scattered
- Yes, I Have Ghosts
- Luck and Strange (Original Barn Jam)
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