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Diaframma

Diaframma “Ora”

Otto tracce che concentrano al loro interno amore e rabbia

Il Rock sembra destinato, in questa fase storica, a essere prodotto di nicchia. Ancora di più quello made in Italy. Ma non tutti i mali vengono per nuocere, fortunatamente. Il perché è semplice: noi abbiamo Federico Fiumani che, in barba a tutto quello che accade e succede, resiste e lo fa con grande stile. Il 29 aprile scorso, infatti, è uscito “Ora”, il nuovo lavoro dei suoi Diaframma, band nata in ambiente fiorentino a fine anni ’70 e inizio anni ’80, icona della variegata galassia new wave e dell’universo rock indipendente italiano. Esemplari rari, lui e i Diaframma, di coerenza e buon artigianato, detto, sia chiaro, in modo non riduttivo. Troppo spesso, nel nostro Paese, artigianato è sinonimo di qualcosa di genuino e prodotto alla buona sul quale chiudere un occhio. Non è questo il caso, anzi. Si tratta dell’esatto contrario. Vediamo il perché.

Facciamo alla Manzoni, partiamo dal ramo del Lago di Como e arriviamo al personaggio che domina la scena. La tesi è semplice, la si potrebbe riassumere così: il pubblico vuole cantare, mentre l’arte e le idee hanno bisogno d’altro, e non per forza di folto pubblico. Per evitare paragoni nel mondo musicale seguiamo la linea della letteratura. Rousseau ha ispirato la Rivoluzione Francese, come d’altronde Montesquieu e molti altri. Tuttavia, nessuno di questi autori e maestri ha mai dominato le classifiche dei libri più letti del tempo (senza dimenticarci del tasso di analfabetismo…). Questo per dire che c’è un valore della parola, e dell’arte, che va ben oltre il mercato, il successo di massa e la diffusione a sciame, nell’accezione coniata da Byung-chul Han nel suo “Nello sciame” (Nottetempo). Detto questo, decliniamo il tutto sul caso specifico di “Ora”. 

Fiumani in questi quattro anni, due dei quali vissuti, come per tutti, sotto la spada di Damocle della pandemia, ha dato alle stampe 3 album. Il primo, “L’abisso”, era il ventesimo lavoro dei Diaframma. Il secondo, uscito il 21 gennaio del 2022, è l’album solista “Confidenziale 2021”, resoconto fedele dei live dell’estate scorsa. Il terzo, che chiude questo ciclo, è il nuovo “Ora”. Proprio per non tornare troppo indietro nel tempo, mi fermo a questo trittico, a questi tre album che sono la chiara cifra di una creatività ancora attiva, potente e lucida. O meglio, di una volontà e di una potenza della parola cercata, voluta ed espressa. Allo stesso tempo questi album sono lavori rock, pur se in parte rarefatti (con il solo caso estremo, e meraviglioso, di “Confidenziale 2021”) che fanno capire come Fiumani, nonostante tutto e tutti, non abbia alcuna intenzione di cedere terreno a nulla che non sia se stesso, la sua natura e la sua poetica. Anche in questo caso serve essere chiari. Il Rock nasce come linguaggio espressivo estremo e figlio dell’eccesso ma capace di essere poetico. Vale anche il contrario, e cioè che la poesia è, per sua natura, un linguaggio capace di essere rock. Gli esempi non mancano anche perché Dylan, nel 2016, ha ottenuto un Nobel per la Letteratura.

“Ora” è un album vecchia maniera, e cioè otto tracce, quattro per lato nella versione vinile, che concentra al suo interno amore e rabbia. Il tutto confezionato con suoni puri, onesti, senza fronzoli e ricerche sonore manieristiche pensate per cercare di intercettare i gusti del grande pubblico. Un certo spaesamento di questo, ai live del tour “Confidenziale 2021”, è stato fra le emozioni più belle della musica dal vivo vissute nei tempi post-Covid.

