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Il Muro del Canto “Maestrale”

Opera che conferma il valore di unicità della proposta musicale della band romana

Un bellissimo album di maturità artistica. Non so dire se la band romana Il Muro del Canto sia nel picco della sua parabola creativa. Spererei in altri margini di miglioramento che, almeno per chi scrive, ci sono e sono evidenti se si paragona questo ultimo lavoro con i primi due album in studio, e cioè, nell’ordine, “L’ammazzasette” e “Ancora ridi”. “Maestrale”, che è uscito il 16 giugno del 2022, esattamente dopo 4 anni dal precedente “L’amore mio non more”, conferma due fattori di questa meravigliosa band. Il primo è che si può fare musica d’autore utilizzando la lingua romana, riabilitandola dopo anni di inni da stadio e di canzoni da feste di piazza e d’osteria. Questo è davvero un pregio che la nuova generazione del cantautorato romano sta confermando recuperando la nobile arte dei cantori e dei cantastorie romani. Dall’altro, questo album solidifica la matrice folk rock della band, ma su questa non si fossilizza cominciando un lavoro di ammodernamento e di recupero sonoro.

“Maestrale” è un album nato all’insegna del cambiamento, grazie anche alla nuova etichetta Fiori Rari che supporterà la band in quest’avventura. A tutto questo si aggiunge il fortunato innesto in pianta stabile del chitarrista Franco Pietropaoli, che s’è occupato anche della produzione in studio del disco. Anche artisticamente la band presenta diverse innovazioni: per la prima volta Alessandro Pieravanti, solitamente voce narrante e batteria, propone due brani cantati e, come in un gioco di scambio di ruoli, Daniele Coccia Paifelman recita l’introduzione. Alessandro Marinelli, che siamo abituati a vedere alla fisarmonica, in “Maestrale” spesso si siede alle tastiere.

Le canzoni sono state composte, arrangiate e suonate in aperta campagna, fra il 2020 e il 2022: questa scelta ha influito notevolmente sulla forma e i contenuti del nuovo materiale proposto. “Maestrale” è intriso d’aria, fuoco, acqua e terra. L’uomo e la sua libertà sono il fulcro intorno al quale ruotano le immagini e i personaggi delle dodici storie proposte. Il rapporto dell’essere umano con la vita e la natura diventa quindi un filo rosso che lega le canzoni di “Maestrale”. Lo stesso titolo sottolinea quanto sia un disco guidato da un vento, che porta il bel tempo e che etimologicamente si pensa sia preso dall’appellativo dato alla città puntata dalla rosa dei venti a Nord Ovest: Roma Magister Mundi.

Se tutto questo è indubbiamente vero e si può ben sentire ascoltando, ripetutamente, questo lavoro, allo stesso tempo “Maestrale” è un album che cerca strade nuove. Non si tratta di ammiccare al pubblico e nemmeno di cercare una facile via d’accesso al successo. Visti e ascoltati dal vivo a Brescia, in apertura del concerto di Ben Harper (leggi la nostra recensione), si è potuto davvero gustare una boccata d’ aria nuova. Era evidente in tutto il vasto pubblico che attendeva Harper. Molti, sentendo voci e suoni, si sono fermati e hanno cominciato ad ascoltare con attenzione. Privilegio di pochi, davvero. Senza dubbio la matrice portante è ancora il folk, con innesti rock, blues e della tradizione musicale italiana (lancio la provocazione: perché non mettere mano ad un progetto con il maestro Sparagna? Sul modello di quanto fatto da Giovanni Lindo Ferretti per la musica sacra). E se il Blues, come hanno a sottolineare gli esperti, è la vera musica del popolo, estrarne l’essenza e saperla miscelare con la tradizione e con il rock nostrano, non quello di Seattle o, più genericamente, quello di matrice statunitense, porta la band romana verso quel popolare 2.0 che la nostra musica deve saper recuperare per potersi rinnovare. Quanto meno, ovviamente, per la musica d’autore.

Il risultato, insomma, è un concept album dove la voce di Coccia e piena, potente ed evocativa (alzate il volume su “La luce della luna”, “Controvento” e “Un pugno di mosche”) e le chitarre danno fluidità a brani che, in passato, risultavano più secchi e duri. Questi aspetti, ben chiari in tutto l’album, diventano evidenti e immediati nella bellissima “Lasciame sta’”. Qui, poi, le due voci funzionano perfettamente e il velluto di Pieravanti si innesta sulla timbrica gucciniana, con punte ruvide, di Coccia. Che pezzo meraviglioso. Attenzione, crea dipendenza.

Questi sono album da ascoltare, più e più volte. Fanno bene alle orecchie e ai pensieri. Meritano attenzione, tanta. Si tratta di un’opera che conferma il valore di unicità della proposta musicale della band romana che può ancora crescere e scavare, come hanno fatto, ad esempio, illustri colleghi del calibro di Pagani e De André, il Capossela di “Canzoni della lupa”, Cesare Basile, Avitabile, Van De Sfroos, ma l’elenco sarebbe – fortunatamente – lungo, nei meandri della musica popolare di una regione, il Lazio, che è per certi versi, in materia musicale, resta sconosciuta a molti. Una finestra “Il Muro Del Canto” l’ha saputa aprire e il vento di “Maestrale” ha cominciato a soffiare e a regalare buona musica. Con il vento in poppa ora c’è da dispiegare le vele. I frutti arriveranno, senza dubbio alcuno.

Articolo di Luca Cremonesi

Tracklist Maestrale

  1. Maestrale
  2. La luce della luna
  3. Cenere e carbone
  4. Non si comanda il cuore
  5. Lasciame sta’
  6. Controvento
  7. Lupa
  8. Un pugno di mosche
  9. Prima de tutto
  10. Cometa
  11. C’era una volta un amore

Line up Il Muro del Canto: Daniele Coccia Paifelman (voce) / Alessandro Pieravanti (voce narrante e batteria) / Eric Caldironi (chitarra acustica) / Ludovico Lamarra (basso elettrico)  Franco Pietropaoli (chitarra elettrica) / Alessandro Marinelli (fisarmonica)

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