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Holebones “Loud”

Uno spiraglio della storia del Blues ma per come loro le hanno capite, ascoltate, esplorate con tutte le emozioni che ne hanno provato

Se ancora il Blues per voi è un genere ancora poco conosciuto, potete avvicinarvi ascoltando “Loud” degli Holebones, uscito il 23 aprile 2021 per Bagana B District Music. La band milanese nasce dall’incontro tra Heggy Vezzano e Andrea Caggiari, a cui si aggiungono prima Leif Searcy alla batteria e successivamente la chitarra ritmica di Niccolò Polimeno consolidando così la loro formazione. La loro attività, invece, si definisce prima con live nel Nord Italia reinterpretando i classici del Blues, successivamente lavorando al progetto che ha portato all’uscita del loro primo album; “Loud” si compone di otto brani significativi nella storia del Blues ma interpretandoli in modo tale da dare una veste che possa attrarre ancora più ascoltatori e traghettarli verso un genere a volte guardato con diffidenza.

Il progetto si apre con “Mojo Hand”, uno spiritual di fine Ottocento diventato poi inno della libertà e della lotta per i diritti civili; il timbro leggermente ruvido di Caggiari non fa rimpiangere i bluesmen di oltreoceano e le armoniche di And J. Forest caratterizzano la canzone trasportandoci sulle rive del Mississippi per non lasciarci più. In “Just Like A Bird Without A Feather”, brano originariamente di R.L. Burnside, la band ripropone una canzone di amore e morte, la confessione di un uomo tradito dalla propria compagna che in prigione spiega del suo omicidio. Testi dal linguaggio semplice, ma emotivamente spietati, così come il genere richiede.

Con “Catfish” il ritmo diventa più fresco e anche un po’ più rock, dando così al sound un’impronta più caratterizzante della band che troviamo anche nella canzone successiva “Hard Time Killing Floor”, di Skip James, ma senza per questo allontanandosi troppo dallo spirito di fatalismo che pervade il testo. “Ain’t Gonna Let Nobody Turn Me Around” si avvale di una parte corale evocativa che rende la canzone viva e quasi toccabile, un momento di unione che rimarcano le varie strofe dirette a chi e a cosa non si permette di farsi abbattere.

L’attacco di “Black Man” è decisamente più rock e ben si fonde con la voce di Caggiari e il timbro do voce che si alterna tra alti e bassi dando corpo a quello che è un inno al riscatto storico delle minoranze e il desiderio di uguaglianza affinché la storia nelle sue deformità non si ripeta. Opposto invece è l’attacco di “Death Have Mercy”, più lento, con minore presenza degli strumenti e una predominanza della voce e dei cori che creano da soli la supplica verso la morte che conceda almeno un altro anno di vita, ma la supplica diventa poi un grido, gli strumenti riprendono il loro posto nella canzone e fanno sentire la loro presenza con decisione.

L’album si chiude con “Rollin’ and Tumblin’ “ un gioco scanzonato che ci porta in locali che sanno di whiskey e fiumi che forse non conosceremo mai, ma che in quel momento sembrano essere stati lì, ad accompagnarci in questo viaggio che è “Loud”, un progetto nato scegliendo i brani d’istinto, per le emozioni che suscitavano e creato non per riprodurre fedelmente le canzoni come erano in origine, perché non è questo lo scopo della band: loro vogliono aprire all’audience uno spiraglio della storia del Blues ma per come loro le hanno capite, ascoltate, esplorate con tutte le emozioni che ne hanno provato.

Un disco di cover che sono come esse dovrebbero essere, cioè un incontro tra il testo originale e l’emozione di chi la interpreta con una nuova veste per offrire al pubblico storia e presente al tempo stesso, e “Loud” dimostra che non tutte le cover vengono per nuocere, anzi possono essere una bellissima nuova esperienza.

Articolo di Alma Marlia

Track list “Loud”

  1. Mojo Hand
  2. Just Like A Bird Without A Feather
  3. Catfish
  4. Hard Time Killin’ Floor
  5. Ain’t Gonna Let Nobody Turn Me Around
  6. Black Man
  7. Death Have Mercy
  8. Rollin’ and Tumblin’

Line Up Holebones

Heggy Vezzano – chitarra / Andrea Caggiari – voce, basso / Niccolò Polimeno – chitarra ritmica /

Leif Searcy – batteria

© Riproduzione vietata

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