Tornando a “Ora”, si tratta, in estrema sintesi, di un album classico nel quale c’è tutto quello che serve, oltre alle premesse, per fare della buona musica. E una volta che questa è sistemata con la sua essenza (basso, batteria e chitarre) rimangono però alcuni rischi: che si scada nel minimalismo o nel revival. Nel caso di “Ora” non si corrono pericoli e tutto è chiaro già dall’apertura con “Coperte tumorali”. La batteria, pulita e secca, detta il ritmo e questo prende corpo grazie alla chitarra trascinata che non si fa attendere. Da questo incipit è chiaro che si è in ascolto di buona qualità musicale che non cerca e non vuole riempire le orecchie di suoni e orpelli vari. Si tratta di una legge non scritta e tutta figlia di un’epoca dove il suono, spesso ripetitivo, deve supplire a testi incapaci di incidere nell’animo. Non è il caso di Fiumani, e qui sta la cifra della sua musica di qualità.

L’album, come dichiara lo stesso Fiumani, nasce da un lutto in famiglia. La morte di mia madre, avvenuta pochi mesi fa, è stata la causa scatenante di questo prodotto discografico. Quindi a mia madre, e più in generale ai miei rapporti coi familiari, sono dedicate diverse canzoni qui contenute: Ora, Coperte Tumorali, La Tua Morte, Volenteroso. Fin qui quello che sappiamo. Tuttavia, vorrei partire da un altro aspetto per raccontare come questo lavoro ci fa respirare e ben sperare.

Una delle chiavi di volta sta nel secondo pezzo. Promettimi che i giorni belli non ritorneranno più / ne ho visti troppi finire promettimi che l’ultima festa è stata proprio l’ultima. Un tempo qualcuno ebbe a cantare Bisogna sempre / per forza parlare d’amore? / Bisogna sempre comunque far nascere il sole? Non so quanto l’accostamento farà piacere a Fiumani, ma poco importa. Oggi non si canta più l’impegno, di qualsiasi natura, che resta relegato ai pochi e superstiti gruppi di combat di qualsiasi genere (così, ben definiti, sappiamo sempre dove trovarli negli scaffali e nelle poche feste impegnate rimaste). Non si canta più di rabbia e malessere. Non si canta più la vita intesa come quella faccenda di cui siamo protagonisti. Con questo non intendo che serva cantare di faccende politiche. No. La musica ha sempre saputo essere militante nei confronti della vita, sotto tutti i suoi aspetti. Proprio questo impegno sembra venire meno. Oggi, infatti, si canta d’amore. Solo ed esclusivamente d’amore. E di un’amore che, a ben vedere, non esiste se non, diciamola così, nei manuali dell’amore (se mai estinsero). Fiumani, invece, ci ricorda che l’amore ha a che fare con la nostra vita, con il tempo che passa e con la morte. Con la vita insomma. Oltre che con il sesso. Tutte dimensioni umane, troppo umane per essere solo ed esclusivamente infiocchettate e descritte dai manuali. Questo è il primo pregio di “Ora”, e cioè di essere un album che canta i sentimenti come sono. Ed è per questo che serve pure gridare, e non solo cantare, e Fiumani lo fa in molti brani. Il Rock e la musica servono per buttare fuori e, allo stesso tempo, far buttare dentro a chi ascolta quello che si è vissuto. Gridandolo, se serve. Per ritrovarlo. Per viverlo insieme. Per farlo proprio.

