“Post Piano Session” è l’ultima opera di Davide “Boosta” Dileo, artista a tutto campo, musicista, compositore, autore, produttore, scrittore di libri e di fumetti, editore, ma anche cofondatore dei Subsonica, la band con oltre 500.000 copie di dischi venduti e una lunga carriera live. Con questa produzione musicale Dileo si conferma come uno degli artisti di musica neoclassica (classica contemporanea) più importanti e innovativi anche per le connessioni della sua musica con altre arti: da poco Dileo ha inaugurato a Torino il primo spazio espositivo dedicato ad opere che stanno a cavallo fra musica e arti figurative.
Uscita a cura di Torino Recording Club, contemporaneamente etichetta discografica dello stesso Dileo ma anche atelier musicale, “Post piano session” è un’opera composta da sei suite per pianoforte e strumenti elettronici, il seguito delle precedenti “La stanza intelligente” e “Facile”.
La prima suite di “Post Piano Session” è aperta dal pezzo “Ebowl” con sonorità interessanti che evocano nella mente dell’ascoltatore una sorta di strappo spaziale con sottofondi postindustriali e un’apertura sonora finale verso sonorità più consuete.
Mentre “Walkman Pt.1” lancia il tema dei passi che introducono al ritmo, richiamando in questo modo alcuni pezzi dei Pink Floyd, come “On the run”, “Walkman Pt.3” recupera suoni da discoteca per svanire nei rumori di sottofondo, ogni tanto sincopati da altri rumori per terminare in melodie pianistiche con suoni ondeggianti di pianoforte. I toni vengono modulati con un interessante contrasto, verso la fine del pezzo, fra il sottofondo e la melodia oscillante del piano.
Il pezzo finale di questa prima suite, “In tro”, ricorda segnali provenienti da altre dimensioni, con “disturbi” radio fittizi, apparentemente causali ma che infine determinano l’entrata di un piano con una voce a metà fra un Rhodes piano e un piano tradizionale; le code vibranti alla fine di alcune note e le uscite melodiche ricordano l’inizio del primo movimento del concerto in fa minore di J.S.Bach BWV 1056.
Le seconda suite è all’insegna della distorsione e di suoni percussivi ricavati dallo stesso pianoforte, anche se non mancano sonorità abbastanza diverse. Nel pezzo “1974” appaiono connessioni rock, con una voce di organo estremamente distorto, che si modifica poi addolcendosi, proseguendo infine verso motivi alla Led Zeppelin.
Tanto nel pezzo “Is There a Garden Around?” quanto in “Haunted by My Aunt”, sempre appartenenti alla seconda suite, si trovano la stessa sonorità: vocalità spettrali, chiamate remote e inquietanti. Le modulazioni talvolta esagerate sembrano un urlo che via via si mescola allo scroscio di una cascata sonora per divenire poi il motivo del pianoforte; tutto sommato un’introduzione argomentata per inserirsi in un filone quasi jazz per ripercorrere, vero la fine e in modo rovescio, il precedente percorso musicale di voce elettronica e pianoforte.
La terza suite risulta per l’ascoltatore maggiormente connessa a una tipologia di musica tradizionale, classica, pur spaziando ampiamente su un periodo che va dal barocco al tardo novecento. “Poliamoroso” è un profluvio orizzontale di suoni che si tramutano in motivi evidentemente novecenteschi, mentre “Beriomoto” ricorda un po’ la parte finale di “Ekphrasis” di Luciano Berio e, comunque, ne riprende le sonorità del periodo prossimo all’anno 2000. “Schizofrenia” ricorda vagamente alcuni pezzi del Keith Emerson prima maniera con evidenti influssi cool jazz.
Nella quarta suite molto importanti i richiami di pianoforte; in “90’s Memories” si ha un senso di scomparsa del ritmo, con chiusure finali degne di un’opera lirica sebbene inframezzate da un ritmo di ritorno, mentre l’inserimento delle voci ricorda ancora i Pink Floyd. “Butterfly Compass” ben può richiamare il volo di una farfalla, apparentemente sconclusionato, ma che in realtà mantiene comunque una propria direzione, con le ali della farfalla rappresentate dal pianoforte e la direzione interpretata dal suono sicuro del synth, intervallato da sospiri musicali.
La quinta suite, pur richiamandosi nei titoli dei tre pezzi a generi musicali del XVI e del XVII secolo in realtà non sembra avere alcuna connessione con questi e, rispetto alle suite precedenti perde di carica emotiva, con particolare riferimento al “Preludio in C”.
Infine la sesta suite dove “Loneliness of a Goddess” propone un motivo estremamente interessante, dove le sonorità consistenti in fruscii sfocianti in suoni, in gruppi di note e infine in motivi, sembrano denotare quella faticosa ma affascinante ricerca che l’artista compie nella sua mente quando compone, quel recupero interno di una melodia che piano piano viene alla luce. Sicuramente d’impatto “Loneliness of a Tyrant”, una sorta di messaggio lanciato verso il futuro con i rumori ambientali mescolati alla traccia melodica e con l’uscita verso compressioni e rimbalzi di suoni.
Nel complesso l’opera di Dileo si può considerare una pietra miliare nel panorama musicale attuale della musica neoclassica. Per rendersene conto basta confrontare questa opera con quella di altri artisti neoclassici, che egualmente tentano fusioni interessanti del pianoforte con suoni elettronici, come Hania Rani o Nils Frahm, ma anche l’italiano Dario Faini.
In Dileo non solo c’è una ricerca sicuramente maggiore per le sonorità familiari all’ascoltatore, almeno in alcune suite, con un abbandono più deciso dei moduli armonici tradizionali che invece altri artisti stentano ad adottare ma, più che altro, vi è una sorta di proiezione verso il futuro che l’ascoltatore riesce chiaramente a percepire.
Articolo di Sergio Bedessi
Tracklist “Post Piano Session”
Tape 1
- Ebowl
- Walkman Pt.1
- Walkman Pt.2
- Walkman Pt.3
- In_tro
Tape 2
- 1974
- Is There a Garden Around?
- Inner View
- Haunted by My Aunt
Tape 3
- Beriomoto
- Forgive
- Poliamoroso
- Reset O
- An Ordinary day
- Schizofrenia
Tape 4
- 90’s Memories
- Octaves
- A.S.E
- Butterfly Compass
Tape 5
- Pre Partita 1
- Pre Partita 2
- Preludio in C
Tape 6
- Easy
- MMF part 1
- MMF part 2
- Loneliness of a Tyrant
- Loneliness of a Goddess
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