Iggy Pop, classe 1947, è un artista che ha dato tanto alla storia del rock in musica e ispirazione, influenzando generazioni intere di musicisti. È anche un’artista che ha ricevuto molto meno di quello che ha dato, sicuramente anche per via di scelte sbagliate e di uno stile di vita che ha imposto stop più o meno lunghi alla sua carriera.
Dagli Stooges in poi Iggy ha sempre dovuto fare i conti con qualche tipo di dipendenza, sia che fosse di tipo materiale o fisico, sia che fosse di tipo artistico o concettuale. Dopo il turbinio proto punk/metal degli Stooges, Iggy ha rischiato di diventare la nemesi di sé stesso, costretto a replicare sul palco come nella vita un copione da lui stesso scritto basato sull’autodistruzione.
L’aiuto di David Bowie agli inizi degli anni Settanta fu fondamentale: David riuscì, in un processo simile a quello portato avanti con Lou Reed, da una parte a cogliere quanto di buono Iggy Pop aveva seminato – usandolo a proprio vantaggio – e dall’altra a dare una spinta alla sua carriera, cercando di rilanciare una nuova versione degli Stooges. Fu in questo periodo, quello che portò alla produzione dell’album “Raw power”, che Iggy entrò in contatto con James Williamson e susseguentemente con Scott Thurston, nomi che diventeranno importanti per l’album di cui parleremo.
Dopo “Raw Power” Iggy ricadde in un brutto periodo e ancora il Duca Bianco venne in soccorso, dopo che nel 1975 un album come “Kill City” scritto a due mani con James Williamson non aveva sortito effetti, anche per via del delicato equilibrio fisico/mentale di Iggy. Bowie prese l’Iguana e lo accompagnò nel suo processo di rinascita che culminò con la pubblicazione degli album “The Idiot” e “Lust For Life” e l’album dal vivo del 1978 “Tv Eye Live”, dove fra l’altro figura Bowie alle tastiere. È quindi un Iggy finalmente rigenerato, con due album di discreto successo alle spalle e un contratto discografico nuovo fiammante con la Arista Records, che entra in studio per celebrare la fine degli anni Settanta con un nuovo album e iniziare un nuovo percorso.
L’album “New Values” esce il 9 settembre 1979 e dai tempi dell’esordio degli Stooges questo è forse il primo album dove Iggy Pop è libero, libero dalle chitarre urlanti di Detroit e dalle atmosfere algide della Mitteleuropa. Libero anche dal suo pigmalione Iggy ritrova in James Williamson un partner di scrittura e produzione, e in Scott Thurston, che nel disco suona praticamente tutte le chitarre e molte tastiere, il perfetto mezzo esecutore.
In “New Values” si respira un’atmosfera diversa, Iggy vuole dimostrare di poter farcela anche da solo e il risultato è un album che ovviamente non accontenterà i fan degli Stooges né gli adoratori di Bowie e di tutto quanto il Duca tocchi, ma per chi cerchi veramente di scoprire alcune delle sfaccettature di Iggy Pop questo album sarà oro e nel corso degli anni diverrà un feticcio all’interno della discografia dell’artista fino a diventare l’album preferito da molti.
È un lavoro molto diretto, le strutture dei pezzi sono semplici e le canzoni sono in generale accattivanti e molto spontanee anche nei testi. “Tell Me A Story” apre il disco con un incedere sostenuto e un suono aperto, Me I’m just a lucky guy canta uno speranzoso Iggy su controcanti femminili. Una più martellante “New Values” con un riff che procede per tutta la durata del pezzo segue in maniera convincente per poi tuffarsi nella successiva “Girls” molto orecchiabile, con Iggy che cita in chiusura di pezzo la celeberrima “Summertime” clonando la prima strofa di quest’ultima. “I’m Bored” è un altro pezzo molto semplice e che ti entra in testa con il suo riff semplice e granitico che in mano ai fratelli Asheton sarebbe stato pura lava sonica.
L’atmosfera si calma un po’ con “Don’t Look Down” e “The Endless Sea”: la prima delle due, ripresa anche da Bowie sul suo album “Tonight” del 1984 è un notturno e urbano mid-tempo con ottimi interventi di sassofono e tappeti vocali da parte delle coriste, The Alfono Sisters; il secondo è un pezzo meno mainstream, un basso ipnotico che sorregge un brano piuttosto suggestivo che cambia solo sul finale, anche se senza un vero e proprio chorus.
La regola pochi accordi – molto groove prosegue con “Five Foot One”, un indovinato rocker dove Iggy scherza sulla sua altezza, mentre “How Do Ya Fix A Broken Part” è un altro pezzo sostenuto e diretto che porta alla ballata “Angel” molto bella e con ottimi innesti vocali delle coriste. Un pianoforte guida il rock’n’roll “Curiosity” poco prima di entrare nella curiosa “African Man” un pezzo piuttosto contaminato e per certi versi simile a cose che David Byrne nello stesso periodo stava facendo con i suoi Talking Heads.
Chiude l’album “Billy Is A Runaway”, un rock piuttosto sbrigativo che ripesca fra l’altro il riff di “New Values” in un gioco di autocitazione. “New Values” è un album diretto e sincero, forse il più diretto e sincero che Iggy abbia mai fatto, non viziato da logiche da tavolino, ben suonato e sorretto a mio avviso da un sound asciutto, preciso e compatto che ne aumenta il fascino e la godibilità.
Articolo di Andrea Bartolini
Track list “New Values”
- Tell Me A Story
- New Values
- Girls
- I’m Bored
- Don’t Look Down
- The Endless Sea
- Five Foot One
- How Do Ya Fix A Broken Part
- Angel
- Curiosity
- African Man
- Billy Is A Runaway
Line up: Iggy Pop vocals / Scott Thurston guitars, harp, keyboards, synthesizer, vocals, horn arrangement / Klaus Krüger drums / Jackie Clark bass / John Harden horns / David Brock strings, string arrangement / Earl Shackelford backing vocals / The Alfono Sisters (Anna and Mary) backing vocals on “Don’t Look Down” and “Angel” / James Williamson guitar, horn and string arrangement, production, mixing