Lasciare i pesi alla deriva, ora non sei tu ad aver sbagliato, è la vita che a volte proprio non va racconta in “Ora”; e allo stesso tempo vale la pena anche ricordare che “Ma fuori c’è, ma fuori c’è forse un destino troppo grande, per me, così gentile, forse fantastico / così gentile, e poi sarcastico Volenteroso sì, volenteroso / nella morsa tua infernale creperò” ci ricorda in “Volenteroso”. E ancora più chiaro è nella splendida “La tua morte” dove i sentimenti diventano stoffa di una vita che non concede nulla all’essere social, all’essere esposta e dettata da ritmi imposti dal e per il piacere. “La tua morte attraversa la mia vita / la tua morte esiste qui. Da tanto tempo, sempre rinviata / e mai avvenuta eppure già decisa, l’hai decisa tu /la tua morte”.

Insomma, Fiumani in questo lavoro – come nei precedenti – non concede nulla a nessuno. Canta se stesso e mette la sua vita e i suoi sentimenti, quelli veri e autentici, nelle nostre mani. Li sappiamo sorreggere? Li sappiamo ascoltare? Bene, altrimenti pace e amen. Ognuno per la sua strada, dunque. Come deve essere per un vero artista. Come fanno i veri artigiani, quelli che sanno di produrre eccellenze non “tradizionali”, e dunque non per tutti, ma uniche, rare e per questo cariche di emozioni.

Queste otto canzoni si tornano ad ascoltare, di continuo. Il suono è meno cupo e acido dei Diaframma di un tempo. Ma quei tempi, quelli appunto di quei Diaframma di “Siberia”, non solo non ci sono più, ma neppure torneranno mai. Quel tutto è già stato consumato. Oggi i problemi sono altri. Come, ad esempio, saper ascoltare. Esperienza difficile. Merce rara. Fiumani lo sa ed è per questo che utilizza, con maestria, questi quattro suoni classici. D’altronde lo insegna anche Petrarca, la grande poesia si fa utilizzando la forma classica del sonetto, senza variazioni. Chi ascolta “Ora” considera quei suoni banali? Bene, vale quanto detto sopra. Si può proseguire verso altri lidi, con serenità. Si ha, invece, tempo per ascoltare? Allora vale la pena fermarsi. Per davvero.

Certo, “Confidenziale 2021” faceva sperare in un album ancora più rarefatto, ma Fiumani ha deciso che queste emozioni e queste storie di morte, amore e sesso (Due invece parlano di sesso: nella prima una serie di considerazioni su cosa può significare il sesso nella vita di un uomo, e le conseguenze se certe passioni sono portate all’estremo. Del resto l’alternativa cos’è? la vita grigia ha dichiarato sempre lo stesso Fiumani) dovevano suonare e risuonare alla vecchia maniera, ma non con sonorità vetuste.

“Ora” non è un album di nostalgia. Non è un disco che ammicca ai tempi andati. Non è neppure un album di mestiere, e cioè di messa in opera di ciò che si sa fare. Succede con certi gruppi. Troppo spesso. Non però con Fiumani e neppure con i suoi attuali Diaframma. “Ora” è proprio un album rock, fatto e finito. Bello. Molto bello. E lo è per come sono tagliati i testi; per come sono costruite le trame sonore e per come sono cantate le canzoni. Un Fiumani così c’è da sperare che non smetta mai e che continui ad insegnare, a tutti, che il rock, pur se di nicchia, può, deve ed è in grado di fare ancora la differenza. Sempre che lo si sappia fare con dei contenuti.

Dimenticavo, oltre a questi tre album, da ascoltare come una sorta di trilogia disgiunta ma non del tutto estranea, sta uscendo anche una nuova ristampa della raccolta di poesie di Federico Fiumani, edita da Lacerba Edizioni, intitolata “Nerogrigio”.

Articolo di Luca Cremonesi

Tracklist “Ora”

  1. Coperte tumorali
  2. I giorni belli
  3. Mire sarò
  4. Il sesso è nella testa
  5. Ora
  6. Volenteroso
  7. La tua morte
  8. Nella testa di un attore porno

Line up Diaframma: Federico Fiumani voce e chitarra; Luca Cantasano basso e cori, Edoardo Daidone chitarra solista e Pino Gulli alla batteria

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