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Jerry Cantrell “I Want Blood”

Giganti della storia che camminano ancora fra noi ma si fanno strada fra nuovi suoni e istanze musicali

Non si riesce a non sbagliare la data presentando “I Want Blood” di Jerry Cantrell, uscito il 18 ottobre 199… ehm, 2024 per Double J Music, perché questo lavoro trasuda anni ‘90 anche se l’attuale Metal ha comunque continuato questa eredità almeno nelle chitarre abbassate e in certi ritmi lenti. Se non fosse esistito il termine Grunge questa musica non sarebbe altro che la continuità fra Rock anni Settanta e Ottanta che Cantrell ha ispirato e quello che sarebbe venuto dopo, al netto dei Nirvana che comunque hanno spostato il discorso con l’influenza del Punk e della New Wave, e anche della Disco, a quanto ci racconta Dave Grohl. Ma la genesi del termine Grunge è stato soprattutto il rendere commerciale e codificare come trend un suono, quello di Seattle, che come tutti i “generi”, quando nasce, non si chiede che genere è. Al primo ascolto l’album potrebbe essere classificato quindi come Grunge di cui non sentivamo il bisogno e va ascoltato più volte nel 2024 per capire se unirsi alle recensioni che lo osannano invece come capolavoro di un artista in continuità del lavoro fatto con la sua band storica (gli Alice In Chains).

Partendo dalle collaborazioni, le presenze sono sicuramente degne di nota, alcune restituendo il favore a Cantrell che ha collaborato a sua volta, con per esempio Duff McKagan. Co-prodotto da Cantrell e Joe Barresi, mano Stoner dietro fra gli altri ai Queens of The Stone Age, presenta al basso cinture nere come Duff McKagan e Robert Trujillo, la batteria di Gil Sharone e Mike Bordin, e cori di Lola Colette e Greg Puciato. Proseguendo con il titolo, programmatica risposta a un brano-simbolo per Cantrell, “If You Want Blood…” è l’affermazione agguerrita di chi ci vuol far dimenticare o evolvere dal precedente album più acustico e bucolico. Sicuramente soprattutto il lavoro vocale colloca questo album in continuità con il mood di Seattle ed è strano, perché nella sua band storica in quegli anni Cantrell era molto meno protagonista almeno vocalmente, ma in un periodo storico come questo in cui il Metal ha nuove codifiche questa nuova uscita non riesce a nascondere la provenienza da un filone che ha un passato.

I brani notevoli sono la prima uscita “Vilified”, potente, che non delude chi ama questo fabbricante di riff, e che con un tempo dispari insegna ai giovani come fare il Metal da parte chi ha contribuito a farlo diventare quel che è oggi. Anche il tema del testo è saliente, una riflessione sulla tecnologia che oggi mai come prima deve essere oggetto di attenzione, attraverso liriche, a detta dell’autore il parto più difficile per lui, basate su intriganti assonanze e giochi di parole più vicine al Rap che al Rock. La chitarra invece è corposa, vintage forse per reazione alla digitalizzazione invasiva di oggi tema della canzone, con effetti analogici come il “talk box”.

Altri momenti infetti e duri dell’album sono la eponima, “I Want Blood”, quasi Punk o Butt Rock se volete, e “Held Your Tongue”, con un inizio a cappella inaspettato per un brano pesante come poi si sviluppa questo in cui le due voci, marchio di fabbrica di questo chitarrista e cantante accompagnato anche qui da Greg Puciato, si distinguono particolarmente per intensità, fino a un ritornello che ricorda il reaper di Blue Öyster Cult. I brani più lenti non rendono più solare l’atmosfera, da “Echoes of Laughter” che ricorda l’album precedente “Brighten”, forse piazzata nel posto sbagliato nell’album visto che rallenta il passo dopo la veloce title track che però arriva dopo “Afterglow”, un’altro brano dall’incedere lento e commovente.

“Off the Rails” non è propriamente una ballad, con la sua intro sulle corde acute e andamento grave, mentre lo è la finale “It Comes”, dolorosa con un potente intermezzo e suoni come il wha e arpeggi morbosi che sfociano in un ritornello melodico e quasi inglese. In “Let It Lie” il tempo lento invece riecheggia i maestri Sabbath e contemporaneamente il genere Doom o le escursioni degli Alice In Chains. “Throw Me a Line” ha un bel riff reso orientaleggiante dalle armonie e sarebbe forse stata un bel regalo per un altro “ell”, ovvero Chris Cornell, se avesse potuto dar voce a questa marcia, impreziosita da un assolo riverberato di Cantrell.

Un album curato, scritto con calma ed eseguito con energia, del quale dovrete decidere voi se non c’era bisogno o non si poteva fare a meno. Questo il destino dei giganti della storia che camminano ancora fra noi ma si fanno strada fra nuovi suoni e istanze musicali che dal loro lavoro certamente derivano ma hanno mosso passi stilistici che inchiodano certi suoni e atmosfere al passato.

Articolo di Nicola Rovetta

Track list “I Want Blood”

  1. Vilified
  2. Off The Rails
  3. Afterglow
  4. I Want Blood
  5. Echoes Of Laughter
  6. Throw Me A Line
  7. Let It Lie
  8. Held Your Tongue
  9. It Comes

Jerry Cantrell online:
Web: Jerrycantrell.com
Facebook: Facebook.com/officialjerrycantrell
Instagram: Instagram.com/jerrycantrell
YouTube: https://www.youtube.com/@jerrycantrell4137

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