Il terzo album di Giacomo Toni stupisce: si intitola “Ballate di Ferro” e, con l’elegante copertina di Mara Cerri, esce il 10 settembre 2021 per L’Amor Mio Non Muore Dischi, 4 anni dopo il bellissimo “Nafta” (Brutture moderne 2017) e 8 anni dopo “Musica per autoambulanze” (Marte Label 2013). Stupisce perché da Giacomo Toni ci aspettavamo di tutto tranne che un album di ballate, almeno in apparenza, più tradizionali.
Cantautore che si inserisce perfettamente nel solco di classici come Conte, Jannacci, Caputo, il primo Baccini, con i suoi testi beffardi e provocatori Giacomo Toni è uno dei pochissimi giovani che riescono a raccogliere l’eredità dei grandi vecchi senza risultare già sentiti o superati: la sua sfacciataggine, il suo spirito e la sua esuberanza palpitano e sono sinceri e i suoi testi non risultano mai artificiosi né scontati.
Ci aveva abituati a sonorità strabordanti ed esplosive, ad armonie distorte, a un sarcasmo scorretto che provoca e che denuncia, col ghigno più che col sorriso, le ipocrisie della nostra società senza timidezze e senza mezzi termini. Un graffiante Rock-Jazz-Punk, sporco e ironico, brani elaborati e mai banali nella costruzione e nell’articolazione e arricchiti di trombe, tromboni, sassofoni e pianoforti pestati con forza. Ci aveva abituati alle registrazioni dal vivo che lasciavano spazio alle imperfezioni e alla vitalità dell’esecuzione. Ai suoi live che si collocano a metà tra il concerto, il teatro e il cabaret.
Oggi che vira verso il cantautorato più classico e verso la canzone d’amore, licenzia i fiati, si concentra su un trio di pianoforte, basso e batteria e rallenta i tempi. Il risultato è più composto, senz’altro più intimista ma anche più patinato, senza comunque arrivare a smarrire del tutto quella poetica ironia che da sempre lo contraddistingue. Giacomo Toni è entrato in studio di registrazione ed ha abbassato drasticamente i volumi, quindi. Si è dato una ripulita, si è fatto la barba e si è messo il vestito buono.
E però poi, in questa veste meno estrema, è entrato nello stesso bar di sempre, si è seduto al bancone e molto probabilmente ha ordinato il solito cognacchino. Lo sappiamo che è sempre lui e che tra qualche giorno quei vestiti torneranno a puzzare. Senz’altro lo sentiremo nei live. Lo riconosciamo, è lui in un bar di una qualche provincia italiana, il suo bicchiere in mano, un pianoforte, che ci racconta di vecchi amori (“Gianni”).
O di quel tizio che “prese tutte le carte di credito e / con le mani macchiate di sangue/ andò in cerca di un bancomat / Pulisciti Nichi però, dicevo/ si sporcano le banconote che ci siamo sudati una vita/ a vendere gli yatch / Volano gli stracci / nelle case di tutte le città / e mai nessuno che perdoni / un uomo che porta a casa i milioni / non ci resta che continuare a fare a botte / con le bambine spettinate/ coi ragazzi malvestiti / e con le nostre mogli ingrate” (“Mogli ingrate”).
O ancora di “figliole sdentate che sognano protesi in plastica, passeggiano in centro specchiandosi nelle vetrine”, di “impavidi giovani che hanno studiato in Europa” e di quella “divorziata che preme le tette sul tavolo, le tocca di uscire anche il prossimo sabato sera, conta le uova che le mancano e non ci trova niente da ridere” come ci canta in “Tutto mi fa ridere” che ci lascia così “in questa vasta vita/ senza vita e senza freno/ tutto mi fa ridere/ più o meno. In questa vasta vita / senza freno e senza vita / tutto mi fa ridere / poi è finita / Più o meno”. L’album si chiude inaspettatamente con “Buongiorno”, brano in forma di canto partigiano dedicato ai caduti di Alfonsine e a Maria Bartolotti detta “Piera”, partigiana.
È bravo davvero Giacomo Toni: aspettiamo di vederlo dal vivo, per ritrovarlo a briglia sciolta e perché ci venga restituita un po’ di quella forza vitale, di quella sporca e urgente sincerità che un po’ ci manca.
Articolo di Ilaria Staino
Tracklist “Ballate di Ferro”
- Gianni
- Sarà
- Se proprio devo
- Sexy smog
- Mogli ingrate
- Gli autobus
- Mah
- Tutto mi fa ridere
- Qualcosa di povero
- Buongiorno
Line up
Giacomo Toni: pianoforte, tastiere, chitarre, voce / Antonio Gramentieri: chitarre, synth, tastiere, cori / Daniele Marzi: batteria, percussioni / Roberto Villa: basso, contrabbasso, bass synth, chitarre, tastiere, cori
con il contributo di: Nicola Manzan: violino / Gionata Costa: violoncello / Denis Valentini: percussioni, cori / Vince Vallicelli: percussioni / Franco Naddei: Synth, cori / Sabrina Rocchi: cori / Federica Fiocco: cori