Quando mi sono avvicinato per la prima volta al debutto degli sloveni Hellsword, soggetto della recensione odierna, la presentazione da Emanzipation Productions aveva subito posizionato l’asticella molto in alto dati i miei gusti: si parlava di un gruppo che mescolava Black Metal, Speed e Thrash Metal seguendo le orme degli australiani Destroyer 666 (uno dei miei gruppi preferiti attualmente esistenti) e degli svizzeri Hellhammer, nucleo originale di uno delle realtà più importanti della storia del Metal estremo di sempre, ovvero i giustamente blasonati Celtic Frost. Queste aspettative, oggettivamente irraggiungibili, non mi hanno comunque dissuaso dal godermi un disco scanzonato e incazzato nero, che ho apprezzato davvero tanto.
I riferimenti a una certa frangia del Metal estremo – come citato – sono chiari in questo “Cold is the Grave”, fuori il 24 settembre 2021, ma il punto di forza del debutto di questo trio proveniente da Ljubljana, è senza dubbio l’aver approcciato questo genere seguendo i dettami della nicchia sonora che più gli si addice: niente super produzioni patinate e niente futili abbellimenti, questo è un disco primordiale e spigoloso, come giustamente dovrebbe essere. Le composizioni di per sé non originalissime guadagnano punti proprio in coincidenza di questa scelta sonora, atta a rimuovere tutto l’eccesso che spesso ingolfa questa branca del Metal Estremo, creando un album che si regge su solide basi: un obiettivo non facile, specialmente se si prende in considerazione il fatto che questa sia la prima uscita discografica ufficiale del gruppo, esclusi i primi due demo auto prodotti.
Nove tracce di 42 minuti circa di riproduzione, per un disco che lascia veramente poco spazio per respirare: l’assalto dell’iniziale “Cold is the Grave” è subito bissato dalla tonante “Call of the Sepulchre”, con il basso in apertura in pieno stile Impaled Nazarene, per poi giungere a un altro punto saliente del disco con la dinamitarda “Baphomet’s Shrine”, pezzo più lungo e allo stesso tempo più riuscito del disco. Menzione d’onore anche all’introduzione di “Unholy Reich”, ritmo tambureggiato che da quel momento di ristoro necessario a metà scaletta per riprendersi dall’assalto senza freni a suon di D-beat, tipico di questo genere.
“Cold is the Grave” va a collocarsi di diritto nella mia personalissima classifica dei dischi che è bene ascoltare con almeno 15 birre in corpo: un lavoro che indubbiamente rimane fedele alla somma scura e affilata del Black Metal, ma che allo stesso tempo mutua il fattore casino e “divertimento” dallo Speed Metal, per natura più vicino agli eccessi e al suono tipico del Punk HC. Le sporadiche pennellate di Thrash Metal vanno a impreziosire un debutto veramente ben realizzato, che avvicina gli Hellsword a quella “primavera” (per usare un termine calcistico) che andrà a rinforzare le Legioni Infernali dedite all’insegnamento dei Maestri del genere nati fra la fine degli anni ’80 e la metà dei ’90.
I vizi di forma tipici di un debutto discografico sono ovviamente presenti su questo album: il citare continuamente gruppi di ispirazione con certe scelte musicali, la grande prevedibilità di testi ed immaginario ed una scelta compositiva che fondamentalmente gira su tre-quattro strutture a turni, ma allo stesso tempo tranquillamente trascurabili in virtù di un disco che diverte molto e che preme senza ritegno sull’acceleratore.
Articolo di Lorenzo Bini
Tracklist “Cold is the Grave”
- Cold is the Grave
- Call of the Sepulchre
- Satan, Death & Fear
- Riders of Wrath
- Cursed Blood
- Unholy Reich
- Baphomet’s Shrine
- Chains of Mortality
- Evil’s Rebirth
Line up Hellsword
Mike Manslaughter (Basso) / Mark Massakre (Batteria) / Ironfist (Chitarra e Voce)