Fireground, band campana, è in arrivo col primo disco omonimo sotto etichetta VREC, un full lenght dopo l’uscita di ben tre singoli, rispettivamente “Worm”, “Don’t Say a Word” e “Aphrodite (Dark Lies)”. Ma andiamo prendiamo un respiro prima di introdurre una band che dal 16 aprile 2021 farà capolino negli store fisici e digitali.
I Fireground hanno origini campane, vengono da terre di roventi vulcani, i Campi Flegrei, zone molto calde, sia da un punto di vista geologico che da un punto di vista sociale e personale. Zone calorose e dove la socialità e la musica costituiscono uno dei cardini della società. Questo si riflette nella loro musica? Come sempre andiamo avanti di un passo alla volta.
Questi quattro musicisti hanno deciso di esordire in grande: nonostante siano partiti da una prima demo autoprodotta, per far riconoscere un suono, hanno deciso di saltare una serie di step intermedi (a mio parere poco determinanti) per passare a una lavorazione musicale e una stesura organica e matura.
Per questo hanno visto buona parte della produzione musicale molto distante da casa, nella Monza che conosciamo per lo studio Frequenze, dove hanno registrato sotto la sapiente direzione artistica di Pietro Foresti (multiplatino già a fianco di membri di Guns N’ Roses, Korn, Asian Dub Foundation, Unwritten Law) che ha supervisionato l’intero album. Questo già aiuta a inquadrare il progetto della band, che ha optato per un approccio professionale ed evoluto scegliendo le sonorità sotto una guida di alto livello.
A lavori ultimati, hanno scelto di presentarsi al pubblico con tre lavori consecutivi ravvicinati tra loro, scelta vincente nel 2021, anno in cui la musica liquida la fa da padrona e impone tempi ed esposizione al pubblico molto più intensi che nelle decadi scorse.
Il primo singolo “Worm” è quindi uscito il 10 dicembre 2020 con un interessante video che alterna membri della band (e non solo) in una sorta di lyric video con i protagonisti che cantano l’intero brano su sfondo nero, illuminati da luci rosse e blu che nell’evolversi del brano vanno a sparire lasciando colori naturali. Brano deciso e dal sapore rock, con un gusto che spazia tra l’old school come scrittura e una connotazione moderna come suoni.
“Don’t say a word” esce a quasi due mesi dal precedente singolo ed è una ballad molto evocativa. I toni sono comunque molto profondi e si assapora una punta di cupezza che ritroveremo nel terzo singolo. Il video è nuovamente cantato in prima persona per l’intera durata con parole in sovraimpressione, ma è disegnato in modo differente dal precedente e altrettanto gradevole.
“Aphrodite (Dark Lies)” è l’ultima produzione che possiamo ascoltare prima dell’uscita del disco il prossimo 16 aprile. Le sonorità sono più moderne degli ultimi due brani, soprattutto nelle scelte vocali in strofa (che ho trovato molto interessanti e spunti da studiare per il futuro). Il brano è nuovamente portato come una calda ballad, ma come detto già, è più cupa e profonda. Vorrà suggerirci qualcosa?
Il resto del disco consta di 9 brani, una quantità che permette di gustare adeguatamente le sonorità e il mood che i Fireground vogliono sottoporci. Brani, come si dice in gergo, che “girano” parecchio, le sonorità sono complesse e ricche, e permettono di passare da brani più energici a cupe ballad (non solo le due sopracitate) in modo naturale e molto interessante.
È un disco da ascoltare tranquilli, è un disco da godere e a cui dedicare il giusto tempo. Trovo che il numero di ascolti necessario sia tre, per iniziare ad assimilarlo e a godere di aspetti che “al volo” non sono percepiti, segno di una scrittura che viene scoperta con calma.
Articolo di Marco Oreggia
Tracklist “Fireground”
- Hang On 2 U
- Aphrodite (Darkest Lies)
- Don’t Say a Word
- Carry On
- Worm
- Sometimes
- Take It Slow
- Land
- The Wave
Line up Fireground
Roberto Vagnoni – Chitarre e synth / Enrico Imparato – Batteria / Fabrizio Sensini – Basso / Marco Franzese – Voce