Il 14 aprile 2023 è uscito, per La Tempesta Dischi, “Clair Obscur”, il sesto lavoro dei Grimoon, band italo-francese nata nel 2004. Già il fatto che cantino anche in lingua francese li rende interessanti. Infatti di grandi successi nella lingua di Proust non se ne contano nel nostro Paese, nel circuito autoriale, invece, si deve scendere fino ai grandi giganti, e cioè Ferrè, Brassens, Brel (che però è belga); oppure bisogna tornare con la mente all’esperienza meravigliosa dei Noir Désir, il tutto però finito in tragedia. Sul fronte musicale, vi consiglio il loro maxi cofanetto integrale, uscito però solo in Francia. Insomma, Oltralpe solitamente pescano da noi, e nella nostra musica d’autore; difficilmente accade il contrario. Un poco ci hanno provato i Têtes de Bois, con ottimi risultati, ma sempre ben lontani dal mainstream. La lingua francese, ahimè, non funziona in musica al di fuori dei confini patri. Peccato. Davvero. Forse, ma credo che poco sia arrivato pure di quello, il rap acido marsigliese può aver ispirato qualcosa nei primi anni 2000, ma comunque poca roba. Troppa vita vera raccontata a ritmo di hip-hop, e poco denaro ed ostentazione di volgarità, per interessare al grande pubblico dei consumatori di buona musica commerciale.
I Grimoon, invece, ci vogliono provare con la lingua dell’Esagono. E anche questa volta, con il loro sesto lavoro, sono capaci di restare fedeli allo stile che li caratterizza, ed è già cosa buona di quest’epoca, senza però diventare ripetitivi. Allo stesso tempo, poi, ed è il secondo pregio di questo lavoro, riescono nell’impresa di mettere sul mercato un album che non assomiglia a nulla di quello che stiamo ascoltando in questo periodo. Questo, a mio modo di vedere le cose, è anche il grande pregio di “Clair Obscur”. Nove tracce veloci, che scorrono via come un torrente dopo il disgelo, e cioè senza troppa fretta, ma lasciando traccia. Si tratta di un ascolto che cattura subito, non lascia indifferenti. Il personalissimo tocco dei Grimoon fonde, infatti, in modo unico un sound che mescola senza timore Rock, Psichedelia ed Elettronica, cantando in francese, inglese e italiano, con l’aggiunta delle loro suggestive animazioni, per lo più realizzate in stop-motion. I loro riferimenti sia musicali che visivi sono innumerevoli, ma questo è anche garanzia di uno stile peculiare che rifugge da qualsiasi tendenza. Bravi davvero, non c’è che dire, e per una volta, il giudizio concorda con chi scrive inviando il disco per la proposta di una recensione.
“Clair Obscur”, poi, è un concept album, e questa è la terza sfida vinta dal gruppo capitanato da Solenn Le Marchand e Alberto Stevanato. Il disco, infatti, racconta il dramma contemporaneo della migrazione attraverso gli occhi di un bambino, Alan. Nulla alla Benigni, sia chiaro. Semmai, se proprio proprio si deve cercare un rimando, ma solo sui temi, non certo sul fronte musicale, qui siamo in casa di Gianmaria Testa e del suo capolavoro “Da questa parte del mare” del 2006.
L’album dei Grimoon, dunque, va valutato nel suo insieme, e non tanto come singole tracce. Si tratta di un lavoro che va ascoltato dall’inizio alla fine. Un viaggio, come accade per Ulisse, dove però la meta questa volta c’è, ed è ben evidente: la nostra percezione di questo fenomeno. Il tocco di classe vero è senza dubbio la contaminazione. Meticciare, mescolare, contaminare. Nulla è puro in questo lavoro, proprio come accade nella realtà. Nel disco, dunque, l’unione tra suoni di synth vintage e chitarra acustica, che ha caratterizzato da sempre il mood della band, diventa ancor più significante. Perché non è solo questione di sperimentazione, ma è di fatto una situazione esistenziale. Crescere dopo un’esperienza così totalizzante, e cioè quella della migrazione, spesso forzata, è superare ogni tipo di barriera. E così la musica diventa un bel viaggio che permette di spaziare e accontentare chi ama il Jazz, la libertà stilistica, l’elettronica non spinta e, infine, l’armonia.
Un disco, per concludere, che ha visto i due artisti impegnati direttamente con i protagonisti del loro lavoro. Dal 2019, Le Marchand e Stevanato hanno accolto nel proprio spazio creativo,Anim’arte, che si trova a Mestre, molti bambini e adulti rifugiati, condividendo con loro l’amore per l’arte e la creatività. Da questi incontri è nata la volontà di raccontare e condividere. Da qui, fra musica e videoart, altra forma espressiva dei Nostri, si è deciso di dare vita a un progetto che sapesse mettere insieme tutto questo materiale. I testi e le musiche, le immagini e i personaggi, si fanno però leggeri, lievi, lontano dalla malinconia, sognante e lieve, in assenza di gravità, per spezzare il ritmo, l’abitudine. Non c’è nulla di gridato, non c’è rabbia, non c’è giudizio, e neppure pregiudizio, ma solo sguardo di chi ha voglia di ascoltare una storia, per poi restituircela con i propri mezzi.
E così l’album racconta, con suoni, parole e immagini dei video, raccontano il viaggio di Alan, un bambino che intraprende un lungo percorso che appare infinito, insieme con il padre e a bordo di una nave/conchiglia, per attraversare i mari. Qui, ovviamente, incontrano diversi personaggi. Un’Odissea figlia della nostra epoca. Ne deriva un album unico e che, si diceva, non assomiglia a nulla di già sentito perché totalmente contaminato, e figlio di racconti e storie uniche. Un lavoro capace, dopo alcuni ascolti, di trasmettere magia e far emergere una bella verità: la musica, e l’arte in generale, servono anche e soprattutto per migliorare la vita, il pensiero e la visione del mondo di chi ne fruisce. E per alleviare un poco il peso dell’esistenza. Di tutti. Non solo quella di chi ha vissuto, in prima persona, quelle storie. Non resta che vederli dal vivo; saranno il 12 maggio al “Il Fiume che non c’è 2023” a Trento Bookique, il 13 maggio a Montichiari (BS) al Monamì Live Social Space, il 18 luglio a Mogliano Veneto (TV) al Summer Nite Love Festival.
Articolo di Luca Cremonesi
Tracklist “Clair Obscur”
- From The Moon
- Cross The Wall
- Les Bras De La Mer
- Rien Vu
- I Wish
- Dragon
- La Crasse
- Nella Mano
- The Rainbow
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